Recensione: Negative Monoliths

Di Daniele D'Adamo - 8 Gennaio 2015 - 19:42
Negative Monoliths
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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70

Un’altra storia di passione, amore e indistruttibile attitudine per l’ala più oltranzista del metal. Quella che a volte separa black, thrash e death, ma che a volte li unisce nella lotta contro il metal cosiddetto ‘convenzionale’.

Una storia intitolata Eternal Sex And War che comincia quando, nelle fredde terre dell’italico Nord-Ovest – anno 2007 – Thorshammer (voce, chitarra) e Gornhar (batteria), scelgono di tuffarsi nelle pieghe dell’underground alla ricerca delle influenze genuine che hanno ‘dato il la’ al metal estremo.

Dopo la pubblicazione del debut-album “Abuse Or Be Used”, nel 2010 Dr. Faustus prende il posto di Rayback al basso, stabilizzando così la line-up sì da creare i presupposti per la realizzazione del secondo full-length, “Negative Monoliths”, uscito da pochi mesi sotto l’egida della Quality Steel Records.   

Più su si è accennato non casualmente all’unione dei tre generi più cattivi del metal. Gli Eternal Sex And War, infatti, definiscono il proprio stile con una sintesi assoluta: ‘evil metal’. Due parole, una frase, per disegnare nella sua completezza l’universo musicale del malvagio trio. Incurante di mode, contaminazioni, evoluzioni, progressioni. Concentrato nell’unico obiettivo prefigurato all’inizio della loro storia. Quello, cioè, di stringere quanto più possibile le corde attorno al nucleo primordiale che, trent’anni fa, diede origine ai getti di gas interstellare dai quali si sono poi addensati black, thrash e death.

Il risultato di tutto questo, malgrado l’apparente complessità della genesi, è un sound davvero poco comune, oggi. Un sound paragonabile in un certo qual modo a quello dei mostruosi Anaal Nathrakh, anche se i Nostri pigiano sull’acceleratore con parecchia forza in meno dei britannici, lasciando che s’intrufolino, nella rotazione dei gas propulsivi, anche delle molecole di doom; quando – e non sono pochi i momenti – il numero dei BPM cala vertiginosamente (“Hallucinated By The Ungod Of Exile”). Anche se, mai dimenticarlo, Eternal Sex And War sono una poderosa macchina da guerra che, non appena la velocità diverge grazie al salto energetico provocato dai blast-beats, mirano esclusivamente a strappare l’apparato uditivo di chi ascolta (“Endless Dogmatic Demolition”).

La produzione, minimale e grezza come la carta di vetro a grana grossa, se di primo acchito appare demodé, in realtà s’identifica come un valore aggiunto al sound di Thorshammer e compagni; tale da rendere il sound stesso agile, snello, ma dannatamente urticante, da strappare le carni con le sue rotanti propaggini aguzze.   

Come da impostazione filosofica, la natura dell’Opera la rende inevitabilmente destinata a navigare a mo’ di sottomarino di profondità nelle scure profondità oceaniche dell’underground. Se le song di “Negative Monoliths” non compariranno nella programmazione delle più gettonate radio mainstream, poco male. Anzi, bene!  

Onore agli Eternal Sex And War e alla loro incrollabile fede nel metallo. In quello… ‘evil’!

Daniele “dani66” D’Adamo

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