Recensione: Misanthropy

Di Stefano Ricetti - 8 Febbraio 2011 - 0:00
Misanthropy

Blood Thirsty Demons, come recita la biografia, è un progetto musicale dalla straordinaria prolificità sul mercato creato dal polistrumentista Cristian Mustaine nel 1997, anno nel quale si interessa a studi dell’occulto e diviene avido collezionista di film dalle trame horror. Inevitabile, quindi, che il primo demo si ispiri a band come Death SS, Black Sabbath, Black Widow, Atomic Rooster, King Diamond, Mercyful Fate e alle varie incarnazioni artistiche di Paul Chain, senza però accantonare le influenze di altri gruppi fondamentali per Mustaine, ossia Megadeth, Annihilator, Testament ed Exodus. Nell’aprile del 2004 esce il primo album, intitolato In The Grave, sotto C.M. Releases.

L’anno successivo è la volta di Let The War Begin, che vede la luce per My Graveyard Productions. Fra i concerti da annoverare al centro della bacheca spicca quello nel quale i Blood Thirsty Demons suonano in qualità di support act ai propri idoli Death SS, a Milano.

Mortal Remains esce nel 2007 e due anni dopo è la volta di Occultum Lapidem. Sempre nel 2009 è disponibile il primo Dvd ufficiale del gruppo che si avvale di un session man per quanto attiene il suono della batteria: Live From The Grave. Risale al 2010 il contratto con la label My Kingdom Music, per la quale esce questo Misanthropy, oggetto della recensione, che vede il solo Mustaine al timone, avvalendosi di soli due ospiti: Giuseppe Morazzoni alla drum machine e Pier alle tastiere (su di un brano soltanto).

Dopo l’ormai obbligatorio intro – In Lucifer’s Hand, il titolo, nel caso specifico – le danze hanno inizio con la title track Misanthropy, traccia veloce e violenta dove la componente metallica spodesta del tutto quella horror, consegnando un pezzo piacevole e sufficientemente scorrevole, condito da sfuriate thrash azzeccate. Black Witches non impressiona particolarmente se non per il pregevole lavoro della chitarra di Mustaine mentre Dead Rising è un attacco in piena regola a la Megadeth con riff portanti massicci accompagnati dalla urticante e monocorde voce del singer. La successiva Metallica oriented vecchia maniera They Say conferma il diverso approccio di Misanthropy rispetto alla produzione precedente del gruppo o, per meglio dire, del one man project di Cristian: abbandono delle atmosfere grevi del passato per puntare sull’attacco diretto senza fronzoli di sorta. Non sorprende, quindi, ritrovare l’epicheggiante Cthulhu a fare da contraltare alla pesante Wicked Dream, costruita su trame thrash Bay Area purissime di marca Testament mentre  Suffering of the Vampire è addirittura accostabile ai Venom. Il primo brano riflessivo del lotto, Death is Calling, posto in chiusura, è solo un miraggio per via dell’inizio leggero: il buon Mustaine ne spezza l’incantesimo a suon di mazzate a sei corde dopo poco.     

Fuori luogo e mo’ di bonus compaiono una inutile versione remix di Chtulu e il classicone dei Black Widow Come To The Sabbath, nella fattispecie ripreso in maniera non degna di tale monumento.      
   
In definitiva Misanthropy assume le sembianze di un esperimento, invero riuscito solo per metà. La sterzata stilistica nei confronti dell’assalto all’arma bianca in chiave thrash stenta a convincere, il songwriting non consegna eccellenze di sorta e la voce di Mustaine, seppur reale, sporca e vissuta, mostra la corda nel lungo periodo durante l’ascolto. Di horror rimangono solamente i testi e la copertina. Interlocutorio.      
    

Stefano “Steven Rich“ Ricetti

Discutine sul forum relativo

Line-up:
Cristian Mustaine – all instruments
Guests:
Giuseppe Morazzoni – drum machine
Pier – keyboards on track 1

Tracklist:
1. In Lucifer’s Hand
2. Misanthropy
3. Black Witches
4. Dead Rising
5. They Say
6. Cthulhu
7. Wicked Dream
8. Suffering Of The Vampire
9. Death Is Calling
10. Cthulhu (Mustaine remix) (bonus track)
11. Come To The Sabbat (cover Black Widow) (bonus track)