Recensione: Non c’è più Mondo

Di Stefano Ricetti - 16 Marzo 2005 - 0:00
Non c’è più Mondo
Band: Cappanera
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
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83

Ricordo come fosse ieri quando, da accanito fan della Strana Officina, acquistai giocoforza la musicassetta dei fratelli Cappanera nel mio abituale negozio di provincia, nel quale la versione in vinile non era ancora arrivata. Considerando la mia bramosia non ci pensai due volte: ripiegai a  malincuore sulla vecchia cassetta magnetica. Correva l’anno 1991 e Non c’è più Mondo rappresentava il side project dei fratelli Cappanera, fondatori della Strana Officina, gruppo universalmente stimato del panorama hard’n’heavy italiano. Purtroppo di lì a poco,  esattamente il 23 luglio 1993, entrambi i fratelli persero la vita in un maledetto incidente stradale che strappò così prematuramente al mondo due anime insostituibili dell’iniverso musicale del rock duro e non solo.

A Fabio e Roberto Cappanera.
La recensione che segue vuole essere un umile tributo a Fabio e Roberto da parte del sottoscritto a nome di tutti i lettori di Truemetal. Spero Voi due da lassù avrete la compiacenza di apprezzare. In tanti anni di cronaca metallica ho avuto modo di entrare in contatto con moltissime HM band nostrane degli anni ottanta e TUTTI , ma proprio TUTTI, hanno citato la Strana Officina come il gruppo italiano che, oltre ad essere riconosciuto come maestro del settore per valori artistici espressi, viene ricordato come un insieme di persone per niente spocchiose. Un ensemble di ragazzi  umili e disponibilissimi con i quali era un piacere avere a che fare. Il metallo italiano è cresciuto e si è scrollato di dosso l’antipatica etichetta di HM di serie B grazie al vostro impegno disinteressato e alla infinita dedizione alla causa. Certo è che dopo la vostra dolorosa scomparsa non è più quello di prima, un alone di tristezza ha scalfito per sempre il cuore dei metallari che sono cresciuti con voi e la vostra musica. Una cosa però nessuno ci potrà togliere: le tue schitarrate, Fabio e le cannonate della tua batteria, Roberto. Ora, con il groppo in gola, mi accingo alla recensione del vostro ultimo disco. Ciao fratelli Cappanera, il popolo del metallo non vi dimenticherà mai.

Il disco (in musicassetta)
Chitarra che puzza di sogno americano, motore di camion rigorosamente italiano, basso che pompa: sono questi gli ingredienti base di Aurelia Freeway, il primo dei tanti inni alla vita di questo full length. Il mio pensiero di allora ve lo significo così come nacque: “finalmente una band che parla di situazioni motociclistiche italiane e non di improbabili corse su freeway californiane in compagnia di ancora meno probabili pin-up platinate, come spesso altri gruppi tricolori insistono a fare!”. Vale la pena di citare alcune perle estratte dal testo di Aurelia Freeway:  “il sole mi scalda i Jeans, capello sugli occhi, la vita è favolosa […] Livorno Grosseto/ Grosseto Livorno strada statale Aurelia sempre, non finire il sogno oh nooo… ”.
La title track Non c’è più Mondo è un grande brano di rock‘n’roll sinuoso e coinvolgente, la chitarra di Fabio fa il bello e il cattivo tempo, così come veramente apprezzabile risulta essere la parte finale con il tappeto di tastiere del Vanadium Ruggero Zanolini. La terza canzone, intitolata Barbone, possiede un testo crudo e, come il titolo suggerisce, è un excursus nella vita e nella morte di uno dei tanti homeless che sempre più abbondano in Italia. Il fatto realmente accaduto narra dell’omicidio di un senza tetto bruciato vivo quasi per gioco da parte di alcuni delinquenti invertebrati con cervello di microcefalo. Il mid tempo Impossibile Capirti narra invece di una storia d’amore finita male. Dal punto di vista musicale non c’è molto da dire a parte il pregevole assolo di chitarra: si tratta di un pezzo che almeno nella parte iniziale scorre senza graffiare, a differenza di quelli che lo hanno preceduto, mentre si impenna nella seconda parte. L’ultima canzone della side A è La Nostra Banda Vi Prenderà: la glorificazione della vita on the road insieme a degli amici (prima) e dei musicisti (poi). Vale la pena anche in questo caso di riportare uno stralcio del testo: “perché la vita è breve, chi ci guarirà…”. Da segnalare il pregevole assolo anni settanta di Zanolini e le solite, immortali, scorribande chitarristiche di Fabio Cappanera.                           

Il lato B si apre con Amazzonia: ancora una volta siamo di fronte a un brano capace di veicolare un messaggio genuino, nello specifico della libertà, qui vista come prerogativa degli ultimi abitanti di quelle terre. Il testo è indirizzato ai nostri figli… pensare che queste cose erano così d’attualità nel 1991, dove forse un minimo di dignità l’avevamo ancora… beh, fa sicuramente riflettere.
Un gioco morbido di tastiera fa assomigliare Cambierò a un classico pezzo della produzione Vanadium, anche in questo caso il testo è toccante. Il primo brano veloce della side B è Drago Dorato, uno degli highlight di questo disco. Il refrain è da brivido per l’altissimo contenuto espresso con parole semplici: “che c’e di meglio della vita? Di viver con chi ami? Che c’e di meglio di avere tanti amici?”. Immenso, sublime, non esistono parole per commentare oltre. Il disco (ops, la cassetta) finisce di girare sulle note di Vittima, un lento struggente e d’atmosfera che meglio non poteva chiudere Non c’è più Mondo.

Epilogo
Anche dei duri metallari come Fabio e Roberto, con questa opera, hanno dimostrato ai soliti benpensanti che dei musicisti heavy metal sono in grado di scrivere dei brani di incommensurabile valore artistico in lingua madre. Ricordo, per i meno stagionati, che in Italia si assisteva da qualche tempo alla nascita di artisti solisti e non etichettati come “rock”, gente creata a tavolino, che per imporsi e vendersi al grande pubblico sfruttava le pose, il look denim and leather e l’atteggiamento sfrontato tipico dell’estetica HM.
 
I messaggi, anzi gli INNI alla vita contenuti in questo disco si sprecano, trasudano la voglia di vivere e la voglia di cambiare pacificamente il mondo da parte dei due Cappanera. Alla luce di cosa poi accadde, un’ulteriore sfregio al cuore per chi scrive, un pensiero che rende ancora più amaro il distacco dai due musicisti.

Fabio e Roberto,
dall’alto spero che apprezzerete questo sincero tributo da parte del sottoscritto e da tutti i lettori di Truemetal. Il metallo è cresciuto e diventato grande grazie alla vostra genuina passione e, senza di voi, ha perso un tassello insostituibile della propria storia.  

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist side A
1. Aurelia Freeway
2. Non c’è più Mondo
3. Barbone
4. Impossibile Capirti
5. La Nostra Band vi Prenderà

Tracklist side B
6. Amazzonia
7. Cambierò
8. Drago Dorato
9. Vittima

 

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