Recensione: Memory Crash

Di Fabio Vellata - 6 Marzo 2008 - 0:00
Memory Crash
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Anno: 2008
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81

Uscito dalla grande scuola chitarristica degli eighties, Steve Stevens è principalmente conosciuto negli ambienti rock per l’indissolubile partnership che da oltre venticinque anni lo vede condividere le scene con il noto artista pop-punk Billy Idol.

Un numero inferiore di appassionati ed assidui frequentatori della musica di qualità, è invece al corrente della carriera, altrettanto brillante, che Stevens ha intrapreso in veste solista e di “session”, sin dal 1989, anno della pubblicazione del primo “solo” album intitolato “Atomic Playboys” (memorabile la title track, apparsa all’epoca, sulla compilation “Time To Rock” della WEA insieme a Guns n’Roses, Van Halen, Alice Cooper, Manowar e Motley Crue), disco che, ancora oggi, rimane per alcuni un “cult” degno di reverenza e rispetto.
Transitato per mille progetti e collaborazioni (da ricordare Bozzio/Levin/Stevens, Jerusalem Slim e le partecipazioni ai platters di Vince Neil e Robert Palmer), e da poco rivisto insieme al compare di sempre nell’ottimo “Devil’s Playground”, è tempo ora per ‘Memory Crash‘, nuovo capitolo solista realizzato, questa volta, in completa ed assoluta autonomia stilistica e compositiva.

Boccone succulento per i tanti shredder maniacs, la recente creatura di Stevens si presenta come un disco essenzialmente strumentale, composto da una serie di brani che, tolti un paio di episodi, lasciano libero sfogo alla creatività ed alla sei corde del protagonista, ricamando umori, sensazioni ed atmosfere nel più tipico stile dei guitar heroes di classe e sostanza.
Molto affine, per tipologia e confezione, ai prodotti della Relativity Records di tanti anni fa, ‘Memory Crash‘ si muove piacevolmente a cavallo di vari generi e stili, chiamando in causa i soliti Vai e Satriani nel proporre una mistura fatta di hard rock, fusion, blues e funky, ben amalgamata con un sottofondo magicamente raffinato dai contorni a tratti quasi “pinkfloydiani” in cui, passaggi di flamenco e svisate hard, vanno a rincorrersi in una serie di tracce attraenti e ben costruite.

Lo avrete già inteso, stiamo parlando di un ottimo prodotto strumentale che, pregio troppo spesso trascurato in casi simili, sa coinvolgere e divertire senza richiedere sterili disquisizioni in merito all’abilità di un artista, in ogni caso, del tutto inappuntabile ed in possesso di una tecnica semplicemente eccelsa.

Bello lasciarsi trasportare dal movimento esuberante di brani come “Hellcats Take The Highway” e “Memory Crash”, tracce d’apertura (dopo una magniloquente intro) che pongono immediatamente in evidenza lo stile e la bravura di un chitarrista quale Stevens, fresco, veloce e schietto nella “pennata” ritmica, altrettanto abile nel disegnare attimi di classe ed eleganza, il tutto, comunque, sempre riconducibile ad una struttura musicale facile e godibile, ricca di spunti e destinata a crescere con gli ascolti.
Come non sentirsi attratti poi, dal fiume di note di “Small Arms Fire”, “Water On Ares” e “Prime Mover”, tracce molto diverse tra loro – ora acustiche e rilassate, ora elettriche e vivaci – ma accomunate da un unico denominatore: un artista di grandissimo talento.
Di rilievo infine, anche “Day Of The Eagle”, unico brano ad ospitare una comparsata di riguardo, ad opera di Dug Pinnick, (voce e basso dei King’s X), che si orienta su tonalità blues e ricorda, da vicino, le cadenze settantiane del mitico Jimi Hendrix.

C’è veramente di che gioire e “rifarsi” le orecchie in questo ‘Memory Crash‘.
Un album sostanzioso e ben congeniato, ricco di gusto, feeling e praticamente mai monotono, suonato divinamente (da quello che, a detta del sottoscritto, era e resta uno dei migliori chitarristi ritmici di sempre) ed in grado di piacere davvero, senza riserve o appunti.

Tutte queste caratteristiche, unite ad una longevità, in termini d’ascolto, di tutto rispetto, fanno del nuovo album di Steve Stevens un “must” per ogni amante della chitarra ed un ascolto quantomeno consigliato a tutti coloro che si dicano affascinati dalla musica di buona qualità.

Tracklist:

01. Heavy Horizon
02. Hellcats Take The Highways
03. Memory Crash
04. Water On Ares
05. Day Of The Eagle
06. Small Arms Fire
07. Cherry Vanilla
08. Joshua Light Show
09. Prime Mover
10. Josephine

Line Up:

Steve Stevens – Chitarra / Basso / Tastiere
Brian Tichy – Batteria
Dug Pinnick – Voce e basso su “Day Of The Eagle”

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