Recensione: No One’s Words

Di Angelo D'Acunto - 27 Ottobre 2008 - 0:00
No One’s Words
Band: Ephrat
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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75

Provenienti dallo stato d’Israele, gli Ephrat giungono all’esordio con questo
No One’s Words, con il quale si conquistano da subito gli onori di far parte del
roster della celebre label InsideOut Music. Più che gruppo, in questo caso, si
può parlare di semplice one-man band nata dalla mente del polistrumentista Omer
Ephrat
.

Mixato e masterizzato da quel genio di Steven Wilson (Porcupine Tree),
No One’s Words è un disco che racchiude al suo interno elementi progressive sempre
a cavallo fra il metal più moderno e il rock di matrice settantiana. Per quanto riguarda
i testi contenuti al suo interno, sono tutti legati ad un concept riguardante i
momenti difficili che possono capitare nella vita di ciascun essere umano.
Atmosfere piuttosto cupe e malinconiche dunque, che ritroviamo durante tutto lo
scorrere della tracklist. Oltre al lavoro di Wilson svolto dietro al mixer,
troviamo altri due special guest di eccezione che rispondono ai nomi di Daniel Gildenlöw
(Pain Of Salvation) e Petronella Nettermalm (Paatos), i quali non si
limitano solamente ad offrire la propria voce per il progetto di Omer,
ma collaborano attivamente anche alla fase di scrittura dei pezzi.
L’inizio è affidato a The Show, traccia di dieci minuti circa
caratterizzata dagli innesti prepotenti di elettronica, seguiti
dalle aperture più furiose ad opera delle chitarre che lasciano spazio,
successivamente, ad inserti di flauto e chitarra acustica evocativi e dal netto
sapore etnico. La
più introspettiva Haze si lascia apprezzare per le atmosfere più oscure e malinconiche che
sorreggono perfettamente la voce soave di Petronella Nettermalm, a volte
filtrata dal distorsore, che la rende quasi distante e in qualche modo distaccata
dal lavoro compiuto dai restanti componenti della band. La successiva Better
Than Anything
è caratterizzata dalle eleganti melodie arabiche che si insinuano
quasi timidamente nei frequenti cambi di tempo dettate dall’ottimo operato della sezione ritmica. Se la strumentale e travolgente
Blocked mette in
mostra tutte le doti tecniche degli strumentisti coinvolti, guidate
dall’eccellente lavoro della batteria di Tomer Z (Blackfield), la successiva
The Sum Of Damage Done punta i riflettori sulla prestazione vocale
Daniel Gildenlöw, ottima e ben combinata con le aperture più semplici e immediate ad
opera della chitarra di Omer. La conclusione arriva con Real, lunga suite di
diciotto minuti circa caratterizzata da un sound a cavallo fra il prog rock di
matrice settantiana e il metal più moderno, alternandosi continuamente fra virate nettamente più
commerciali e sfuriate elettriche più violente. Resta da citare, infine,
l’ottima prestazione vocale del singer Lior Seker, il quale si mette in bella
mostra con un cantato caldo ed evocativo che non ha nulla da invidiare a quello
che è l’operato dei due special guest presenti all’interno del
disco.

Resta poco da aggiungere, se non la conferma dell’ottimo lavoro dietro al
mixer di Steven Wilson, capace di dare il giusto valore ai suoni di ogni
singolo strumento. Per il resto No One’s Words può essere considerato come
l’ennesimo colpo messo a segno dall’infaticabile InsideOut Music, sempre attivissima
sia nel confermare il valore di gruppi più blasonati, sia nel dare la giusta
visibilità alle piccole realtà che sapranno imporsi sul mercato musicale nel prossimo
futuro.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

1 The Show
2 Haze
3 Better Than Anything
4 Blocked
5 The Sum Of Damage Done
6 Real

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