Recensione: Nightmares In The Waking State – Part. I

Di Daniele D'Adamo - 28 Novembre 2015 - 16:40
Nightmares In The Waking State – Part. I
Band: Solution .45
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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I Solution .45 esistono dal 2007, ma da allora la loro produzione discografica non è stata eccelsa: due demo (“Demo”, 2008; “Demo Teaser”, 2008), due single (“Clandestinity Now”, 2009; “Perfecting The Void”, 2015) e due full-length (“For Aeons Past”, 2010; “Nightmares In The Waking State – Part. I”, 2015).

Proprio quest’ultimo lavoro, appena uscito, rappresenta quello che avrebbe dovuto essere un album doppio, poiché le canzoni scritte dal combo di Skövde successivamente a “For Aeons Past” erano in numero sovrabbondante rispetto a quelle necessarie per completare un CD. Il contrasto d’idee creatosi con l’AFM, tuttavia, ha portato al compromesso di suddividere in due parti “Nightmares In The Waking State”: una per quest’anno, una per l’anno prossimo (“Nightmares In The Waking State – Part. II”).   

I Solution .45, storie contrattuali a parte, già dagli esordi si sono contraddistinti come alfieri del classico death metal melodico di estrazione svedese. Una band dai mezzi tecnici notevolissimi, ma mancante – perlomeno come ha mostrato “For Aeons Past” – di quella spinta in più rispetto alla media per emergere dai marosi dell’affollato mercato discografico metallico.

Pur mantenendo intatta tale filosofia musicale di base, con “Nightmares In The Waking State – Part. I” Christian Älvestam e compagni paiono aver voluto allineare il sound alle più moderne proposte di melodic death metal. Incuneandosi, così, nelle strette maglie di quello che viene definito comunemente melodeath o modern metal, sorta di gothenburg metal più o meno depotenziato rispetto alle origini dello swedish death metal stesso. Uno stile che ormai comprende più di un gruppo, peraltro di livello più che buono come The Stranded, Rifftera, Destrage, Rise To Fall e Disarmonia Mundi.

La spiccata attitudine dei Nostri ad abbeverarsi a questa fonte d’ispirazione la si percepisce immediatamente, sin dall’opener “Wanderer From The Fold” dove, successivamente al routinario incipit ambient, si dipana un ritmo veloce, scoppiettante, ovviamente distante dagli eccessi dei blast-beats. La melodia, oltre alla potenza, è la chiave di volta del sound. La bravura di Älvestam, vocalist ricco di personalità e duttilità, assieme a quella della coppia d’asce Patrik Gardberg / Jani Stefanović, regala attimi d’intensa melodiosità, specificamente in occasione del refrain, abbellito – pure – da morbidi tappeti di tastiera. Qualche campionamento cyber della voce qua e là, inoltre, dona al tutto quel sapore futuristico che disegna la modernità del progetto. “Perfecting The Void”, che è anche il singolo del platter, comincia in maniera assai aggressiva e possente, reiterando le caratteristiche anzidette ma pigiando ancor di più il piede sull’acceleratore melodico per raggiungere, con il refrain, un irresistibile livello di ruffianeria catchy. Ruffianeria intesa nell’accezione migliore del termine, poiché la clamorosa orecchiabilità del brano non risulta mai né pomposa, né stucchevole.     

E qui, quasi come da copione, prendendo a riferiimento il ridetto “For Aeons Past”, emerge il difetto presumibilmente insanabile dell’act scandinavo: la continuità di songwriting. Se tutti gli altri pezzi di “Nightmares In The Waking State – Part. I” fossero allo stesso livello artistico dei primi due, si potrebbe tranquillamente definire il medesimo come un capolavoro. Così non è e, pur proseguendo su una strada ricca comunque di gusto e di buone canzoni, la spaventosa concentrazione di classe compositiva presente all’inizio perde via via di consistenza, fra chorus troppo fiacchi (“Bleed Heavens Dry”) e, addirittura, lenti non particolarmente profondi (“Second To None”).

Ottima, nuovamente, la chiusura, con le  formidabili orchestrazioni della suite progressiva “I, Nemesis”. Un’evidente dimostrazione che nel DNA dei Solution .45 c’è, in canna, il Grande Colpo. Ma che, per spararlo, occorre ancora un po’ di allenamento.

Alla parte seconda, allora.

Daniele D’Adamo

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