Recensione: Mental Reservation

Di Michele Righi - 9 Gennaio 2013 - 0:00
Mental Reservation
Band: Scanner
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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80

Dopo i fasti di “Hypertrace” del 1988 e “Terminal Earth” del 1989, la scalata al successo sembrava a portata di mano per i tedeschi Scanner, invece per chissà quali ragioni legate ad attriti interni, mancanza di ispirazione o semplicemente di sorte avversa, non si è più sentito parlare di loro.

A distanza di qualche anno, comunque, il chitarrista Axel Julius, “unico superstite” della formazione originale, prova a riprendere in mano le redini della situazione e con una line-up nuova di zecca, nel 1995, dà alla luce un nuovo interessantissimo concept album di teutonico metallo al confine tra l’Heavy ed il Power metal.

Va detto immediatamente che il terzo cantante che si sussegue nella storia della band, Haridon Lee (alias Leszek Szpigiel), mostra doti canore incredibili. La voce è acuta e squillante, conservando tuttavia quella ruvidità e aggressività necessaria per suonare perfettamente metal. In pratica una sorta di fusione tra le qualità dei suoi predecessori (Mark M.A.J.O.R. Knoblich e S.L.Coe) risultando tuttavia leggermente meno carismatico dei due.

IL CONCEPT
Come già detto siamo alle prese con un concept album, e accantonati i contenuti fantascientifici dell’esordio, la storia narrata nelle 11 tracce si colloca a pieno titolo in un genere fantasy futuristico piuttosto interessante…

Tutto ebbe inizio quando la terra si spalancò ed una creatura oscura donò una chiave di cristallo ad un bambino, insegnandogli come usarla per rompere il sigillo ed aprire le porte dell’inferno. Tornato dalle fiamme eterne armato degli strumenti del maligno e di un incredibile potere oscuro, il giovane uomo mise in atto una politica spietata di conquista che portò ad una guerra senza pari. Molte persone furono costrette a vivere nel sottosuolo, per anni, al riparo dalle conseguenze delle esplosioni nucleari, sino a quando fu possibile evacuare la zona e trasferirsi su un’isola lontana per iniziare una nuova vita.

Con il trascorrere degli anni il numero degli abitanti aumentò, si creò una società autosufficiente che viveva in pace ed i cui giovani non avevano mai sentito parlare di guerra o ostilità. Ma un giorno tutti i bambini sparirono e una satanica creatura fece la sua apparizione, assoggettando gli abitanti e conducendoli nel sottosuolo rendendoli schiavi di terribili creature che si nutrivano dei cervelli dei piccoli scomparsi. Dopo aver visto una creatura assumere sembianze umane in seguito ad una cerimonia, e stringere a sé una chiave di cristallo, il narratore riuscì miracolosamente a fuggire. Dopo aver vagato per giorni e giorni nelle acque, fece ritorno in una società civilizzata, che nel frattempo era riuscita a contenere la contaminazione nucleare. La situazione non era per niente felice, c’erano ancora distinzioni tra ricchi e poveri, disoccupazione e infelicità.

Alcuni anni più tardi il narratore riconobbe in uno straniero giunto al villaggio la creatura con sembianze umane del recente passato.
Questi divenne in breve tempo una personalità politica di rilievo, con velleità di conquista. La storia si ripeté, fu l’inizio di una nuova guerra.
Ed ora ormai da mesi il cielo è oscurato dalle nuvole, ma ogni tanto al narratore sembra di vedere lo strato di nubi assottigliarsi e tra queste comparire il volto di Dio, con una lacrima che scende sulla sua guancia e che si confonde nelle acque dell’oceano.

LA MUSICA
Il genere musicale è la spontanea prosecuzione dei lavori precedenti, un heavy metal veloce dalle tinte Power, ma con una produzione non pomposa, piuttosto graffiante, che conferisce al lavoro quella giusta atmosfera di metallica rudimentalità e che non fa mai scadere la proposta musicale nell’ambito dell’happy metal. Spetta a Break The Seal il compito di aprire le danze, il rumore della risacca e dei gabbiani sembra indicare un’atmosfera pacifica e tranquilla. Ma è solo un’illusione, ci pensano il doppio pedale della batteria, il riffing concitato delle chitarre ed il pulsare del basso a ricondurci in un mondo in subbuglio dove sta accadendo qualcosa di malvagio. La voce è potente e graffiante, gli assoli di chitarra taglienti. Il ritmo serratissimo. Questo ragazzi è un classico esempio di power metal super teutonico.

