Recensione: Necroshine

Di Nicola Furlan - 2 Febbraio 2006 - 0:00
Necroshine
Band: Overkill
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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85

Il materiale proposto dagli Overkill con “Necroshine” è qualcosa di inaspettato, un disco carico di elementi e soprattutto alla portata di tutti, old e new thrashers perchè dinamico nel suo aspetto compositivo e di grande impatto sonoro.

La presentazione è compito della title track “Necroshine”: una frustata, violenta e da brivido, ali svolazzanti e sibili di artigli che violentano sanguinosamente i padiglioni uditivi dell’ascoltatore in un turbine di silenzi spettrali e rivoltamenti dell’anima. Riff tecnici, potenza senza risparmio per poi inoltrarsi secondo dopo secondo nel più dinamico ed attuale puro Thrash come ormai non se ne sentiva da anni. Una campionatura iniziale che lascia esterrefatti si trasforma attraverso le lame vocali di Blitz in pura adrenalina devastante. Tim Mallare dietro le pelli “scalpite” a vivo è una vera macchina sempre in linea con l’elasticità dei riffs e con la battuta ritmica di D.D. Verni.
A primo impatto “My December” potrebbe riecheggiare antiche sonorità Pantera, e non a torto a tali può essere associato, una song quindi molto coinvolgente e di grande aiuto per scaricare un pò di energia soprattutto in sede live.
Pesanti echi di power old thrash, ma attualizzati, caratterizzano una classica “Let Us Prey” che forse, chirurgicamente parlando, avrebbe potuto essere un tantino più curata dal punto di vista della fantasia compositiva presentando di fatto un po’ di sterilità strutturale data la riconoscibilissima maternità dei lavori thrash di fine anni 80.
“80 Cycles” invece riesplode nuovamente in un thrash cantato in maniera particolare da una alternanza vocale di Blizt che oscillando dà sfoggio di tutto il suo bagaglio. E’ notevole infatti come il singer alzi ed abbassi i toni della voce riuscendo a plasmare di fatto la musica a suo piacimento, ma mantenendone i caratteri fondamentali che accompagnano l’intero album.
L’attacco Bay Area della successiva “Revelation” si plasma a sottili richiami Thrash Core alternati a puro Thrash ed a cori “dolcemente femminili” (…Ms. M. Ellesworth) cui si aggiungono, ad oliare ulteriormente la macchina dinamica spara riff, due dotatissimi Comeau e Marino.
Fino a dove ci si può spingere con coraggio nel 1999 lo dimostra anche se per pochi secondi la successiva “Stone Cold Jesus” che direttamente da Kill’Em All sembra riprendere il tocco personale e ritmico di Cliff Burton per poi riposizionare l’ago magnetico su graffianti ed accattivanti proposte classicamente Overkilliane.
L’apettativa continua a mantenere alta l’attenzione song dopo song ed ecco allora che ti viene propinata una certa “Forked Tongue Kiss”, terrificante e stridula spremitura di graffianti e moderni riffs che con il thrash non possono che vivere un rapporto estremo.
Riempimento di spazi e tempi può essere il compito individuale di “I’Am Fear”, un muro per la pienezza del sound che propone, sovrapposizioni di cantato senza un attimo di respiro, cambi di ritmo per una predominante percentuale di Power Thrash in cui “scappa” dalle mani di D.D. Verni il plettro a favore di qualche spiazzante “slappata” solitaria e furtiva, piacevole senza ombra di dubbio nonché forse inaspettata da un bassita con il suo passato.
Oscura e nascosta, cadenzata e melodica, rockeggiante vecchio stile spruzzata di dark color per la gioia di fan con qualche annetto di più sulle spalle, così si presenta all’ascoltatore “Black Line” ed effettivamente nemmeno qui si possono obiettare passi falsi dal punto di vista della scelta di una song così strutturata perché pure questa è oggettivamente in linea con la filosofia del disco: elastica, fischiettata, “grezzamente” rock e tirata all’estremo nella middle part.
Si chiuda allora con “Dead Man”: Thrash romantico per il sapore che deve essere lasciato all’ascoltatore in memoria di questo Necroshine. Doppia battuta e bacchette incontrollate per fantastici amanti dell’headbanging più sfrenato, ma che fornisce attimi di riflessione sufficienti per apprezzare le rallentate battute, gli stacchi e quei fantastici tratti incontrollati di matrice newyorkese.
In conclusione possiamo lodare un gruppo che ha davvero la capacità di adattarsi “metamorficamente” al passare del tempo senza snaturasi, ma senza neppure cadere nella banalità della memoria patetica di chi cocciutamente spesso sbatte la testa contro il muro per far vedere che ha per forza ragione della storia attraverso quello che fa.
Invece Blitz e soci non fanno sconti, continuano per la loro strada e spaccano ancora, coerentemente con la loro storia evolutiva sfondano il passato anche se morto, lo rendono vivo pungendo energico veleno in volo con il loro tagliente sound Thrash che la loro svolazzante immensa creatura è ancora capace di iniettare.

– nik76 –

Tracklist:
01- Necroshine
02- My December
03- Let us Prey
04- 80 Cycles
05- Revelation
06- Stone cold Jesus
07- Forked tongue Kiss
08- I am Fear
09- Black Line
10- Dead Man

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