Recensione: New Order Of The Ages

Di Daniele D'Adamo - 7 Agosto 2014 - 0:01
New Order Of The Ages
Band: Reciprocal
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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78

 

Che il technical death metal sia un genere piuttosto elitario si sa. Rifferama intrecciati in maniera complicata, spesso di ardua lettura, pattern di batteria mutevoli ogni secondo, guitar-solo rapidissimi e intrecciati, linee di basso mobili ed elaborate, voce che segue percorsi apparentemente lontani dal resto del pacchetto. Per non dire delle composizioni, veri e propri raccoglitori di ogni bendidio che riguardi accidenti e alterazioni musicali. Uno stile apprezzato dagli intenditori, insomma, forse attratti dalla tecnica più che dall’arte. E che, di conseguenza, ha tenuto lontano da sé i normali fruitori del metal estremo, magari più portati al pogo e all’heabanging che alla… meditazione.   

Sfatare questo mito dell’astrusità senza modificare i dettami fondamentali del genere non è facile, però, e difatti non sono stati poi molti coloro che si sono distinti per aver avuto un approccio un po’ meno conservativo alla questione. I Reciprocal, tuttavia, hanno scelto questa strada irta di difficoltà ma ricca di spunti interessanti, e ci hanno provato con “New Order Of The Ages”. Secondo album di una carriera cominciata da Jacob Enfinger (voce) e Andy McLeod (chitarra) nel 2007 in quel di Hollywood. Secondo album in realtà realizzato l’anno scorso come autoproduzione ma solo ora assurto a dignità commerciale grazie alla label specializzata Lacerated Enemy Records, che ha avuto il merito di portare via l’opera dal dimenticatoio.
 
Con ciò non bisogna aspettarsi che “New Order Of The Ages” sia un lavoro di facile ascolto, leggero, adatto per rompere la noia di qualche ora vuota per poi esser messo da parte. Al contrario, la componente tecnica che caratterizza così pesantemente il technical death metal, appunto, mantiene la sua robusta rilevanza all’interno di un sound arduo da tirar giù. In antitesi con il trend ormai tradizionale che esige un contenuto energetico non particolarmente elevato, per il technical – appunto per non soffocarne gli arzigogolati passaggi – , i Reciprocal spaccano letteralmente la schiena. Un sound quindi possente, ricco di watt, trascinante e pieno, che riesce a coniugare nel modo migliore potenza e tecnica, senza che l’una sopravanzi l’altra. Bravura esecutiva da raffinati cesellatori e brutalità da battitori da baseball insieme, insomma. Anche perché, soprattutto in certi passaggi ‘suinici’ di Enfinger, l’aridità del suo inhale fa venire concretamente in mente, e non a caso, proprio il brutal death metal.    

Inoltre, i quattro californiani hanno il merito, senz’altro non originale tuttavia efficace, di intervallare le song vere e proprie da cospicui intermezzi ambient. Oltre a creare una malsana atmosfera in cui paiono emergere le peggiori pulsioni dell’essere umano, infatti, queste pause aiutano il processo di digestione della musica, alleggerendo la pressione fisica ma soprattutto mentale. E lasciando intatto quel particolare gusto per l’ascolto che, magari, un insieme troppo compatto di canzoni può azzerare. Non è solo questo a rendere piacevole “New Order Of The Ages”, comunque. Una buona dose di merito va  ai brani stessi, la cui logica compositiva è sempre discernibile con facilità e che non esagerano oltremodo nell’inzuppare gli spartiti in decine e decine di note. Basti prendere, per esempio, la massiccia, imponente, travolgente “New Order Of The Ages”, per rendersene conto. Un mid-tempo ricco di dissertazioni dal tema così come da enciclopedia dello stile, dotato di una pesantezza mostruosa, rara da rilevare in altre realtà che bazzicano lo stile medesimo. Se si passa alla stupenda “RIP (Memento Mori)”, poi, si percepisce chiaramente che il technical death metal possa permettersi di essere anche melodico senza perdere nemmeno un grammo della propria identità.

In un ambito musicale al momento in fase di leggera stagnazione, onore ai Reciprocal che, senza stravolgere nulla, con “New Order Of The Ages” hanno portato una ventata di aria fresca. Bravi!

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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