Recensione: Millions Of Burning Flames

Di Lorena Landini - 18 Marzo 2013 - 0:05
Millions Of Burning Flames
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Anno: 2013
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77

I Sixty Miles Ahead nascono a Milano nel Maggio 2011 dall’incontro di Sandro Casali (voce), Fulvio Carlini (Chitarra), Davide Bosio (Basso) e Luca Caserini (batteria).  
Da subito si fa chiaro lo scopo comune di realizzare una musica potente e diretta, decisamente hard rock e il risultato è da subito convincente, con qualche influenza importante, stile Motley Crue a AC/DC.

In due soli anni la band ha partorito ben due album: il debutto nel novembre 2011, “Blank Slate”, con Red cat; il secondo uscito nel gennaio 2013 per Antstreet Records, “Millions Of Burning Flames”,  primo vero full-length del gruppo meneghino.

Questo secondo album è praticamente perfetto, estremamente passionale e pulito, maturo sia nelle sonorità, sia nella voce.
Potenti giri di chitarra creano l’ispirazione per pezzi che sono piccoli capolavori ben studiati.
Ne sono un esempio “While luck is on our side” e “Hit me shoot me stab me” in cui i riff accompagnati da un’importante presenza di batteria sorreggono la voce di Sandro, sempre all’altezza e carica di personalità.
Particolarmente efficace e intensa risulta la performance vocale in “Millions of Burning Flames”, traccia che dà il titolo all’album e in “Not Supposed to Crawl”, episodi nei quali lo spirito heavy metal della band emerge in maniera vigorosa.
Musicalmente ineccepibile: né troppo violenti né troppo morbidi, i pezzi arrivano diretti all’ascoltatore e si lasciano apprezzare fin dal primo ascolto.

“Unfaithful Confessions” riesce ad essere potente e melodica allo stesso tempo con la voce di Sandro che alterna una linea pulita a momenti in cui è vagamente raschiata;  anche “Cry cry baby” e “Infection” sono brani più melodici, ma con ripetuti crescendo di chitarra a rendere il tutto molto rock.
 “Split personalities” colpisce per un’intro in stile blues anni ’50, ma l’impressione dura solo pochi secondi: presto tornano i ritmi decisamente heavy metal. “Something to blame” è un pezzo percorso da uno splendido riff in stile AC/DC, ma è il passaggio che convince meno dal punto di vista melodico.

I Sixty Miles Ahead hanno una forte carica rock e restano impressi sia nei momenti più heavy, sia in quelli più melodici, con ritornelli che rimangono ben stampati in mente, come nel caso di “Change our Stars” e “Reach My Destination”, personalmente le mie preferite.
Si procede spediti fino alla conclusione, con “Chances”, brano già presente nel primo album, qui riproposto in versione acustica, ma non meno efficace, che esalta anzi la voce vibrante di Sandro.

Questi ragazzi sono più che promettenti e sanno davvero come convincere gli ascoltatori.
Nonostante siano nati da soli due anni, sono davvero….sessanta miglia avanti!

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