Recensione: Misconception

Di Andrea Bacigalupo - 19 Agosto 2019 - 23:50
Misconception
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2019
Nazione:
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60

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Penso che i cileni Critical Defians abbiano intenzione di infrangere il muro del suono, per sentire il ‘bang’ che avviene quando si supera la velocità di circa 340 metri al secondo (per precisazione scientifica, se si è al livello del mare) e che ci vogliano provare suonando Thrash Metal, come dimostra l’album d’esordio ‘Misconception’, disponibile tramite Unspeakable Axe Records dall’8 febbraio 2019.

Difatti la quasi totalità dello loro musica è suonata a ritmi vertiginosi e smodati, senza guardare in faccia nessuno ed andando a rotta di collo.

Il problema è che non tutti sono Tom Araya o John Connelly i quali, grazie ad un duro lavoro fatto soprattutto agli esordi e, probabilmente, ad una predisposizione naturale, sono in grado di cantare seguendo la ritmica a qualsiasi velocità essa vada.

Per i Critical Defiance, infatti, le cose non vanno proprio così: strumentalmente nulla da eccepire, ma il vocalist Felipe Alvarado, per quanto non sia male, ha ancora dei limiti, che si spera riesca a superare con il tempo, che gli impediscono di raggiungere i livelli che il gruppo stesso s’impone, deragliando dal pezzo e abbassandone la qualità.

Peccato, perché i Critical Defiance sono più della semplice velocità: il songwriting è vario e dinamico, le sezioni soliste sono entusiasmanti, con un sacco di scambi tra le asce e parti di Twin Guitar, come in ‘Spiral of Hatred’, che ha una sezione musicale che passa dal greve al melodico di notevole intensità o come in ‘Punished Existence’, dove le chitarre inseguono la ritmica in un gioco dalla velocità estrema, od, ancora, in ‘Onset’, dove è la melodia ad essere messa in evidenza.

Il bassista Ignacio Arévalo dimostra in più di un’occasione di sapere il fatto suo, come nella già citata ‘Punished Existence’ od, ancor meglio, nella pregevole strumentale ‘507’, dove tutti i musicisti dimostrano di saper usare i loro strumenti.

Ci sono brani, però, come l’iniziale e caotica ‘Desert Ways’, ‘What Abaut You’ e ‘Misconception’, dove il combo, a causa dell’ipervelocità, sembra perdere un po’ il senso della misura, con il risultato che il vocalist fa fatica.

Il quartetto è invece più a suo agio con pezzi più controllati, quali la stessa ‘Onset’ e ‘Pursuit of Chaos’, nei quali vi butta dentro un po’ di melodia senza rinunciare alla determinazione ed alla rabbia che vuole esprimere.

CD 465

Ma, sentendo l’album, non sembra che sia questa la strada che vogliono intraprendere, preferendo collegare i loro strumenti a serbatoi pieni di azoto liquido per sparare note come se dovessero mandarle oltre l’atmosfera.

Le potenzialità ci sono, ma se i Critical Defiance vogliono continuare con la velocità estrema, devono fare un bel po’ di lavoro per amalgamare bene cantato e musica.

Se, invece, decideranno di tenere un po’ il piede sul freno, sfruttando le loro doti di buoni musicisti e la capacità di affiancare a parti dure delle valide linee melodiche, come hanno dimostrato di saper fare, presumo che ci riserveranno delle buone sorprese.

Nonostante le critiche, l’album un’ascoltata la merita (forse più di una), soprattutto perché è il risultato di un lavoro comunque impegnativo e ragionato, non è fatto a caso e non deriva da una semplice improvvisazione.

I Critical Defiance suonano velocissimo per scelta artistica e non per mettersi in gara con qualcuno, questo si percepisce. Hanno cose da mettere a punto, se vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati, ma hanno anche dei pregi che fanno credere che, nel futuro, sentiremo ancora parlare di loro.

Per questo ‘Misconception’ raggiunge la sufficienza.

 

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