Recensione: No Blood, No Glory

Di Elisa Tonini - 17 Gennaio 2018 - 0:00
No blood, No Glory
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2016
Nazione:
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68

Pimeä Metsä. Gruppo finlandese? No. Dietro al nome in finlandese si nascondono dei musicisti spagnoli. Il lato “caliente” iberico è messo al servizio di un metal melodico, epico e potente ispirato (come anticipato dal nome stesso della band) dai miti nordici e dal retaggio pagano.

I Pimeä Metsä (“Foresta Oscura” in finlandese) si formano sul finire del 2006 a Madrid ma è nel febbraio del 2010 che fu rilasciato “Beneath The Northern Lights” il loro primo demo ed a fine del 2013 uscì il loro primo album intitolato “Legacy of the Heathen North”. Il primo album dei Pimeä Metsä presentava una produzione ruvida e musicalmente risultava pervaso da una forte sensazione di ‘derivativo’.

Nelle tracce erano evidenti le ispirazioni legate ai Finntroll ed ai Månegarm e le abbondanti atmosfere tastierose rimandavano parecchio a quelle di di “Vozrozhdenie” degli Arkona ma anche a quelle di “Suden Uni” dei Moonsorrow. In “Legacy of the Heathen North” vi era tuttavia qualche spunto interessante, su tutti i pregevoli assoli di chitarra.

Come si sono evoluti i Pimeä Metsä nel corso degli anni? Con il presente “No Blood, No Glory”, il loro secondo full-lenght, bisogna subito notare che la produzione è migliorata notevolmente, così come il sound in sé: un sound che si è fatto più ricco, multisfaccettato nelle sfumature e negli arrangiamenti. Un sound che è divenuto decisamente più granitico, a tratti vicino a quello degli Amon Amarth, e contemporaneamente le tracce presentano in generale una maggiore velocità. tutto questo rende il gruppo in un certo senso più vicino ai Children Of Bodom, ma anche agli Ensiferum.

La deriva Finntrolliana è invece accantonata un po’ in tutto il disco, tranne in “Call to Arms”, canzone che presenta, vicino all’animo vichingo, delle tonalità celtiche. Questa anima celtica risulta evidente nell’intro “Hávamál”, nell’ intermezzo “Alba Gu Brath” ed è a tratti avvertibile anche in altri frangenti del disco, specialmente in “Nothing Can Stop Our Strike”.

Lo spirito battagliero e fiero delle tracce è creato anche tramite atmosfere a tratti sognanti e avventurose, a tratti sinfoniche e riflessive, Atmosfere che però risultano sempre estremamente raffinate grazie al sapiente uso delle tastiere e degli strumenti tradizionali.

Come nel precedente, album anche in “No Blood, No Glory” si fanno notare i pregevoli e taglienti assoli di chitarra, ma anche la sezione devastante ritmica. Su tutto vanno però evidenziati la prova al microfono di “Angel Flores”, veramente sentita ed abrasiva, e anche i suggestivi cori.

In particolare le tracce che si fanno notare per potenza, complessità strutturale ed ispirazione sono “Grendel (Beowulf’s chant I” per brutalità ed epicità, “Thunder God” per la sua vena malinconica e la già citata “Nothing Can Stop Our Strike” per l’entusiasmo.

“No Blood, No Glory” nelle sue totalità e composizioni non è quello che potremmo definire un album originalissimo ma è un lavoro solido, coerente e suonato bene. Ciò lo rende complessivamente un lavoro più che discreto. Colpisce poi la convinzione e l’entusiasmo che i Pimeä Metsä infondono nella musica proposta, dotata fra l’altro di una buona potenzialità live.”No Blood, No Glory” è uno di quei dischi che potrebbe fare la gioia dei più accaniti fan delle sonorità nordiche, vichinghe.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

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