La successiva Upright Liar ha un riffing quasi thrash metal, che a me ricorda un po’ gli Exodus dell’era “Fabulous Disaster“. Un momento d’attesa e poi il pezzo decolla in tutto il suo travolgente splendore. Doppia cassa e velocità ancora protagonisti, ma solo fino al ritornello corale e su base rallentata, molto epico, e poi via ancora con il riffing travolgente ed i ritmi sostenuti, intervallati da cambi di tempo e di melodia.
Giunti alla terza traccia, After The Storm, è già tempo di rallentare un po’ il ritmo, e dare maggiore spazio al lato più melodico della band. Brano di media velocità con un riff accattivante di chitarra in cui ci si può rilassare e godere della la prova vocale di Haridon Lee. E’ praticamente impossibile non lasciarsi trasportare dal sontuoso ritornello.

You Infallible Smile è la ballata del disco, che in qualche fugace plettrata tremolante riporta alla mente atmosfere alla “A tale that wasn’t right” dei cugini Helloween. Il pezzo ha un’atmosfera aggraziata ed avvolgente, grazie ai misurati arpeggi ed al più potente ritornello, ma grazie soprattutto alla voce versatile del cantante. I ritmi tornano a farsi interessanti con Conception of a Cure, una galoppata inesorabile con una sezione ritmica inarrestabile, ed una struttura in genere più complessa. Il riffing è mutevole, sono presenti stop improvvisi e ripartenze immediate corredate da assoli multipli di chitarra. E’ possibile apprezzare anche le variazioni nello stile della voce, che mostra ancora una volta la sua doppia valenza, acuta-aggressiva. La successiva Into A Brave Man’s Mind è un brano piuttosto lungo, che mostra alcune variazioni nella sua struttura, ma che rimane sempre caratterizzato da un incedere di media velocità, scandito spesso da arpeggi di chitarra, in cui la voce sembra fare la differenza, specialmente nel continuo confronto tra le strofe con cantato pulito ed i ritornelli supportati dai cori maestosi. Meritevole di menzione in generale il lavoro della chitarra.

Out Of Nowhere ha un tiro pazzesco, ripropone sonorità quasi thrash, ed il ritornello è davvero carico ed irresistibile. Nella fase centrale il rallentamento con le strofe parlate è debitore di quanto insegnato dai Megadeth di Dave Mustaine, ma è solo questione di un attimo, quasi un messaggio subliminale, ed il pezzo riparte con il suo incedere ritmato ma inesorabile, sino a lasciare spazio a Nightmare, brano che costituisce il perfetto connubio tra la potenza e la melodia proprie del power, e l’aggressività del thrash. La struttura compositiva del pezzo appare piuttosto tradizionale, ma non mancano guizzi esaltanti come l’interessante break caratterizzato da un pregevole cambio di tempo e di riffing prima dell’assolo di chitarra.

Siamo arrivati così al momento in cui il disco sembra avere un calo di intensità. Rubberman e Wrong Lane Society forse pagano il dazio di trovarsi in una posizione sfavorevole, in fondo sono già trascorsi tre buoni quarti d’ora di musica e l’ascoltatore inizia ad essere provato. Non fraintendetemi, non c’è nulla di abominevole in questi brani, semplicemente sembrano meno convincenti, meno carichi di intensità. Le quotazioni risalgono comunque con 20th Century Crusade, l’ultimo pezzo riprende infatti con estremo vigore la strada della pura potenza musicale. Risulta essere forse il pezzo più veloce e propriamente power metal dell’intero lotto, almeno fino al rallentamento nella fase centrale del disco, che precede l’ottimo assolo di chitarra. Una vera e propria sferzata di energia per chiudere in bellezza un album a mio avviso eccellente.

In conclusione il terzo album degli Scanner non mancherà di entusiasmare chi abbia apprezzato i primi due lavori della band, seppure ci siano alcune inevitabili differenze dovute al cambio di cantante e di line up in genere, e siano passati ben sei anni dal precedente album.
Si tratta di un lavoro più ambizioso e anche meno immediato, se non altro per la lunghezza totale che supera i 63 minuti, e che quindi potrebbe rendere pesante l’ intero ascolto in un’unica sessione.

Il mio consiglio è quello di far vostra una copia di questo album, anche se non è impresa facile, e di posizionarlo con orgoglio nella vostra collezione di CD metal nel settore “metallo tedesco, annata 1995” vicino a capisaldi quali “Land of  the Free”, “Masquerade”, “Black in Mind” e “Heart of Darkness”, vi assicuro che non sfigurerà affatto.

Michele “the Beast” Righi

Tracklist:
01. Break The Seal
02. Upright Liar
03. After The Storm
04. You Infallible Smile
05. Conception of a Cure
06. Into A Brave Man’s Mind
07. Out Of Nowhere
08. Nightmare
09. Rubberman
10. Wrong Lane Society
11. 20th Century Crusade

Line-up:
Axel Julius – chitarra
Haridon Lee – voce
John A.B.C. Smith – basso
D.D. bucco – batteria

Voto 80

 

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