Recensione: Never Enough

Di Stefano Ricetti - 20 Ottobre 2005 - 0:00
Never Enough
Band: The Pythons
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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78

Come non si stanca mai di ribadire il buon Pino Scotto, e ne convengo al 100%, spesso il gruppo che abbiamo sempre ricercato l’abbiamo sotto la porta di casa, senza dovercelo per forza far propinare da qualche major d’oltre frontiera. Considerando poi la situazione attuale nella quale versano Stati Uniti e Inghilterra riguardo le nuove leve HM/HR, la frase di cui sopra è ancora più veritiera.

 I milanesi The Phytons giungono alfin, grazie all’etichetta Valery Records, al debutto discografico tanto agognato, dopo la solita trafila fatta di demo (In The Rain nel 2001 e Four Stones nel 2003). A livello live, la band si è distinta per le proprie performance, tremendamente professionali.

Never:Enough è un concentrato di hard rock alla Bon Jovi, Gotthard, Bonfire e gli Skid Row più melodici. Chi è fan di queste quattro band non può prescindere dall’acquisto di questo Cd. I pezzi sono tutti di standard elevato: tanto per capirci non ho trovato i classici tappabuchi per arrivare a settanta minuti di musica da scimmiottare poi come fumo negli occhi. Tre brani del demo Four Stones sono stati in questa sede riproposti e migliorati: sto parlando di Black Stone, Shadows e la ruvida Texas Queen.

Le nuove composizioni sono assolutamente all’altezza delle predecessori, a partire dall’opener Up to U, sufficientemente modernista senza rinnegare la tradizione rock ‘n’ roll originaria. Non mancano episodi tipicamente heavy come My Shelter ed Away (brano a la Megadeth apparentemente atipico per un disco del genere), incursoni hard rock poco attente alla stretta tradizione come Back To Life e canzoni melodiche come No More Answers e l’acustica Just A Song.

Insomma, come avrete capito, i nostri si sono sforzati di generare una proposta tipicamente hard rock senza però privarsi di qualche intuizione appartenete ad altri generi, osando il giusto, riuscendo a concepire un lavoro personale, senza per questo rinnegare i padri sopramenzionati, cosa che fa loro sicuramente onore.

Stefano “Steven Rich” Ricetti                                   

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