Recensione: Nocturnes And Requiems

Di Andrea Poletti - 21 Aprile 2017 - 5:16
Nocturnes and Requiems
Band: Witherfall
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2017
Nazione:
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80

Alcune storie partono da buoni propositi che portano ad un sorriso spontaneo, altre storie invece sono il risultato di eventi infausti, eventi che ti danno la forza per andare oltre quelle sfide che nella solitudine sembrano insormontabili. I Witherfall nascono dal nulla, quasi come un fiore nella vastità di un campo bruciato, dove la luce tragicamente viene offuscata dalla perdita di un giovane batterista (Adam Sagan) a fine 2016 durante la conclusione delle registrazioni del disco. Il destino è un bastardo dagli occhi teneri, non si fa scrupoli su vita e morte di ognuno di noi, dobbiamo prendere atto del fluire degli eventi e vivere a pieno ogni respiro anche dentro le avversità più nere. “Nocturnes and Requiems” è un album autoprodotto, realizzato in sordina senza molte pubblicità di turno e alcuna spinta da parte di una qualsiasi label, come succede però, pur rimanendo silenziosi e con i piedi per terra se si hanno le qualità giuste queste vengono notate e supportate. Quasi inaspettatamente troviamo questo disco dentro la fila degli autoprodotti, ma con all’interno una tecnica ed una produzione di alta scuola, la perizia dei prescelti e la forza dei più grandi. Un primo capitolo che non può passare inosservato da ogni amante del prog con velature power a-là Symphony X, attraverso costanti ed involontari richiami ai Control Denied che furono (R.I.P.).

Jospeh Michael: Voce dei Midnight Right ed ex White Wizzard

Jake Dreyer :Chitarra degli Iced Earth ed ex White Wizzard

Adam Sagan: defunto batterista ed ex Into Eternity e Circle II Circle

Tre dei quattro componenti sono, o sono stati, parte di band di valore e solamente oggi hanno la possibilità di uscire completamente dal loro guscio, forgiando un disco vero, sincero ed ispirato. Sei canzoni vere e proprie, due stacchi atmosferici e zero filler, la sintesi viene racchiusa in questa semplice disamina, ma andando in profondità si comprende come c’è tutto tranne che semplicità e immediatezza qui dentro. Progressive dunque, con al suo interno dosi massicce di influenze power che passano per l’heavy classico (‘Portrait‘), riuscendo ad impreziosire gli angoli più oscuri con la maestria dei grandi. I Witherfall pur rimanendo all’interno di un sentiero prestabilito a livello compositivo, hanno la capacità di entrare in contatto con differenti realtà; ‘What are We Dying‘ riesce a stabilire una progressione sonora, con gli inserti acustici in stile flamengo, che porta alla memoria ipotetici richiami a quel “Sound of Perseverance” che mai verrà dimenticato. Una capacità stilistica insindacabile, proposta non solo attraverso le chitarre e le perizie delle pelli, ma anche grazie ai vocalizzi e le scelte melodiche dall’altissimo coefficiente di difficoltà, c’è odore di capolavoro incompreso nell’aria, ma calma e sangue freddo. Solo il tempo ci fornirà la risposta adeguata. Scorrendo la tracklist possiamo trovare echi a richiamo dei Savatage attraverso la semi-ballad ‘The Great Awakening‘, riuscendo pure a toccare i vecchi Nevermore (‘Nobody Sleeps Here’), dove le tempistiche lasciano tremare le casse degli amplificatori e l’headbanging diventa forsennato. Quanta eleganza. Diventa impossibile non percepire la bravura e l’accuratezza di certi passaggi, quella tecnica sviluppata e personalizzata in salsa “Malmsteen” di Dryer: lui ha forgiato questo gruppo e l’applauso nasce spontaneo. Ancora mi riesce difficile comprendere dopo moltissimi ascolti come possa rimanere ancora inesplorata e senza contratto una band di questo calibro, probabilmente è la loro fortuna. La scelta della produzione adeguata, unita al vigore e la forza dell’insieme della parti, tutto questo porta a dire che all’interno di “Nocturnes and Requiems” non vi sono punti deboli. Fosse uscito in un’epoca lontana oggi cammineremmo con le magliette e su la cover stropicciata del disco, magari cantando pure i ritornelli a memoria. La storia purtroppo (o per fortuna) ci insegna tutt’altro e oggi nel 2017, per molti sarà un disco nella matassa infinta, per i pochi fortunati diventerà uno dei picchi di questa annata appena iniziata. Ad ognuno il suo.

Un autoprodotto tra virgolette dunque, dove la capacità, l’esperienza e la bravura stilistica indomabile di questi musicisti ci ha fornito un disco genuino, puro e sincero. Sperando di poter vedere al più presto il capitolo successivo, di poter avere notizie più gratificanti dopo l’evento infausto occorso, chiudiamoci in silenzio ad ascoltare i Witherfall, il loro mondo è una strada inesplorata per mondi distanti e inimmaginabili. Chapeau!

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