Recensione: More than one way home

Di Alex Casiddu - 4 Marzo 2013 - 0:00
More than one way home
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Anno: 2013
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76

I Voodoo Circle giungono al terzo lavoro da studio e lo fanno sotto il segno dell’ hard rock di stampo ottantiano che ogni amante della buona musica ben conosce.
Il nuovissimo “More than one way home” si propone a distanza di due anni dal predecessore “Broken heart syndrome” e permette al gruppo tedesco di non essere più un semplice progetto parallelo, ma bensì una creatura che gode di vita propria, in grado di camminare con le proprie gambe in assoluta autonomia.
Gli artisti coinvolti sono tutti di livello superiore, partendo dal fondatore Alex Beyrodt, talentuoso chitarrista già presente con Primal Fear e Sinner. Non a caso da quest’ultimi proviene anche il bassista Mat Sinner, ormai presenza immancabile, proprio come la voce di David Readman dei Pink Cream 69. Completano la formazione Markus Kullman alla batteria e Jimmy Kresic alle tastiere, anche loro pedine indispensabili in questa scacchiera.

Un riff assassino introduce “Graveyard city” e subito viene dato fuoco alle polveri imbastendo un muro sonoro potente che, una volta giunti al ritornello, svela la principale fonte d’ispirazione della band teutonica: i Whitesnake, la cui aura aleggia anche nella seguente “Tears in the rain”, traccia ove i ritmi cadenzati consentono ad Alex di sfoggiare tutte le sue qualità alla sei corde. L’assolo centrale e la parte finale, in particolare, trasmettono grande emozione e sono un ottimo preludio per continuare nell’ascolto.

Come scritto qualche riga più sopra, ormai l’ensemble teutonico è ben rodato: lo si percepisce anche da come ogni pezzo viene suonato in maniera disinvolta con un feeling che solo le “vere” band hanno, nonostante Mr. Coverdale sia nuovamente chiamato in causa anche durante “Heart of Babylon”, episodio caratterizzato da un mix di tastiere melodiche, chitarre graffianti e voce che si alterna tra tonalità basse e acuti, portando con sé una certa varietà che, nella spina dorsale della canzone, fa la differenza.
“Alissa” è un’elegante ballad dal gusto ottantiano, nella quale David dimostra notevole eclettismo nel districarsi senza remora alcuna, tra episodi tirati e altri più d’atmosfera, adattando la voce con estrema naturalezza ad ogni situazione; senza dubbio è da considerare il valore aggiunto, insieme alla chitarra, della formazione germanica.

In “The ghost in your heart” e “Bane of my existence” fanno capolino le altre guide che hanno tracciato il percorso artistico di questi musicisti, ovvero Deep Purple e Rainbow. A tal proposito è apprezzabile il tentativo di rendere ogni passaggio il più personale possibile, ma è altrettanto vero che proseguendo nell’ascolto il richiamo alle suddette icone è sempre forte. Ovviamente non se ne vuol fare una colpa a Alex e soci, ma per diritto di cronaca bisogna precisare che ormai da inventare resta ben poco e oggi chi riesce a fare qualcosa di veramente innovativo è un genio assoluto; ma purtroppo, ne nascono ben pochi nell’arco di una vita.

Tornando a “More than one way home”, le ultime cartucce sparate colpiscono nel segno, tra queste da segnalare la title track, “The killer in you” e “Victim of love”: canzoni ricche di pathos, trame variegate che passano con disinvoltura da ritmi cadenzati a momenti ora veloci, ora lenti; fino ad arrivare agli imponenti assolo dell’unica sei corde presente che, se fosse ancora necessario ricordarlo, resta il vero punto di forza di tutta questa fatica discografica, nonostante la prova dei restanti elementi sia da dieci e lode.

Possiamo dire con certezza, concludendo, che la terza prova a nome Voodoo Circle è ampiamente promossa, nonostante i già citati rimandi ai mostri sacri dell’hard rock 70/80, che avrebbero potuto inficiare il giudizio globale in quanto a personalità e carattere.
Il combo tedesco è tuttavia riuscito a compensare l’eventuale carenza proponendo un songwriting ispirato, un’ esecuzione personale, una produzione di gran qualità e, dulcis in fundo, tanta classe…proprio quella che permetterà loro di continuare il cammino che, siamo certi, sarà ancora molto lungo e ricco di soddisfazioni.    

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Tracklist:

01. Graveyard city
02. Tears in the rain
03. Heart of Babylon
04. Cry for love
05. Alissa
06. The ghost in your heart
07. Bane of my existence
08. More than one way home
09. The killer in you
10. The saint and the sinner
11. Victim of love
12. Open your eyes

Line up:

David Readman – Voce
Alex Beyrodt – Chitarre
Markus Kullmann – Batteria
Mat Sinner – Basso
Jimmy Kresic – Tastiere
 

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