Recensione: More Never is Enough

Di Alex Govoni - 27 Novembre 2011 - 0:00
More Never is Enough
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2011
Nazione:
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85

Sono passati più di dieci anni da quando è nata la superband dalla materia grigia sempre in moto di Mike Portnoy, ed ormai giunti agli ultimi mesi di questo 2011 i Transatlantic rilasciano un live album che definire memorabile è dir poco. L’opera viene pubblicata in due edizioni: una contenente 3 CD e l’altra 2 DVD; il live album – per quanto riguarda la versione CD – è la registrazione dello show di Manchester, durata più di tre ore di uno dei concerti più intensi della team di Mike, capace di condurre il pubblico lontano dal mondo, in un universo parallelo di note e melodie che non conoscono confini. Tutto questo senza cadere mai nella banalità. Oltre 180 minuti di spettacolo, degno dei condotti uditivi più raffinati.

Il live si compone di tre parti, un’ampia setlist che prende dal tris di album pubblicati finora da Portnoy e compagnia, la prima delle quali comprende l’apertura del concerto lasciata ad una egregia interpretazione dell’intero full length numero tre della carriera degli statunitensi Transatlantic, ossia “The Whirlwind”, uscito nel 2009. Una suite immensa della durata di oltre un’ora che si piazza sul gradino più alto della performance della band.
Il brano si presenta lungo e complesso per un’esecuzione di prim’ordine, che trascina il pubblico per più di sessanta minuti d’emozioni, passando da un’introduzione epica che calza a pennello per la partenza in un viaggio nella musica a riff incalzanti di puro stampo prog. La voce cristallina di Morse accompagna gli spettatori in questo viaggio di note, sorretta dai cori dei colleghi, nonché da una sezione strumentale da brividi.
I primi consensi da parte del pubblico non tardano certo ad arrivare, infatti non molto dopo l’inizio del brano – quanto basta per la fine dell’introduzione strumentale – applausi d’incitamento seguono Trewavas in un giro di basso incalzante e ricco di pathos; consenso che si ripete poco dopo, nel momento in cui “The Whirlwind” giunge al suo quinto capitolo “Out of the Night”, dal refrain coinvolgente e trascinante. Passando ad un altro tratto lasciato al lato più strumentale della band, introdotto dal compiacimento degli spettatori. Grandi applausi alla chiusura, dopo l’ultimo frammento della suite “Dancing with Eternal Glory – Whirlwind”.

La parte centrale del live comprende due pezzi presi dal debut album (“SMPTe” uscito nel 2000, nda) del superteam: “All Above You” e “We All Need Some Light” che cedono il passo a “Bridge Across Forever”, tratta dall’omonimo album (uscito ormai nel lontano 2001, nda).
Il pubblico è in visibilio e dopo pochi istanti ecco iniziare “All Above You”, traccia che ammutolisce l’uditorio con una serie di note in pieno stampo progressive, ricadendo in sonorità talvolta retrò, il tutto guarnito da un ottima serie di giri di basso. Fino a sfociare in un riff dalla cadenza funky seguito dagli applausi che accompagnano a ritmo.
Anche in questo caso, ecco un pezzo eseguito splendidamente: davanti a tale show non può che esserci religioso silenzio. La parola è lasciata agli strumenti che messi nelle mani di tali musicisti, sembrano prendere vita seguendo le note del brano.
Il lungo solo strumentale di “We All Need Some Light” ci accoglie poi calorosamente nel suo clima fiammingo: il brano parte spedito fino al cantato pulito di Morse caldo ed avvolgente in un puro clima pinkfloidiano che giunge al ritornello in un sound familiare e nostalgico, per poi partire nuovamente in una cascata di accordi che si susseguono rapidamente.
Chiude la seconda parte dell’opera “Bridge Across Forever”. Dopo una breve introduzione, i primi vocalizzi del singer – accolti con un fugace applauso – sono rincorsi grandiosamente in un clima melodico dalle note di tastiera. Un ballad struggente ed intensa.

La parte conclusiva del live è lasciata a due pezzi tratti dal secondo lavoro in studio della band: “Duel With the Devil” e “Stranger In Your Soul”.
Gli applausi del pubblico si spengono appena il penultimo passo della setlist riscalda l’atmosfera. Ombre scorrono sull’aria alle note di “Duel With the Devil”, in un continuo passare da atmosfere solari a sfumature più scure. Ottima come sempre la voce di Neil Morse sui toni solenni di un brano fluido e scorrevole nella sua complessità. Fa capolino un omaggio ai Deep Purple: nella magistrale esecuzione vengono inseriti alcuni versi di “Highway Star” (celebre pezzo dell’album “Machine Head” del 1972, nda), per poi tornare alle sonorità più tipiche dei Transatlantic, tra i consensi dei presenti, sino all’entusiasmante solo di batteria di Portnoy.

E dopo una nuova ondata di applausi, parte l’ultimo brano della setlist, in un irrefrenabile tribalismo dettato dal maestro Mike, col pubblico che tiene il tempo battendo le mani. “Stranger In Your Soul” chiude egregiamente il live in una serie di elogi, tra cui un’improvvisazione di “Smoke On the Water”, secondo omaggio portato agli storici anglosassoni, accolta nel migliore dei modi dal pubblico rimasto incantato dall’esibizione.

Tanta carne al fuoco insomma, per un lungo concerto ricco di magia in cui gli statunitensi danno il meglio di se, mostrando linee vocali e melodiche fuori dal comune, sorrette da una sezione ritmica eccellente. Un’ottima registrazione fa da chiave di volta a questo live album che fa rivivere nel migliore dei modi il concerto di Manchester.

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Line Up:

Roine Stolt – Voce, Chitarra, Tastiera
Neil Morse – Voce, Chitarra, Tastiera
Mike Portnoy – Batteria, Voce
Pete Trewavas – Basso, Voce

Tracklist:

CD 1
01.    The Whirlwind (1:19:45)

CD 2
01.    All of the Above (31:57)
02.    We All Needs Some Light (10:22)
03.    Bridge Across Forever (06:02)

CD 3
01.    Duel with the Devil (28:48)
02.    Stranger in your Soul (33:17)
 

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