Recensione: Noise

Di Nicola Furlan - 4 Aprile 2015 - 11:00
Noise
Band: Aura
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2015
Nazione:
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86

Spider Rock Promotion continua a vedere bene e ad investire in qualità. Nel 2011 mette sotto contratto i campani Aura, band di talento che esordisce con il secondo full-length “Deliverance”. Un disco che raccoglieva parte delle idee messe in musica con l’esordio del 2008 “A Different View from the Same Side” e le plasmava su una tela dalle tinte più affini al progressive rock. Il risultato fu indovinato. La band si caratterizzò immediatamente grazie allo stile atipico e ricercato, raffinato ed esclusivo. Un disco elegante che lascia alla storia della scena progressive rock nostrana brani straordinari del calibro di ”The Bridge of Silence” piuttosto che ‘The Last Stand’.
Ora, se qualcuno, con la nuova release, si aspettava la stessa linea compositiva (della serie… ‘stile che vince non si cambia’…) resterà deluso. Il nuovo lotto di canzoni proposto rimescola le carte in tavola e dà vita ad un qualcosa di diverso, segno di una maturazione compositiva di un livello ancora superiore e di una crescita quasi ‘inattesa’, ma che dimostra le abilità, sia tecniche, sia compositive, del quartetto proveniente da Sapri.
L’album della maturazione? Ancora non lo possiamo certificare con matematica certezza, ma possiamo di certo azzardar a dire che “Noise” si attesta a pietra miliare della loro carriera, nonché a tenace competitore di una scena che in Italia, da sempre, propone band di grande spessore tecnico-artistico. Premesso che il concetto di ‘etichetta musicale’ sta tanto stretto quanto più il suono proposto da un gruppo è personale ed identificabile, tanto per darvi un’idea di cosa ascolterete, gli Aura propongono un progressive metal fitto di eleganti trame compositive e pregno di melodie, strumentali e vocali.
Il songwriting è onirico, quasi meditativo, a tratti ipnotico, arioso e denso di contenuti, melodici e tecnici. “Noise” è un disco da godersi nota dopo nota, forte anche di una gamma di suoni limpidi e brillanti che conferiscono al prodotto un’aurea di essenzialità come solo i grandi nomi del panorama internazionale sanno fare (ed hanno saputo fare…).
Tra i meandri strumentali si riconoscono gli echi della scena neo progressive anni Novanta, del progressive metal più strutturato, dell’heavy metal tecnico e, non di rado, dei ‘tipici giochi strumentali’ che riportano alla memoria l’imponenza del progressive rock settantiano. I musicisti apportano notevoli contributi ritmici ad un songwriting ricco dei citati contenuti. Giovanni Trotta, batterista e cantante, svolge un compito molto dinamico alle pelli e plasma linee vocali usando uno stile accattivante e coinvolgente (piaccia o no, stili di cantato così interpretati non se ne sentono ogni giorno). Straordinaria la prestazione alle sei corde da parte di Giuseppe Bruno, autore di sezioni soliste (superlativa la prova su ‘Behind My Eyes‘!) e ritmiche di tutto rispetto, parto di idee che caratterizzano solo i grandi musicisti. Le tastiere fanno poi sì che il songwriting acquisisca profondità e, sopratutto nei tratti distesi, il talentuoso Francesco Di Verniere dimostra d’esser in grado di catturare la memoria dei brani stessi e di trasportarla nella mente di chi ascolta. Brillante pure la prestazione al basso da parte di Angelo Cerquaglia, ‘puntellatore’ ritmico in grado di enfatizzare e di rendere corposo il comparto ritmico.
Bene la produzione. Sarete in grado di assaporare ogni singolo contributo strumentale. Questo garantisce grande gusto allo scorrere dei pezzi: ne sentirete di ‘nuove’ ad ogni ascolto. Un disco che sicuramente apparirà più semplice di quello che è a tutti gli effetti. Cinquanta minuti di musica ad alto livello qualitativo per una band che merita un’occasione da parte degli amanti della musica progressiva.
Così così invece la parte grafica in quanto scarna di contenuti su testi ed informazioni generali. Il disco si presenta comunque in un elegante formato digipack che, data l’occasione, sarebbe stato più apprezzato se corredato da testi (sopratutto!) e note a margine.
Citare ora dettagli sui singoli brani sarebbe riduttivo. “Noise” va assolutamente ‘vissuto’ con gli ascolti; uno solo non vi sarà sufficiente per comprendere a tutto tondo l’album (seguite pure le liriche recuperandovi i testi in internet… ne vale la pena!).
Pensando e ripendando a quanto esiste oggigiorno in circolazione, alla difficoltà che si riscontra nel torvare qualcosa di caratteristico in ambito progressive, dopo anni di produzioni affini a quanto dettato da maestri ispiratori come Dream Theater e Shadow Gallery (solo per citarne un paio…), gli Aura di certo possono impersonare una novità. Affiancherei quasto nome all’interesse che portano con loro gruppi della scena (più o meno underground) ‘esclusivi’ come Seventh Wonder, Riverside, Kingcrow, ACT… insomma, gente che ‘ha qualcosa da dire’ dopo anni di appiattimento, in contesti produttivi dove, anche chi osava qualcosa di più dell’ordinario, proponeva inevitabilmente ‘qualcosa di già sentito’. I tempi sembrano davvero passati. Una nuova era forse sta nascendo? A nostro parere: sì! Di questa era fanno parte anche gli Aura.

I listened to the constant noise of the rain,
silent, I searched for reasons.

 

Nicola Furlan
 

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