Recensione: No Song For A Non Generation

Di Fabio Vellata - 29 Maggio 2011 - 0:00
No Song For A Non Generation
Band: The Sovran
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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70

“Non è strettamente necessario provenire dalle terre scandinave, per realizzare un po’ di buon rock n’roll.”

Affermazione piuttosto veritiera quella contenuta nella biografia degli italianissimi The Sovran, ruvida rock band in circolazione già da qualche tempo (1997 l’anno di fondazione) che giunge, dopo la consueta serie – invero corposa – di demo ed autoproduzioni, al disco di debutto per logic(il)logic.

La musica proposta dal quartetto veneto/pugliese è, in effetti, un buon hard n’roll venato di punk, dall’anima schietta e priva all’apparenza di particolari strutturazioni, che s’inserisce con discreto successo in scia ad alcuni nomi di spicco della scena nordica, Hellacopters, Gluecifer, Turbonegro e primi Hardcore Superstar su tutti. Realtà, supponiamo come gli stessi The Sovran, devote in larga misura ai precursori assoluti del “rock in your face”, identificabili da sempre in Motorhead e Ramones.
Poca voglia di perdersi in chiacchiere ed un bel po’ di sostanza insomma. Un credo stilistico che genera un approccio musicale basato su accordi di chitarra veloci e scattanti, a supporto di trame per lo più semplificate e di ritornelli robusti e corali, cui non possono mancare doti d’orecchiabilità ed immediatezza.

Regole semplici che i The Sovran, forti di un’esperienza consolidata dagli anni, paiono aver appreso ampiamente e messo a frutto, proprio come confermato dal debut “No Song For A Non Generation”.
Conciso e diretto sin dalla copertina, il disco garantisce tutti gl’ingredienti della ricetta “tipo”, non tralasciando nulla al fine di apparire degno epigono del filone scandinavo. Brani dal minutaggio contenuto, con il tipico rifferama infuocato e ritmiche esuberanti dall’evidente taglio “live”, pronte ad accendere refrain urgenti e d’impatto, urlati a piena voce.
Una miscela forse addirittura un po’ scontata, tanto da presentare alcune insidie e controindicazioni: con un’applicazione troppo fedele e sprovvista di qualche minima goccia di personalità, il rischio di risultare banali ed insipidi è, difatti, dietro l’angolo.
Fortunatamente, il quartetto ci mette anche qualcosa di “proprio”, utile nel caratterizzare almeno in parte una proposta dai canoni altrimenti troppo standardizzati e comuni. La ricerca, di quando in quando, di atmosfere più ragionate e sottili rispetto allo scarno e selvaggio rock n’roll di base, aiuta nel fornire carattere ed un valore artistico che non sappia troppo di già sentito ed ordinario.

Descritti con un paragone spericolato dallo stesso leader Captain T., come un incrocio in cui i Motorhead incontrano i Killing Joke, la musica del quartetto offre effettivamente qua e là, impressioni che potrebbero accostarsi alla definizione di una band che pigia in modo forsennato sull’acceleratore, pur mostrando la capacità di pennellare situazioni di maggior enfasi e caratura emotiva.
Brani come “Revolution N#10”, “Detonation”, “Machine” e “Rock n’Roll Robber”, attaccano con ritmo serrato, producendosi in riff energici e vigorosi, in cui i soliti Motorhead e Ramones, incontrano Hellacopters e Billy Idol (quello degli esordi punk rock). Al contrario, “Looking For”, “Generation”, in parte “The Sovran Is Dead” e soprattutto la conclusiva “Europa”, presentano il lato più “meditato” del gruppo, in cui le cadenze si fanno meno incalzanti a vantaggio di situazioni di più ampio respiro che al sottoscritto hanno rimembrato da vicino certe idee dei canadesi Nim Vind e, con particolare riferimento alla testé nominata “Europa”, a tratti affini proprio ai grandissimi Killing Joke.

Una band meno banale di quanto presumibile sulla carta insomma.
Nulla, almeno per ora, d’imprescindibile sia detto. Tuttavia, un gruppo dotato di qualche spunto di valore, animato da sana irruenza, ma pure in grado di governare gli strumenti in modo più che dignitoso e capace di destreggiarsi in ambientazioni che non siano sempre e solo, le classiche partenze a razzo dopo il proverbiale “one, two, three, four” che tanto piaceva al compianto Joey Ramone.

Gli amanti del rock n’roll più oltranzista, in ogni caso, gradiranno parecchio.

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Tracklist:

01.    Revolution n#10
02.    Under The Flash
03.    Detonation
04.    Machine
05.    Looking For
06.    Hell Yeah!
07.    One Million Horses
08.    Rock n’Roll Robber
09.    Generation
10.    The Sovran Is Dead
11.    Europa

Line up:

Captain T. – Voce
Uncle Frank – Chitarre
Simon – Basso
Sgt. Lsd – Batteria

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