Recensione: Night of the Stormrider

Di - 14 Maggio 2002 - 0:00
Night of the Stormrider
Band: Iced Earth
Etichetta:
Genere:
Anno: 1992
Nazione:
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75

“Night of the Stormrider” è  il secondo disco degli Iced Earth, pubblicato per la Century Media. Il gruppo di Jon Schaffer con l’omonimo album di debutto non aveva ottenuto l’approvazione desiderata, poichè il loro sound venne etichettato come un genere metallico ormai antiquato.
D’altronde da uno come Schaffer che era cresciuto ascoltando band come Judas Priest, Iron Maiden e Saxon cosa ci si poteva aspettare??

E qui per la prima volta nella ormai più che decennale carriera degli Iced Earth, Jon dimostra che se ne frega del music-bussiness continuando a suonare il genere che più gli piace senza cedere alle tentazioni del denaro e delle vendite facili.
Il sound resta quell’incontrollabile power/thrash che tanto deve alle grandi band dell’Heavy Metal e della NWOBHM, ricco di carica e potenza, velato da quelle tinte oscure che hanno sempre contraddistinto l’operato del gruppo floridiano.
Al momento della sua uscita nel 1992, fu accolto così tiepidamente che Jon decise di congelare gli Iced Earth per ben 3 anni.
Questa di tutte le situazioni negative che gli Iced Earth si sono trovati ad affrontare durante la loro carriera, è  stata  sicuramente la più difficile.

“Night of the Stormrider”, presenta quelle melodie ricche di atmosfera presenti sempre negli album del combo floridiano, ma anche quelle sfuriate più thrash oriented che hanno da sempre segnato i riff di Jon Schaffer.
La voce, lontana anni luce dalla carica e dal timbro caratteristico di Matthew Barlow, attuale cantante del gruppo, si avvicina di più agli scream di Rob Halford, pur essendo molto più acida nella maggior parte dei casi.

Le composizioni di questo lavoro presentano molteplici sfaccettature, proprio come l’opener “Angels Holocaust”, che inizia con un connubio di coro e tastiere dal sapore da apocalisse imminente, poi con l’entrata della voce le chitarre acustiche tessono riff pacati e melodici. Ma è solo un’impressione, infatti poco dopo le chitarre iniziano a snocciolare riff secchi che accompagnano lo scream di Seymour.
“Stormrider” è caratterizzata come la precedente dalla presenza di riff con le chitarre acustiche, poi spazzate via dall’irruenza della batteria.

Tra le canzoni di quest’album quelle che dovrebbero essere annoverate per l’intensità e per l’energia in grado di sprigionare, ci sono canzoni come “Pure Evil”,”Mystical End” e “Travel in Stygian”, tutt’oggi ancora proposte nei lunghissimi show live del gruppo, proprio per la loro presa sui fan.

La prima con quel riff tipicamente thrasheggiante, sostenuta e potente, si trasforma a tratti in una canzone più intimista  per poi ripartire cadenzata come all’inizio.
“Pure Evil” è una canzone che è basata su di una struttura piuttosto complessa a livello di riff, che sono tuttaltro che banali. Con un sound a tratti marcatamente priestiano. 
“Mystical End” veloce ed incalzante con un riff molto più votato alla band di Steve Harris in questo caso, magnetico e dal forte impatto. Rallentata a tratti ma comunque sconvolgente con quel solo fortemente caratteristico.
L’ultima traccia del disco “Travel in Stygian” è sicuramente una delle migliori dell’album, oscura e dinamica, riff granitici accompagnati in alcuni frangenti dalle tastiere, liriche in scream forzato dal sapore molto acre, un tempo portante coinvolgentissimo, rallentato nella parte centrale ma comunque molto intenso e sofferente.

Il motivo per cui il voto, benchè sia molto positivo, non è quello che si assegna ad un capolavoro, è da attribuire a due fattori, che non sono riconducibili alla qualità del materiale che è davvero buono.
Il primo motivo per cui l’album non convince del tutto è legato ad una produzione che in più occasioni perde di potenza, dando alle chitarre un suono poco deciso.
Il secondo motivo è che alla voce ancora non c’è Barlow, e questo non è cosa da poco conto. Infatti le canzoni dei primi  album del gruppo, riproposte con Matthew alla voce assumono contorni totalmente nuovi.
Per rendersene conto si faccia riferimento al monumentale live “Live in Athen”, composto da 3 adrenalinici cd.

Canzoni grandiose e potenti molto Heavy, un album ingiustamente sottovalutato al momento della sua pubblicazione, e ora da rivalutare.
Per i fan del gruppo pubblicazione fondamentale.

Francesco “madcap” Vitale

 

Angels Holocaust
Stormrider
The Path I Choose
Before The Vision
Mystical End
Desert Rain
Pure Evil
Reaching The End
Travel In Stygian

 

 

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