Recensione: Monastery

Di Eugenio Giordano - 7 Febbraio 2004 - 0:00
Monastery
Band: Monastery
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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50

Tra voi potrebbero esserci ascoltatori molto attenti ai quali il nome dei Monastery non suona del tutto nuovo, infatti la band tedesca si rese autrice nella prima metà del decennio scorso di un mini cd di power metal epico di matrice tipicamente teutonica. In più posso aggiungere, se la memoria non mi inganna, che la band in questione partecipò con successo all’edizione del Dynamo Festival nel 1997 facendosi notare dal grande pubblico. Cosa successe dopo? La risposta esatta non la conosco ma certamente posso affermare che il futuro dei Monastery non riservò loro la possibilità di registrare un disco di debutto e in breve la band si sciolse. Erano gli anni del fenomeno Hammerfall, la scena metal europea venne sconvolta dal ritorno in auge del souno classico, anche se in realtà l’heavy metal in senso stretto non era mai stato relamente messo in discussione. Forse sarebbe più corretto affermare che in quel periodo venne suggellata una sorta di “confraternita silente” tra label, magazines, addetti, dominata dalla direzione artistica di alcune case discografiche regine che in quegli anni spostarono la loro attenzione, improvvisamente, verso band che divennero i cardini di un nuovo trend discografico, semplicemente un pungolo monetario infondo. Comunque sia, quella situazione che permise a tante band di seguire la scia dei vari Stratovarius & Co. e di farsi spazio nella scena non lasciò spazio alcuno al futuro dei Monastery e quell’unico mini cd rimane la sola e unica opera registrata dalla band. All’epoca, con mezzi piuttosto precari, i nostri supportarono come poterono la realizzazione del loro cd, ma trattandosi di una autoproduzione presto venne sommerso nei meandri del mercato perdendosi completamente.

Dopo quasi dieci anni, dopo lo scioglimento della band, i Monastery vengono riscoperti da una riedizione della Secret Port Records che rimette sul mercato il loro mini cd autoprodotto. Alla tracklist originale vengono aggiunte due tracce live in modo da arrivare a quasi quaranta minuti di durata complessiva, la produzione del platter rappresenta la vera nota dolente della mia recensione perchè, di fatto, mettere in circolazione un disco con questo souno non è una scelta esattamente condivisibile con quello che costano i dischi.

Il lavoro è introdotto da “The journey” che mostra subito tutti i difetti del souno dei Monastery, siamo assolutamente lontani dalla media delle produzioni europee ed è mio dovere farvelo presente. La successiva “Revenge” mostra una bella struttura ritmica, oscura e potente, ma a causa di una interpretazione vocale davvero poco competitiva risulta presto noiosa e prevedibile. Il buon lavoro chitarristico di “Madness in our time” ricorda a tratti gli stilemi del power metal americano, la produzione resta assolutamente deludente, ma il brano mi pare efficace anche se non si tratta di un lavoro memorabile. Con “I ever wanna be lost” la band tedesca punta su strutture veloci, la sezione ritmica è incisiva ma non certo curata, anche in questo caso i nostri non colpiscono con la dovuta cattiveria. La lunga “Monastery” è una canzone molto vicina a quanto suonato dagli Hammerfall del primo “Glory to the brave” ma non possiede un suono abbastanza professionale per poter essere apprezzata in pieno. Le tracce live sono “I ever wanna be lost” e “The night of the living dead” e rappresentano in effetti una piccola sorpresa, sul palco i Monastery rielaborarono la loro musica come se si trattasse delle canzoni di una band thrash degli anni ottanta. L’impatto live di questi due pezzi è accostabile ai Raven più grezzi e non ha nulla a che spartire con quanto ascoltato in precedenza, una scelta certamente insolita che però non ha portato fortuna alla band.

In conclusione potete vivere benissimo anche senza avere la minima idea di chi siano stati i Monastery, un gruppo che non ha avuto la possibilità di farsi apprezzare dal pubblico maggiore ma che in definitiva credo avesse veramente poco da dire. Non ci siamo persi molto.

1 Te journey
2 Revenge
3 Madness in our time
4 I ever wanna be lost
5 Monastery

 

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50