Recensione: Nine

Di Eugenio Giordano - 20 Maggio 2004 - 0:00
Nine
Band: Platitude
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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62

Secondo disco per gli svedesi Platitude, ero già rimasto colpito dal loro esordio che seppe distaccarsi in maniera concreta dallo stile imperante del power nordico scegliendo soluzioni innovative puntando su un song writing piacevolmente atipico e spiazzante. Questo “Nine” supera largamente il risultato raggiunto col debutto e mostra una maturazione artistica indiscutibile.

Se dovessi riassumere questo platter in una parola, direi: “creativo”. Finalmente siamo al cospetto di una band capace di suonare senza preconcetti e senza subire il condizionamento degli act centrali del panorama power europeo, cercando un sound personale e intelligente. Questo “Nine” è un disco piacevolmente ibrido che spazia agilmente tra progressive e power senza mai ripetersi o annoiare l’ascoltatore ma mirando con ambizione a trovare soluzioni nuove e strutture inedite da proporre con coraggio. A differenza del precedente cd i Paltitude hanno puntato su un sound più energico e meno dipendente dal souno delle tastiere, la sezione ritmica appare molto più sviluppata e curata rispetto al passato. Ottime le chitarre ritmiche che dominano ogni pezzo del disco senza lasciare dubbi sulla bontà del talento di questi ragazzi, come molti loro colleghi anche questi svedesi appaiono tecnici e preparati generando composizioni elaborate ma mai prolisse e certamente apprezzabili anche da chi non ama il progessive puro. La produzione, come tradizione nordica, rasenta la perfezione offrendo ai Platitude una energia inesauribile e la potenza necessaria per essere amati anche dai più esigenti tra di voi. Non siamo di fronte a un disco semplice ma sono dell’idea che le scelte compositive operate dalla band si riveleranno vincenti contribuendo ad aumentare il loro seguito.

Il disco incomincia nella maniera migliore con brani dinamici e cambievoli come “Dark mind” e “Trust”, composizioni in bilico tra prog e power metal oscuro che possiedono un appeal intelligenete e ambizioso. Le soluzioni ritmiche di “Oblivion” fondono anime divergenti della scena europea ricordando i Nocturnal Rites ma anche Vanden Plas e Lanfear più recenti. Belle le melodie vocali di “Haleyon days” che non deluderanno gli ascoltatori più esigenti senza però rinnegare la potenza delle chitarre che è posta a comune denominatore di tutte le canzoni del disco. Più energica e sperimentale “Catch 22” propone strutture asimmetriche dal grande spessore tecnico e ripropone parti progressive alternate a melodie vocali avvolgenti. Bellissime “Avalon farewell” e “Skies of xenon” rappresentano l’evoluzione dello stile dei Platitude proponendo ritmiche cambievoli e strutture dinamiche da assimilare ascolto dopo ascolto senza mai annoiare. Con “Falling” e “Aeronautica” i nostri si cimentano in composizioni decisamente progressive dimostrando di aver raggiunto un apice compositivo davvero invidiabile e una personalità artistica indiscutibile. Le conclusive “Endless” e “Starlight” continuano sulla falsa riga delle precedenti alternando spunti power e ritmiche oscure dal grande fascino artistico.

A conti fatti i Platitude hanno veramente dimostrato di non appartenere al calderone power ormai sovraffollato e artisticamente sterile. Prestate la massima attenzione a questi ragazzi perchè senza dubbio hanno molto da dire e parecchie idee innovative da proporre.

1. Dark Mind  
2. Trust  
3. Oblivion  
4. Haleyon Days  
5. Catch 22  
6. Avalon Farewell  
7. Skies Of Xenon  
8. Falling  
9. Aeronautica  
10. Endless  
11. Starlight   

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