Recensione: Master Of Illusion

Di Gaetano Loffredo - 28 Aprile 2008 - 0:00
Master Of Illusion
Band: Power Quest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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76

Che i Power Quest vogliano mettere in risalto la provenienza britannica sorvolando, quando possibile, quella italiana, non è un segreto: basta dare un’occhiata alla presentazione del sito ufficiale che recita trionfante “Power Quest: Official Website Of The British Melodic Power Metal Band”. E pensare che, volenti o nolenti, nel campo abbiamo fatto scuola.
Fatto sta che il gruppo power metal annovera tra le sue fila tre purosangue nostrani: il cantante Alessio Garavello, uno dei tanti allievi di Mr. Michele Luppi, l’esperto chitarrista Andrea Martongelli (negli Arthemis con Alessio), e il batterista degli Hypnotheticall Francesco Tresca.

Il sound dei Power Quest si sta delineando disco dopo disco, e le caratteristiche vincenti dei primi tre episodi sono perfettamente riscontrabili all’interno del nuovo Master Of Illusion che, e ve ne accorgerete da subito, addiziona un sonwriting più elaborato ed efficacie (qui il merito è tutto di Steve Williams) senza mai contraddire l’estetica sbarazzina sin qui cementata.
Il quintetto, oggi e con queste composizioni multicolore, può permettersi di giocare seguendo una logica leggermente meno lineare che in passato, annullando la sensazione che li fa sembrare i vice Dragonforce: è bastato rallentare i ritmi forsennati dei colleghi e concedere più spazio ai ritornelli, studiati per essere cantati fino alla noia. Se riuscirete nell’impresa (titanica) di restare in silenzio sui motivetti di Save The World e di Kings Of Eternity, cambiate genere.

I Power Quest si limitano alla semplice rispolverata del power sinfonico, e cercano qualche fusione un po’ più complessa, conglobando tecnicismi di alto rango ma rapportandosi sempre e comunque alla melodia immediata. Insomma: disco facile da ascoltare, più difficile da suonare.
Il campionario si riduce ad una struttura predefinita e si traduce, dunque, con l’esigenza di proporsi come una band ultra melodica, aspetto che farà la felicità di tantissimi e fomenterà l’astio di altrettanti.

Cemetary Gates e Master Of Illusion, niente di nuovo all’orizzonte, sono scorrevoli e appaganti, sorrette da una produzione graziosa anche se un tantino plastificata, e da un impiego forse eccessivo delle tastiere. La voce di Alessio, deliziosa, sta maturando in via direttamente proporzionale alla qualità delle composizioni ed è un piacere ascoltarlo nei dieci capitoli di un album che, altro elemento a favore, non considera passaggi a vuoto. O forse uno su tutti: tanta, troppa formalità.

Non credo ci sia nemmeno bisogno di dirvi che Master Of Illusion equivale al miglior disco dei Power Quest, un lavoro che corregge molti degli errori commessi in passato e che regala momenti distensivi grazie all’accentuata inclinazione “happy metal”. Un disco solare e caramelloso, tanto basta per consigliarne l’acquisto immediato agli amanti del genere. Gli altri continuino ad evitarli.

NB: i miei complimenti, questa volta ironici, vanno anche alla Napalm Records che fornisce dischi promozionali dotati del voice-over più irritante di tutti i tempi.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Cemetary Gates
02.Human Machine
03.Civilised?
04.Kings Of Eternity
05.Master Of Illusion
06.The Vigil
07.Save The World
08.Hearts And Voices
09.I Don’t Believe In Friends Forever
10.Never Again

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