Recensione: Mercenary

Di Nicola Furlan - 9 Gennaio 2007 - 0:00
Mercenary
Band: Bolt Thrower
Etichetta:
Genere:
Anno: 1998
Nazione:
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50

Dopo aver messo al mondo un masterpiece del death metal come The IVth Crusade (1992) ed un altro discreto album come
…for Victory uscito due anni dopo, la band di Coventry commette il primo sostanziale passo falso della propria carriera.
Mercenary è un disco che possiamo definire in prima battuta “pilotato” rispetto alla deflagrante violenza espositiva espressa nel tomo della IV crociata.

Solida della line-up che, eccezion fatta per Thomas subentrato a Whale dopo
Warmaster (1991), ha rappresentato una fonte storica del genere con dei veri capolavori per la scena death mondiale, la band propone ben poco di nuovo, essenzialmente niente di ispirato.
L’humus che ha alimentato la fase di composizione è sempre il classico “Made in Florida”, comunque molto personalizzato dalle loro ormai classiche ritmiche marcianti, arcigne e devastanti. Comparti ritmici che quindi agiscono su mid tempos, sui ripetitivi colpi di doppia cassa quando c’è da accelerare, su un costante growl incalzante ed intimidatorio, ma che in sostanza non approda a nessuna ricercatezza espressiva piuttosto che stilistica. Altri punti deboli si riscontrano nella pochissima originalità della proposta ed, in alcuni passaggi, nella povertà di coinvolgimento. In definitiva l’insieme sembra essere stato messo lì giusto per portare avanti ad inerzia il lavoro fino la nona canzone.

Si prenda ad esempio il riffing ripetitivo e figlio di se stesso della maggior parte delle song come su Laid To
Waste
, sulla stessa title track Mercenary oppure il palese richiamo di
Powder Burns a Cenotaph, perla di Warmaster. No Guts, No Glory sembra, in fin dei conti, l’unica proposta con una sudata identità grazie alla consistenza della struttura ben composta e lineare su marcianti tappeti ritmici sui quali agiscono dinamiche esecutive di tutto rispetto, dalle sinuosità quasi arabeggianti.
Gli arrangiamenti sono appena sufficienti, scarni e ripetitivi. Dipingono di stancante e fumoso grigio l’intera opera in una successione di meccanicità strutturali risolutamente piatte. Dati che evidenziano la carenza di ispirazione per una proposta che, di fatto, fa lievitare unicamente il volume della discografia di una band che, proprio per le peculiarità compositive così personali fin qui adottate, sarebbe dovuta andare ben oltre.
Snaturare la propria indole non sempre paga e quindi non è condannabile la scelta di perseguire un certo modo di comporre, ma qui l’onda d’urto ha solo il muro sonoro delle precedenti e non di certo la pressione deflagrante dalla quale eravamo abituati a proteggerci.

Appunto positivo risulta essere certamente l’ottima produzione di Ewan Davies – anche al lavoro con Cathedral, Paradise Lost e Cradle of Filth – che fa risaltare la pesantezza delle esecuzioni ed alcuni passaggi a livello di refrain, ma al lato pratico è davvero un po’ poco.

Concludendo, è certo che la sostanza di Mercenary è un incedere stancamente lento, prevedibile e come tale facilmente attaccabile. Priva di idee, la band anglosassone si è seduta un attimo, ha avuto poca voglia di combattere e nella musica bisogna avere ingegno e tattica per saper colpire e lasciare il segno; l’onore ed l’orgoglio della propria potenza e della propria storia non sempre pagano. Saranno questi i punti dai quali ripartiranno. L’essere mercenari per il solo gusto di scendere in campo non è sufficiente a vincere un conflitto con la critica del pubblico più esigente.

– nik76 –

Tracklist:

01 Zeroed
02 Laid To Waste
03 Return From Chaos
04 Mercenary
05 To The Last
06 Powder Burns
07 Behind Enemy Lines
08 No Guts, No Glory
09 Sixth Chapter

Line Up
:
Baz Thomson – Rhythm/Lead guitar
Gavin Ward – Rhythm Guitar
Jo Bench – Bass Guitar
Alex Thomas – Drums
Karl Willetts – Vocals

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