Recensione: Narconomicon

Di Emanuele Calderone - 26 Maggio 2013 - 22:59
Narconomicon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
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73

Nati a Parma nel 2008, i Whiskey Ritual rappresentano una delle giovani realtà più interessanti del panorama black nostrano. L’attitudine sfacciata e volutamente ‘cafona’, unitamente ad una discreta esperienza maturata da ciascun membro, hanno permesso ai Nostri di costruirsi una solida base di fan.

Nonostante la nascita relativamente recente, la discografia del combo si presenta già piuttosto nutrita ed è composta dall’EP ‘Black’n’Roll’, da un tribute album a G.G. Allin e da due full-lenght intitolati ‘In Goat We Trust” e ‘Narconomicon‘.

Quest’ultimo, uscito a Settembre dello scorso anno, rappresenta con buone probabilità il miglior lavoro composto fin’ora dalla band.

Musicalmente siamo di fronte ad un disco piuttosto classico, canonico: il black metal di stampo nordeuropeo viene arricchito da venature punk, che conferiscono all’opera maggior carattere e cattiveria.

Diviso in 10 brani, per un minutaggio totale di poco superiore ai 45′, ‘Narconomicon’ convince sin dalle prime battute. Già da un ascolto preliminare si può apprezzare l’ottimo lavoro svolto dai musicisti: le chitarre macinano riff che è un piacere, innalzando un muro sonoro di notevole impatto, che convince per potenza e varietà; stesso dicasi per basso e batteria, intenti a tessere un tappeto ritmico che conferisce la giusta dinamicità alle tracce.

Le canzoni suonano piuttosto bene, merito di un songwriting che, pur senza presentare spunti di particolare originalità, risulta quantomai solido ed ispirato. La qualità dei brani è abbastanza omogenea e non si notano evidenti cadute di stile, così come sono assenti picchi qualitativi chissà quanto elevati.

Scorrendo la tracklist, gli episodi che maggiormente colpiscono sono quelli più ‘in-your-face‘: è da questi che emerge quell’attitudine punk a cui si faceva riferimento in apertura. Sono pertanto canzoni come ‘Fin du siécle‘, ‘Lo-fi Attitude‘ e ‘Over the Edge‘ a convincere di più.

A decretare la buona riuscita finale del prodotto ci pensa anche un mixaggio di buon livello: la qualità dei suoni è pressoché perfetta e tutti gli strumenti risultano ben udibili.
La copertina, in linea con la musica proposta, risulta azzeccata, sia per le tonalità cromatiche sia per il soggetto ritratto.

Un prodotto di qualità dunque, che riconferma il buono stato di salute dei Whiskey Ritual. ‘Narconomicon’, con ottime probabilità, non passerà alla storia per essere il disco più originale di sempre, ma rimane comunque un esempio di black metal di buona fattura.

Emanuele Calderone

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