Recensione: Mood

Di Alberto Biffi - 20 Maggio 2011 - 0:00
Mood
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Anno: 2011
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Approdano sulla nostre pagine digitali i nostrani The Insane Stage, band proposta dalla New Idols Records, fautrice di un hard rock smaccatamente melodico e dotato (quantomeno nelle intenzioni) di un discreto appeal commerciale.

Il dischetto ottico che abbiamo ascoltato ci mostra sicuramente un gruppo di giovani talentati ed in gamba, ma ahimè non scevri da ingenuità ed a volte disattenzioni grossolane.
“Redeem”, il brano d’apertura di questo debutto, ci ricorda gli anglosassoni Tara’s Secret, con aperture solari ed intuizioni melodiche azzeccate e la voce di Matteo Bordo ad emulare (non di certo volontariamente) il timbro caldo e maschio di Johnny Trowbridge.
Fabio Alderotti, il chitarrista del combo, compie l’errore di sciorinare il suo miglior solo (sinceramente ottimo per pulizia e precisione) nel primo pezzo di questo “Mood”, incuriosendoci da un lato, ma deludendoci poi (lo sveliamo subito) nei brani successivi.
La seconda traccia palesa immediatamente i 2 principali problemi di questo discreto debutto: prestazioni dei singoli qualitativamente (ed inspiegabilmente) discontinue e una produzione ai limiti
della decenza.
La canzone, intitolata “The Strongest”, sembra una out-take, in lingua inglese, di uno dei peggiori brani dei Timoria (per intenderci, uno di quelli cantanti male da Pedrini), con un arrangiamento ed una produzione delle voci davvero amatoriale.

“Black Beauty”, brano che chiude il rappresentativo e sintomatico trittico iniziale, è una bella canzone rock, solare e melodica, che invoglia a premere il tasto “repeat” e sentirla diverse volte, magari guidando in una giornata di sole.
“Sky High” ci mostra un Matteo che, per la prima ma non ultima volta, tenta di fare la “voce grossa” incattivendo il suo timbro (sempre e comunque riconoscibile ed apprezzabile) per dare al pezzo una spinta in più, purtroppo però non supportato dai suoni degli strumentisti, standardizzati e fossilizzati per tutta la durata di questo lavoro.

Produzione, suoni “sbagliati” e voce “cattiva” di Matteo, sono gli ingredienti anche del pezzo successivo, estremizzazione del precedente brano, strano ed improbabile ibrido tra Blaze Bailey e Dokken, con un assolo che non commento, ma metto temporaneamente “nel cassetto” per poi parlarne in modo più ampio tra qualche riga.
“Forget Me” è sicuramente una bella canzone, ben arrangiata e cantata discretamente bene, niente di trascendentale ma si lascia apprezzare nella sua freschezza ed onestà.
“My Kind” è davvero un buon brano, una ballata che sfocia poi in un finale supportato da una chitarra solista mai invadente, ma anzi determinante ad aumentare il pathos e l’interpretazione sentita di Matteo. Reminiscenze di Bon Jovi e di un certo rock americano sono ben distinguibili, penalizzate però, ancora una volta da una produzione qualitativamente scarsa.
La “tripletta” finale e conclusiva, è altamente rappresentativa di tutto ciò che abbiamo ascoltato.
Un brano maggiormente heavy, uno melodico ricco di sonorità “open” e, a chiudere questo lavoro, una ballata introspettiva e davvero piacevole, valorizzata da un testo scontato ma ben scritto, dove chi canta, palesa il suo rammarico e il suo dolore per una giustizia divina sempre più latitante ed assente.

A conclusione di questa recensione, sempre e comunque bandiera di un opinione personalissima ed opinabile, permettetemi qualche “giudizio” tecnico.
La produzione, l’avrete capito, non valorizza assolutamente questa band, che pur presentando incertezze dovute comprensibilmente alla poca esperienza ed alla giovane età, ha sovente ottime intuizioni melodiche e idee da vendere.
Cori “caserecci” e da “osteria”, non supportano a dovere una voce sicuramente dotata di un timbro personale, caldo e rassicurante, ma che talvolta pecca in intonazione e convinzione.
L’intera produzione delle voci è messa in secondo piano in questo “Mood”, cosa inspiegabile visto che si parla di un hard rock dalle forti connotazioni melodiche, con una voce solista troppo “secca” e poco effettata e…mi ripeto…dei cori che sembrano registrati alla prima take e pensati solo per dare spessore e volume, dimenticandoci che non si parla di un gruppo punk, ma di una band che dovrebbe fare della melodia e dei refrain le loro armi principali.

Fabio Alderotti, unico chitarrista della band, mi lascia quantomeno perplesso.
Suoni di chitarra poco curati, molto diretti e puliti (ma questa potrebbe essere una sua personale scelta), una distorsione insufficiente e non adatta ai brani maggiormente heavy e dei solo spiazzanti, sintomatici di limiti personali (ed una produzione che non ha fatto nulla per nasconderli).
Fabio si prodiga in passaggi tecnici davvero ineccepibili ed un gusto nella costruzione sicuramente raro, pensando il solo come una “canzone nella canzone”, non un momento “obbligato” da leggi non scritte, non un orpello ma un arricchimento.
Purtroppo però, quando a farla da padrona dovrebbe essere il feeling e conseguentemente rallentare la velocità d’esecuzione, qualcosa “non suona”.
Vibrato poco convincente e sopratutto errori di intonazione nei bending davvero evidenti, rovinano spesso quanto di buono fatto dal nostrano axeman.

Concludendo, il talento c’è, le idee non mancano; quello che manca è oggettivamente una produzione professionale, una maggior attenzione ai dettagli e il coraggio di trascendere da un certo “ordine naturale delle cose”, azzardando soluzioni più originali che esulino dal classico schema seguito e perpetrato per tutta la durata di “Mood”.

Recensione sicuramente severa, lo ammetto.
Se avessi ricevuto questo CD come demo, il voto sarebbe stato molto più magnanimo ma, essendo il debutto “ufficiale” di una giovane band e dovendo “lottare” sugli scaffali dei negozi, a fianco di mostri come Aerosmith e Van Halen (due nomi a caso?) non posso che giudicarlo in modo molto più attento ed inflessibile, serio e professionale.
Facciamo un patto ragazzi, voi vi impegnate di più, senza aver fretta di dare un seguito a questo pur discreto lavoro, e noi aspetteremo pazienti e sinceramente fiduciosi.
Coraggio.

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Tracklist:

01. Redeem
02. The Strongest
03. Black Beauty
04. Sky High
05. Lone Wolf
06. Forget Me
07. My Kind
08. One Day
09. The Noble Soul Of The Sweet Moon
10. Why

Line Up:

Matteo Bordo – voce
Fabio Alderotti – chitarre, voce
Luca Risuglia – basso, voce
Pietro Borghi – batteria, voce

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