Recensione: ‘N Crugu Bradului

Di Matteo Bovio - 26 Gennaio 2003 - 0:00
‘N Crugu Bradului

Per la prima volta mi trovo davanti ad un prodotto della nostrana Code666 che mi lasci parzialmente insoddisfatto. Trattasi dell’ennesima fatica dei Negura Bunget, band rumena con all’attivo 3 demo e 2 lavori in studio. Tutto quel che appartiene al loro passato mi ha sempre affascinato, in particolar modo per il loro stile inconfondibile; Sala Molska racchiudeva in sè un black metal dalle atmosfere uniche, con tocchi sinfonici completamente diversi dagli standard. Ora la loro carriera è arrivata a questo buon ‘N Crugu Bradului, album di svolta sonora netta.

I Negura Bunget non saranno certo per chi di voi cerca musica diretta e canonica: basti dire che l’intero lavoro si compone di sole 4 tracce, tutte dalla durata notevole. Ma non è solo la durata l’elemento ostico. Il loro black metal ha perso infatti gran parte della linearità che possedeva, essendo ora molto più ricercato e complesso; a momenti molto intensi si contrappongono poi continue pause, frammenti sonori d’impatto atmosferico, che talvolta però non riescono a farsi piacere.

In più di un’occasione il loro feeling malvagio viene alla luce, forte come sempre; alcuni momenti offuscano però le potenzialità sonore della band. Nella loro perenne ricerca di atmosfera infatti capita che inciampino in soluzioni banali o noiose; e anche il passaggio a suoni più tradizionali non ha certo giovato al risultato. Tutto questo, come ho già detto, va bilanciato con altre parti molto più intense e che sono segno di maturità compositiva coltivata con gli anni.

L’album poi va preso nel suo insieme, perchè la musica dei Negura Bunget non si è mai fermata a dettagli tecnici: quello che conta è soprattutto l’impressione generale, quello che ogni ascolto lascia. E anche in questo caso il discorso è il medesimo: il marchio si riconosce, c’è, ma fatica a venir fuori. La pregnanza dei precedenti lavori qui è un’ombra presente ma sfuocata. Piuttosto è molto cresciuta la vena sperimentale, che però è ancora immatura ed ingenua per essere il vero punto forte del lavoro.

Ho l’impressione che questo gruppo in qualche modo abbia fatto il classico “passo più lungo della gamba”. Hanno voluto ricercare l’evoluzione di uno stile che di per sè era già molto particolare e per quel che mi riguarda hanno fatto male. ‘N Crugu Bradului non è il classico album che fin’ora avevano sempre saputo sfornare: malvagità, atmosfera, spiritualità, sono tutti elementi ancora presenti, ma in maniera ridimensionata. Tirando le somme, un buon album, ma che non riesce a competere con un passato decisamente migliore, ma che potrà trovare favori sia dai black-metallers più puristi che tra coloro che ricercano soluzioni particolari.
Matteo Bovio