Recensione: Noitia On Minun Sukuni

Di Tiziano Marasco - 26 Marzo 2014 - 0:00
Noitia On Minun Sukuni
Band: Hiidenhauta
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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80

La cosa bella, nel fare il recensore, dovrebbe essere il vantaggio di scoprire nuove band interessanti. Dovrebbe perché a tutti gli effetti in questi anni le sorprese provenienti da band al debutto sono state poche, poche, poche, e pure quelle, almeno su TrueMetal, sono capitate ad altri.

Gli Hiidenhauta (tomba del diavolo), sestetto di belle speranze con base a un tiro di balestra da Tampere non sembravano destinati a cambiare le aspettative. Galeotta fu soprattutto la pacchianità della copertina del loro debut Noitia On Minun Sukuni e il loro look molto panda oriented che, a dispetto di una presenza femminile in formazione, indusse il recensore ad etichettare i finlandesi come l’ennesima cover band degli Immortal che spaccia le canzoni per proprie in quanto i testi sono nella lingua del Kalevala.

E invece no, qui di Immortal non troverete manco l’ombra. Troverete però un brivido di emozione a corrervi lungo la schiena durante tutta la durata della opener Tuhkasta. Come dicevano gli Eslaved infatti, se hai un buon apripista sei già a metà dell’album, ed è proprio al gruppo norvegese che il pensiero corre durante l’ascolto di Tukhusta. Gran bel groove, tastiere atmosferiche come in un rinnovato Vikingligr Veldi.

A tutto questo si somma la presenza femminile, responsabile di una voce gothica d’altri tempi. Vale a dire non impegnata a dar prova della propria potenza, come capita ora, ma intenta ad incantare con la sua dolcezza, come facevano i Theater of tragedy negli anni novanta. E proprio qui risiede la forza degli Hiidenhauta, che sembrano aver capito come sfruttare al meglio il contrasto tra growl e voce. Quando Reina si inserisce nelle trucide trame black infatti, tutta la band rallenta, rendendo i ritornelli davvero imponenti, con l’innesto di tastiere ancorqa una volta gotiche. Così nella opener, anche in Kaartuvat, come nell’altro grandissimo pezzo del disco Sumussa Soutava.

Potrebbe già bastare, pure trova spazio, nel sound di questa band, anche un po’ di folk, essenzialmente nei due interludi strumentali e nella partenza-fulmine di Raato, memore forse (e da lontano) di Viljevandrig degli Otyg. Ma solo nella partenza, poiché il black spadroneggia un po’ dovunque. E si tratta di un black comunque sempre molto diretto e easy listening, come nella migliore tradizione finnica.

Date senza dubbio una possibilità a questo disco poiché, pur non trascinando nel vero senso della parola, risulta davvero costruito magistralmente nei suoi otto capitoli, tutti molto al di sopra dal limite della sufficienza e ancora, cosa molto più importante, molto personale, pur non inventando nulla di nuovo.

Questo Noitia On Minun Sukuni presenta una band con delle idee più che mai chiare. Vi sono alcune sbavature qua e là, pure tali sbavature sono date dall’inesperienza, che impedisce di tenere saldi tutti i cardini stilistici di un progetto molto variegato a dispetto dell’apparente semplicità della musica. In ogni caso si tratta di piccole macchioline su un grande affresco, solido e vincente.

Gli Hiidenhauta partono bene, partono bene come a poche band è capitato in questi ultimi anni e la speranza è naturalmente di non vederli perdersi per strada, siccome la speranza è quella di vedere il seguito dei loro fan crescere col passare degli anni.

Tiziano Vlkodlak Marasco

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