Recensione: Mechanism

Di Luca Montini - 15 Aprile 2015 - 9:00
Mechanism
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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70

I power metallers transalpini Whispering Tales nascono nel 2010 per volere del bassista e mastermind Stéphane Castelli. Dopo aver preparato alcuni prezzi da proporre on stage, la band intraprende un tour in terra natia, da Marsiglia a Monaco, Nizza, Avignone, Tolone, Lione e Saint-Étienne. Di lì a poco sarebbe uscito il primo full-lenght, “Echoes of Perversion” (2011). Nel 2013 la band inizia I lavori sul disco oggetto della presente recensione, “Mechanism” (2014), missato da Loran Saulus ai DevenProd studio di Vernègues. Il mastering è opera di Olivier Planchard.
Ci troviamo nuovamente di fronte ad un concept-album, il cui intento è quello di fungere da colonna sonora del romanzo “Pièces Manquantes” (ebook gratuito, in lingua francese), opera del già citato Castelli: un racconto che ci riporta nei ruggenti anni ’20, in un’atmosfera steampunk che mi ha ricordato i primi due Bioshock: tra automi, ingranaggi, vapore e meccanismi… ed inspiegabili omicidi, ad opera di un misterioso personaggio sfigurato che si fa chiamare “L’Alambiqueur”. Alla ricerca di intricate risposte si avventura il detective, nonché veterano della Grande Guerra, Giuseppe Orsini. La chiave dell’enigma potrebbe essere l’Automa, una creatura artificiale scomparsa dodici anni prima combattendo la mafia locale…
 

Musicalmente “Mechanism” si dimostra un lavoro molto maturo, forte di uno studio ricercato ed organico tra temi musicali che sorreggono la narrazione ed ottime strutture power e melodiche, in un’improbabile sintesi sinfonico-steampunk tra Nightwish e Gamma Ray. Nasce così la convincente “Shattered”, col suo refrain tirato e con un’interpretazione abbastanza convincente del soprano Lucie Vételé al microfono, molto a suo agio su tutte le melodie anche se talvolta poco coraggiosa ed un po’ impostata.
Poggiando su un sostrato narrativo solido le liriche risultano sempre convincenti, e così si susseguono la melodica “Broken Expectation” e la sinfonica “To Come Full Circle”; sempre molto gustosi i mai troppo incisivi prologhi ai pezzi, dal grammofono al frastuono della Grande Guerra alla breve parte recitata di Giuseppe al carillon ed al vapore di “Tempus Fugit”. Presenti anche piccoli inserti in growl.
Ottima anche la successiva “Incomplete” coi suoi cambi di mood e dal ritornello corale e la tiratissima “The Code”.
In chiusura l’immancabile ballad “To Die a Second Time”, prima che scenda il sipario su “La Garde”. Acta est fabula, plaudite.

Volendo dar voce a qualche critica costruttiva, forse alla luce del buon materiale proposto mi sarei aspettato una fusione musicale più marcata tra le ottime intro ed il power metal, in un’improbabile quanto interessante mix tra grammofoni e power chord per creare qualcosa di davvero originale, ma purtroppo l’epoca rimane sullo sfondo ad un metal sinfonico di ottima qualità quanto abbastanza derivativo; inoltre i brani sono un po’ troppo prolissi, dalla durata media di ben sette minuti, non rendendo proprio agevole l’ascolto per chi ricerca immediatezza.
In conclusione, questo “Mechanism” degli Whispering Tales si dimostra un disco davvero convincente, ben prodotto e ben interpretato, soprattutto in virtù dell’ottima sintesi tra musica ed intreccio narrativo… non resta che augurare un caloroso “bonne chance” ai transalpini… e sperare che Giuseppe Orsini risolva l’oscuro mistero!

Luca “Montsteen” Montini

 

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