Recensione: Music For The Divine

Di Fabio Vellata - 12 Giugno 2006 - 0:00
Music For The Divine
Band: Glenn Hughes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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82

Ritorna con la consueta puntualità all’appuntamento discografico uno dei più grandi maestri attualmente attivi sulla scena musicale, “the voice of rock”, il mito vivente: Mr. Glenn Hughes.

Proseguendo il corso intrapreso da qualche anno a questa parte, iniziato nel 2000 con “Return Of Crystal Karma”, l’evoluzione del sound proposto dal grande singer britannico sposta in modo ancora più evidente la propria bussola verso le tonalità tipicamente in voga negli anni settanta, offrendo, come d’abitudine, un credibile ed apprezzabilissimo concentrato di sensazioni ed umori in linea con la sensibilità del frontman, calda ed appassionata, sublimata ancora una volta dalla superba interpretazione di una voce che sembra non perdere mai in appeal, magia e potenza esecutiva.

“Music For The Divine” appare pertanto come un logico e naturale proseguimento dell’ottimo “Soul Mover”, edito un paio di anni orsono: le tematiche musicali vanno a radicarsi ancora con maggiore forza in un contesto personale lontano da qualsiasi afflato modaiolo o commercializzante, regalando un gruppo di brani dettati semplicemente dalla profonda spiritualità e dall’anima artistica di Hughes, che nel nuovo cd si propone in una veste talvolta meno classicamente Hard Rock per abbracciare ispirazioni acustiche ancora più funkeggianti e soul, senza tralasciare una vena vagamente psichedelica che si materializza qua e là in alcuni isolati episodi.
Potrà piacere o meno, ma questa è, prima di ogni altra cosa, arte intesa come veicolo di comunicazione di emozioni e passione.

Venendo alla “materia” vera e propria di cui è composto il cd, è da segnalare innanzitutto la rinnovata collaborazione di Glenn con Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, batterista estremamente “caldo”, perfettamente in linea con lo stile posto in essere e grandissimo amico dello stesso cantante, nonché l’entrata in scena di un altro RHCP, ovvero John Frusciante, che insieme al pard di vecchia data JJ Marsh, condivide l’impegno alla sei corde.
Undici sono le tracce componenti il disco, dieci inediti ed una cover di un famosissimo brano dei Moody Blues intitolato “Nights In White Satin”: tra questi, molti i motivi di interesse e gli episodi di alto livello.
L’apertura è affidata alla lunga ed articolata “The Valiant Denial”, brano dall’umore cangiante e sfaccettato che acquisisce particolare fascino attraverso un abile susseguirsi di aperture e divagazioni; il soul funkeggiante di cui Hughes è grande maestro, è invece l’asse portante della seguente “Steppin’ On”, sincopata e pulsante con atmosfera assolutamente settantiana ed una interpretazione vocale inarrivabile.
“Monkey Man” prosegue sulla medesima strada, soul-funky-rock ruvido e passionale, mentre “This House” abbassa per un istante i toni, andando a ripescare situazioni più morbide e rilassate facilmente accostabili a reminiscenze beatlesiane; ancora funky, questa volta molto “pepperiano” nella sincopata “You Got Soul”, mentre “Frail”, traccia numero sei, ci offre una linea melodica dai tratti soffusi che si adatta alla perfezione alla calda voce del singer inglese.
Più propriamente rock, sempre però sincopata e funkeggiante, “Black Light”, che lascia quindi il posto alla cover di cui riferito in precedenza. “Nights in White Satin” è un brano che gia da par suo reca aspetti di pura passionalità e calore, tuttavia l’interpretazione di Glenn è semplicemente assoluta ed in grado di conferire un ulteriore valore aggiunto ad una melodia blues di così grande impatto.
Si prosegue con “Too High”: l’incedere è potente e scardinante, la sezione ritmica pulsa ancora una volta con grande intensità a sostenere le corde vocali dell’immenso interprete; è la volta poi di “This How I Feel”, pezzo dotato di particolare personalità che lo porta ad essere ora soffuso ed orchestrato, ora più diretto e ruvido, per poi sfociare in una parte finale tutta dedicata alla psichedelia lisergica ed orientaleggiante di chiara matrice seventies.
Il cd si chiude con “The Divine”, episodio che accompagna delicatamente alla chiusura in modo composto e delicato, evidenziando, come risaputo, la grande fede spirituale di Hughes che sin dal titolo è protagonista e motore primario del disco.

Ancora un altro prodotto valido, carico di personalità, forza espressiva e passione dunque, che cresce di ascolto in ascolto e non tradisce le attese.
Glenn Hughes è oramai da tempo una garanzia assoluta di grande qualità ed ogni sua nuova uscita beneficia di un estro artistico e di una maestria difficilmente reperibili in un mercato talvolta “plastificato” e dal profilo mediocre.
Un plauso ad un artista meritevole di grandissimo rispetto ed ammirazione, eccellente sotto il profilo umano e continuamente desideroso di offrire ai propri fans prodotti mai banali o realizzati con superficialità e faciloneria.
“True” è il soggetto principale della nostra webzine: pochi altri nel panorama odierno possono fregiarsi di questo titolo in senso assoluto e con altrettanta autorevolezza di Mr. Glenn Hughes, il mito vivente, “the voice of rock”…

Straordinario come sempre.

Tracklist:

01. The Valiant Denial
02. Steppin On
03. Monkey Man
04. This House
05. You Got Soul
06. Frail
07. Black Light
08. Nights In White Satin
09. Too High
10. This Is How I Feel
11. The Divine

Line Up:

Glenn Hughes – Voce / Basso / Chitarra
JJ Marsh – Chitarra
John Frusciante – Chitarra
Chad Smith – Batteria
Mark Kilian – Tastiere

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