Recensione: Metafiction

Di Francesco Sorricaro - 25 Luglio 2010 - 0:00
Metafiction
Band: Votum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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75

La scena metal polacca è ormai da anni ad un livello qualitativo che non ha assolutamente nulla da invidiare ad altri paesi che potrebbero vantare una tradizione maggiore e, in alcuni casi, mezzi più consistenti. Il segreto è la grande passione che pervade gli artisti di questa particolare regione e, forse, il loro desiderio inconscio di recuperare il tempo perduto durante gli interminabili anni dell’oblio trascorsi dietro la cortina di ferro. Nessun genere ha fatto difetto in questo senso ed in particolare il prog che, in questa terra da sempre di conquista e di influenze tra le più svariate, ha trovato già in tempi non sospetti un terreno quanto mai fertile per il suo carattere sperimentale.

I Votum di Varsavia sono solo l’ultima piacevole realtà di questo filone. Giovane band formatasi nel 2003, ha cambiato sostanzialmente la propria rotta stilistica dopo il primo album Time Must Have a Stop del 2008, dedito a sonorità più inclini all’heavy metal puro, e passato in breve tempo nel dimenticatoio. La nuova faccia dei Votum è rappresentata dunque da questo Metafiction: un album che vira deciso verso i territori battuti precedentemente da band come Porcupine Tree, Anathema, dai nostri Nosound e, a tratti, anche dai più famosi connazionali Riverside. Sono questi tutti consolidati esponenti di un ben preciso modo di concepire la musica che veicola nelle composizioni tutta l’intensità e la profondità delle sensazioni e delle emozioni umane, per riuscire ad ottenere una musica pregna di pathos e capace di trasmettere, a chi ascolta, anche le più sottili sfumature dello stato d’animo che aveva l’artista nel momento dell’ideazione di quelle note. La strada da seguire, sotto certi aspetti, e con le dovute proporzioni del caso è, per intenderci, quella tracciata dai maestri Pink Floyd, almeno concettualmente parlando.

La domanda ora è se i Votum siano riusciti in questo intento o anche se siano stati tanto bravi quanto i sopracitati, illustri colleghi. La risposta a questi quesiti, datami dall’ascolto delle 7 tracce che compongono questo disco, è che ci sono riusciti almeno per larghi tratti. Fin dall’apertura del primo brano Falling Dream viene palesato l’intento stilistico dei 6 musicisti. Il mood complessivo del lavoro è omogeneo ed appositamente poco oscillatorio, proprio come certe opere discografiche dello stesso Steven Wilson, le quali possono essere prese tranquillamente come una serie di movimenti che compongono una ideale quando non esplicita suite. Il brano suddetto ha il merito di raggiungere, con lo scorrere dei secondi, picchi di intensità notevoli, anche se non decolla mai del tutto, finendo per far ben sperare nella successiva Glassy Essence, la quale ha un’introduzione più decisa e ci mostra in maniera più palese la particolarità principale dei Votum, consistente in un massiccio utilizzo di tastiere e sintetizzatori che si inseriscono qua e là rendendo elettronico ed un po’ cyber l’elegante prog-sound del gruppo.

Si sente forte l’ispirazione degli Anathema nella malinconica Faces, dove la delicatezza del pianoforte e della chitarra acustica incontrano il lirismo della bella voce di Maciej Kosinski nella magia del controcanto; episodio, questo, che preannuncia l’ideale singolo dell’album, la catchy Stranger than Fiction.

Il buon gusto nel concepire gli arrangiamenti dei brani salta subito agli occhi. L’ottima tecnica del combo, si intuisce dalla perizia dei passaggi e da qualche chicca messa qua e là, ma non viene mai esplicitata con alterigia. Tanto è vero che il pezzo più manifestamente prog del lotto, a mio parere, è la conclusiva e prolissa December 20th: davvero un’ottima traccia, ricca di controtempi e di variabilità sia a livello di partitura che di sonorità, con un finale in crescendo.

Tutto il lavoro è adeguatamente sottolineato dai risultati della perfetta opera di produzione svolta in Polonia, la quale ha avuto il merito di rendere cristallina ogni piccola sfumatura presente sul CD e che è parte, insieme al buon artwork di copertina, di un impegno che l’etichetta polacca Mystic Production ha speso con vera passione e grande professionalità per promuovere al meglio questa giovane band. Le premesse ci sono tutte, dunque; certo, in Metafiction non troverete niente di miracoloso, ma un disco da ascoltare tutto d’un fiato, che può certamente far emozionare chi apprezza questo genere di sonorità scure e riflessive. Il tempo gioca a favore dei Votum e gli potrebbe permettere quanto prima di spiccare il volo con maggiore originalità.

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Tracklist
01. Falling Dream  09:04
02. Glassy Essence  06:16
03. Home  06:31
04. Faces  03:55
05. Stranger Than Fiction  04:23
06. Indifferent  04:58
07. December 20th  09:25

Durata totale  44:28  

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