Recensione: Miklagard – History Of The Vikings Volume II

Di Leonardo Arci - 18 Aprile 2007 - 0:00
Miklagard – History Of The Vikings Volume II
Band: Rebellion
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Anno: 2007
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Secondo capitolo dedicato alla saga dei Vichinghi da parte dei tedeschi Rebellion, che avevano pubblicato nel 2005 la prima parte del concept dal titolo “Sagas of Iceland”. In “Miklagard” vengono narrate le gesta di un gruppo di vichinghi che intraprende un coraggioso e pieno di insidie viaggio dalla Svezia fino all’attuale Istanbul (Miklagard).

E’ agevole ricordare che i Rebellion nacquero in seguito alla scissione avvenuta in seno ai Grave Digger e che fece registrare la fuoriuscita del chitarrista Uwe Lulis e del bassista Tomi Göttlich, membri fondatori di questa nuova band in tutto e per tutto figlia dello scavatore di fosse. Sì, perché nei 3 precedenti lavori apparvero evidenti i legami con la band madre, legami che in questo Miklagard emergono ancora più chiari stante una monoliticità più accentuata del sound, sempre più quadrato e corposo ed incentrato sul riffing ossessivo e diretto di Lulis e sulla voce grezza di Michael Seifert che ricorda molto il vocione del ben più noto Chris Boltendahl. L’ingresso in formazione di Simone Wenzel (ex Misfit) alla chitarra solista passa quasi inosservato considerato che gli assoli in questo CD si contano sulle dita di una mano, forse troppo penalizzati da un songwriting incentrato su ritmiche lineari e ripetitive. La componente melodica, che pure esiste, è affidata principalmente alle linee vocali che non risultano affatto compromesse dalla timbrica ruvida del cantante, il quale non eccelle in estensione ma offre una prestazione grintosa e passionale. Non sono state inserite ballads, a testimoniare lo spirito metallico che pervade l’intero lavoro; i momenti più riflessivi si registrano con alcuni mid tempos (la leggermente insipida Free, per esempio) ai quali vengono affiancate canzoni più sparate e potenti che rappresentano a ben vedere gli episodi più riusciti.

Si parte con la breve Vi seglar mot Miklagard, cantata in svedese dall’ospite Charles Rytkonen dei Morgana Lefay e che funge da intro a Sweden, traccia rocciosa e veloce forte di un eccelso lavoro al basso, che si mostra pulsante come mai era capitato in passato, e di un chorus diretto ed orecchiabile. Come detto Free rappresenta il punto più basso dell’intero lavoro: pur essendo musicalmente ben confezionata con i suoi tempi medi ed un riff portante incisivo, il coro è troppo monocorde e impalpabile. Per fortuna la band si riprende alla grande con On the edge of life, un’antemica cavalcata dall’impatto epico impreziosita da un valido assolo di chitarra di Simone a cui fa seguito il roccioso riff di Uwe. Si prosegue sulle medesime coordinate con la successiva Ulfberth, poderosa traccia heavy/power dotata di un coro che è quanto di più diretto e pacchiano una band metal possa offrire. Si passa alla tellurica The Rus nella quale sale sugli scudi la precisa e dinamica sezione ritmica, per proseguire con Kiew dal mood evocativo e dall’incedere portentoso arricchito anch’essa da un chorus di facile presa che però non scade nella semplicità di certe smielate melodic power. Airfur si fa apprezzare per la versatile prova del cantante, il quale riesce ad alternare liriche pulite su tonalità più alte al cantato rabbioso e viscerale a volte al limite del growl. Taste of steel è la traccia che più di tutte paga dazio ai maestri Grave Digger, non tanto dal punto di vista musicale quanto per le linee vocali che avrebbero trovato piena cittadinanza in un album come “Tunes of War”, per esempio. Le atmosfere si rendono leggermente più cupe con God of thunder che mi ha ricordato gli ultimi Dark at Dawn. Doppia cassa sparata a mille in Back to the wind per una traccia che è un esempio mirabile di come vada suonata una buona canzone heavy/power che sappia miscelare potenza e melodia. Da segnalare la parte strumentale accompagnata dalla voce di Seifert per l’unico momento più riflessivo dell’album. Miklagard si sviluppa su tempi medi perfettamente bilanciata in tutte le sue componenti strumentali ed arricchita di backing vocals che rendono l’atmosfera magica e suggestiva. La conclusiva The uprising si caratterizza per il drumming incessante il cui suono però non mi convince appieno, ma tutto sommato la canzone è dinamica e piacevole anche grazie all’inserto sinfonico che conclude il concept.

L’intransigenza di cui i Rebellion si fanno alfieri rappresenta un’arma a doppio taglio: da un lato il disco può risultare leggermente indigesto per via della sua eccessiva omogeneità e ripetitività, dall’altro può essere un apprezzato esempio di ostinazione metallica intrisa di pathos e dedizione.

Tracklist:
Vi seglar mot Miklagard
Sweden
Free
On the edge of life
Ulfberth
The Rus
Kiew
Airfur
Taste of steel
God of thunder
Back to the wind
Miklagard
The uprising

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