Recensione: Minus Exitus

Di Davide Iori - 10 Luglio 2008 - 0:00
Minus Exitus
Band: Dark Age
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
55

Giunti alla settima pubblicazione ufficiale (compreso un DVD live) con questo Minus Exitus i Dark Age puntano tutto su un suono accattivante ed un aspetto modaiolo per fare breccia nel cuore degli appassionati: forti di un death metal che molto però deve al genere gothic in quanto ad atmosfere e ritornelli malinconici (sebbene manchi la voce femminile) essi alternano parti tirate a rallentamenti maggiormente riflessivi in un disco costellato di partecipazioni esterne alle voci come alle chitarre.

Risulta difficile aggiungere altre parole a quanto già scritto perchè, detta come va detta, ci troviamo di fronte ad un lavoro mediocre che, se non fosse per gli arrangiamenti comunque abbastanza curati e per una strutturazione delle canzoni che mostra una decente maturità compositiva costruita nel corso degli anni di esperienza, sembrerebbe il prodotto di una band alle prime armi che comincia a comporre pezzi propri tentando di imitare lo stile dei suoi idoli. Non è un caso che il paragone che sale in mente ascoltando Outside the inside sia quello con i The Blue Season, band trascurabilissima della scena heavy-gothic scomparsa anni fa dopo una carriera non certo esaltante. Il problema principale dei nostri è la scontatezza delle melodie, soprattutto vocali, le quali davvero stentano a decollare e rimangono sempre invischiate a metà tra un’aura di già sentito ed addirittura il patetico (notare le voci pulite di Black September nonché gli armonici di chitarra nella stessa canzone, francamente evitabilissimi); il fondo lo si tocca con the Dying Art of Recreation, nella quale il chitarrista Jorn Shubert tira fuori anche un’ottima prestazione a livello solistico, peccato che lo stacco in growl “careful, be careful”, nel suo tentativo di rendere un incedere oscuro ed orrorifico serva solo a far scendere la catena dei consensi. Alla fine di canzoni apprezzabili ce ne sarebbero anche: seven ad esempio è aggressiva quanto basta per concedere all’ascoltatore tre minuti di divertimento musicale, mentre la conclusiva The Echoes Discipline, lunga ed elaborata, mette in mostra discrete qualità, il problema è che due oasi non possono rendere abitabile un deserto e quando ci troviamo di fronte a pezzi come No Way Home con la sua strofa che dire è pacchiana è poco (anche e soprattutto nel testo) capiamo che ci vuole ben di più per risollevare le sorti di questo disco.

Evitando di dilungarsi oltre in un’analisi che non può essere altro che impietosa concludiamo dicendo che nonostante tutto i Dark Age tentano comunque di produrre qualcosa di vario e di curato (lo dimostrano i blastbeats su Exit Wounds ed il tentativo strumentale chiamato, appunto, Instrumental) e ciò li salva dal tracollo a livello di votazione. Purtroppo però la scarsità dimostrata a livello compositivo, nonchè una produzione pulita ma non certo potente quanto sarebbe obbligatorio in un disco death metal (non ci stupiamo quando, leggendo i credits, ci accorgiamo che è in parte fatta in casa) non permettono a questa band di raggiungere la sufficienza. Speriamo che questo rimanga un episodio isolato e dal prossimo album i nostri tornino sui livelli della loro produzione passata, oppure facciano anche meglio, facendo decollare definitivamente la loro carriera.

Tracklist:
1- Minus Exitus
2- Black September
3- Outside the inside
4- The Dying Art of Recreation
5- Exit Wounds
6- Seven
7-
8- No Way home
9- Cold
10- Instrumental
11- Life for Blood
12- The Echoes Discipline

Ultimi album di Dark Age

Band: Dark Age
Genere:
Anno: 2008
55
Band: Dark Age
Genere:
Anno: 2004
70
Band: Dark Age
Genere:
Anno: 1984
75