Recensione: My Resurrection

Di Mauro Gelsomini - 30 Giugno 2005 - 0:00
My Resurrection
Band: Brazen Abbot
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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70

Torna a scrivere la prolifica penna di Nikolo Kotzev, e arriva puntuale il nuovo lavoro targato Brazen Abbot, a seguire il precedente studio album Guilty As Sin, del 2003, e il DVD live dello scorso anno A Decade Of Brazen Abbot DVD.

La line-up “perde” i tre Europe John Levén, Mic Michaeli e Ian Haugland, impegnati con la main band nel tour del dopo-reunion, sostituiti dagli sconosciuti Mattias Knutas (batteria), Wayne Banks (basso) e Nelko Kolarov (hammond, pianoforte e tastiere), e coadiuvati, per la prima volta nella carriera degli Abbot da un’intera sezione orchestrale di archi composta di trentun elementi dalla filarmonica di Sofia. Il livello della produzione è cresciuto ancora, confermando il talento di Kotzev anche dietro la console, e evidenziando ancor più il lato lirico del suo songwriting, ancora una volta sul modello della rock opera, interpretata da diversi vocalist. Joe Lynn Turner (Rainbow, Deep Purple, Malmsteen) in primis, forse il prediletto di Nikolo, tanto da essere stato scelto anche come frontman per i live show; Göran Edman (Malmsteen) da poco apparso su queste pagine con la nuova sensazione XsavioR; Tony Harnell (TNT, Starbreaker), tornato ormai alla ribalta del genere; ed Erik Mårtensson (Eclipse).

Più orientato all’hard rock europeo, rispetto al power del suo predecessore, My Resurrection si fa da subito easy-listening e immediato, con il flavour Rainbow/Deep Purple che caratterizza la titletrack, opener d’effetto che evoca chiare nostalgie, ma le appaga anche, essendo travolgente e anthemica come i suoi antenati, e non a caso impegna proprio Turner.
Si presentano subito anche Goran Edman e Tony Harnell, il primo con “Bad Madman” che continua a tenere alto il fattore impatto con la sua elevata cantabilità, il secondo con “Godforsaken”, in cui riecheggiano le sue interpretazioni con gli Starbreaker, al pari di “Lost”, altra heavy track che vede Tony impegnato dietro il microfono. Similmente anche Turner si diletta con sonorità più dure del solito in “More Than Money”, dove la vena nostalgica si sposta nei territori molto meno raffinati rispetto ai citati Rainbow o Deep Purple, e in maniera ancor più metallica – oserei dire quasi power – nell’arrembante “Rage Of Angels”. E’ tuttavia il lato romantico di Kotzev a regalare le emozioni migliori: “Dreams” è una ballad di gran classe cucita sull’ugola suadente di Joe, “Another Day Gone” esalta l’intensità e la drammaticità dei toni high-pitched di Harnell, “Beggar’s Lane” è una mini suite epica e cangiante, quasi progressiva, e visti i precedenti non avrebbe trovato miglior traghettatore di Edman, che si ripete nella ballatona strappaconsensi “Shades Of Grey”.
Dimentico probabilmente l’unica song ancora aggrappata alla vecchia produzione power-oriented, la semplicistica “Flyin’ Blind”, classico memorabile attacco sul refrain decisamente banale, in cui Edman sembra tornato a cantare il “trallalà” (come lo chiama qualcuno) di Malmsteen.

Le controversie (tutte ipotetiche, per carità) sono tutte da addebitare al cambiamento compositivo attuato da Nikolo, che rende auspicabile un buon ritorno commerciale rispetto ai vecchi lavori, e di sicuro avvicinerà alla band anche quelli che del power nord-europeo si erano un po’ stancati. A garanzia di questo, i grandi nomi dei partecipanti, la classe che da sempre contraddistingue il chitarrista bulgaro, e l’umiltà che lo tiene lontano dai facili esibizionismi: ricordiamoci che questo signore potrebbe tranquillamente fare shredding e mangiare allo stesso tavolo di tanti suoi esimi colleghi.

Tracklist:

  1. My Resurrection
  2. Bad Madman
  3. Godforsaken
  4. Dreams
  5. Flyin’ Blind
  6. Another Day Gone
  7. More Than Money
  8. The Shadows
  9. Beggar’s Lane
  10. Rage of Angels
  11. Lost
  12. Shades of Grey

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