Recensione: Noise Of Revolution [EP]

Di Orso Comellini - 16 Luglio 2013 - 19:40
Noise Of Revolution [EP]
Band: Atomic Blast
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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65

Provengono dalla provincia di Bologna i giovani Atomic Blast, band dedita ad un groove/thrash di stampo americano sulla falsariga di Pantera, Lamb Of God, Machine Head e Testament (del periodo con James Murphy, tanto per intendersi). Si formano nel 2011 su impulso di Simone Sangiorgi, Daniele Lambertini e Mattia Emiliani, inizialmente tutti e tre come chitarristi, ma l’esperimento non funziona e quest’ultimo passa al basso. Trovato l’affiatamento necessario e finalmente una line-up stabile con Francesco Vogli alla voce e Tobia Caradonna alla batteria, si gettano nella mischia con l’EP di cinque tracce “Noise Of Revolution”.

Partenza inusuale, ma tutto sommato azzeccata, con “As In The Ocean”, un breve strumentale acustico che ricorda un po’ la prima parte di “Suicide Note” dei Pantera come sonorità, anche se le sensazioni che trasmette questo brano sono piuttosto distanti dal senso di frustrante disperazione che pervade la sua progenitrice, pur trasmettendo una certa cupezza. L’assalto vero e proprio è rimandato alla tellurica “Revenge Again!”, forte di un drumming martellante di Caradonna, mentre le due asce macinano riff circolari e stoppati dal forte impatto, alternando un’andatura un po’ più sostenuta a rallentamenti puramente groove. Buona la sezione solista anche per merito dei validi cambi della ritmica che ne accentuano l’efficacia. Un po’ ingenuo il finale con i suoni che vanno a sfumare sul riff d’apertura, quasi si trattasse di un sample promozionale giunto a conclusione. Riff stoppati in palm muting che la fanno da padrona anche su “Suppressed Anger”, caratterizzata da un mid tempo roccioso e un ritornello che si imprime subito in testa recitando il nome del gruppo. Buono poi questa volta il finale con una finta accelerazione schiacciasassi. Più sperimentale e modernista “Silence”, che permette a Francesco Vogli di cambiari diversi registri vocali, dimostrando una certa versatilità. Interessante la struttura del brano un po’ più elaborata degli standard e più in particolare la vigorosa sezione che precede il refrain che giunge quasi come una frustata, sospinta dalle sferzanti rullate che arrivano a sfiorare i blast beat del solito encomiabile Caradonna. In chiusura, invece troviamo “Noise Of Revolution”, il brano che potrebbe offrire i principali spunti da cui ripartire per lavorare sulla personalità e confezionare un album di debutto che riesca a distinguersi maggiormente dalla grande quantità di gruppi che affollano questo panorama musicale: degli interessanti stacchi funky con tanto di wah wah che si sposano bene con il groove del brano.

La strada per la consacrazione è ancora lunga, soprattutto cimentandosi in un genere ormai inflazionato e nel quale non è facile essere riconoscibili a primo impatto. Finire per venire bollati come l’ennesimo gruppo clone, infatti, è fin troppo facile. Perciò gli Atomic Blast dovranno rischiare un po’ di più lavorando innanzitutto sulla personalità, provando ad inserire più variazioni e soluzioni differenti anche all’interno dello stesso brano, puntando su qualche accelerazione in più e qualche momento più aggressivo (vedi “Silence”), senza trascurare i frangenti più melodici garantiti dagli arpeggi e l’atmosfera che caratterizza l’opener e dulcis in fundo il funky/thrash della titletrack. Per il momento, comunque, vanno sottolineate le discrete capacità individuali, il buon affiatamento del gruppo che traspare da composizioni fluide e ben arrangiate e la freschezza compositiva che non lascia mai spazio alla noia. Insomma, una confortante e solida base da cui partire per mettere un primo e importante tassello sulla lunga distanza nella carriera del combo emiliano. Nota finale di merito va alla produzione, curata da un nome noto agli appassionati di heavy metal tricolore come Neil dei Neurasthenia, il quale è riuscito a tirare fuori dal cilindro dei suoni potenti e nitidi senza mai eccedere. Poter continuare a collaborare con lui anche in futuro potrebbe essere una mossa vincente.

Orso “Orso80” Comellini

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