Recensione: Not Light But Rather Visible Darkness

Di ZoltanTheMage - 16 Gennaio 2002 - 0:00
Not Light But Rather Visible Darkness
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Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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90

Conosco musicalmente questi ragazzi piuttosto bene, dato che abitano nella
mia stessa città (la quale non è una metropoli) e penso che siano
una delle prime band che ho avuto l’occasione di apprezzare dal vivo, essendo
spesso stati headliner dei concerti metal locali. Ho cominciato così
ad apprezzare alcune delle canzoni su questo album senza nemmeno conoscerne
il titolo, dato che non ho mai avuto i loro demo. Alcuni mesi fa ho preso da
Mp3.come un paio delle loro canzoni più famose, ‘Till The Seventh Sky
e From Mortal Body To Eternal Soul, ho potuto così confermare il forte
dubbio sulle ragioni per cui una band così valida potesse ancora essere
relegata nell’underground a registrare demo. Finalmente delle buone notizie:
qualcuno, in particolare la Self, decise di prendere la band sotto le sue ali
protettrici. Anche qui qualche ritardo, ma alla fine il cd vide la luce, o meglio
l’oscurità visibile, e quasto è quello che conta!
Tutta questa storia per farvi capire come sia possibile che band validissime
possano incontrare molte difficoltà per poter uscire con un disco, mentre
ce ne sono centinaia che inondano il mercato ogni anno con dischi sempre uguali.
Spero perciò che supporterete loro, comprando il disco, e le vostre orecchie,
con questo mix di death metal estremo e melodico.

Il sound degli Infernal Poetry, come recita il loro sito ufficiale, è
un incrocio tra la tipica brutalità americana e la melodia europea che
potete trovare nella scena death di questi due così lontani continenti.
Devo dire che il mix è perfetto! Solitamente mi astengo da dischi death
troppo brutali onde preservare i miei delicati canali uditivi, mentre mi dirigo
verso prodotti più accessibili, come quelli tipici della scena scandinava,
i quali però potrebbero risultare insoddisfacenti per qualcuno. A conciliare
i bisogni di tutti giungono gli Infernal Poetry con le loro sei canzoni! Dico
proprio sei in quanto quattro delle tracce su questo cd sono soltanto intermezzi
strumentali.
‘Till The Seventh Sky è uno degli episodi più brutali in avvio,
si tratta di death metal veloce e tecnico, con un’alternanza fra vocals brutal
death e black che ritroveremo per tutto l’album. Dopo il primo assalto, un momento
cadenzato prima della melodica pausa che ospita l’assolo. La differenza fra
brutalità e melodia è molto ben marcata, alcune volte le canzoni
picchiano molto duro, altre cullano dolcemente l’ascoltatore. La mia traccia
favorita è la numero tre. Il suo inizio mi ricorda i deathster francesi
Agressor, ma essa risulta riconoscibilissima grazie al mitico coro “I’m
your own God” nel quale si alternano di nuovo i due stili vocali (potete
trovarne l’mp3 in questa pagina). Dopo il colpo inferto da queste due tracce
troviamo un’altra pausa, così che ho l’occasione di parlare dell’unico
aspetto del cd che non approvo, ossia i melodicissimi intermezzi strumentali.
Non riesco proprio a farmeli piacere a causa della loro estrema diversità
dal resto del disco, sia come sound che come attitudine, mi sembrano un po’
dei pesciolini fuori dalla palude in cui si agitano gli altri mostri sonori.
Ad ogni modo l’importanza che rivestono nell’economia dell’opera è marginale.

Deviation In Sacrality è un’altra canzone che conoscevo. Soprattutto
la parte centrale ad opera delle chitarre è semplicemente travolgente,
ma il loro operato lo è per tutta la durata del cd, dimostrando netti
miglioramenti dalla nascita della band. Perlando quindi delle performance personali,
oltre che sottolineare la precisione delle ritmiche anche nelle situazioni più
estreme, non posso fare a meno di evidenziare quella che secondo me è
la migliore, e cioè il cantato di Paolo Ojetti. Mentre non è fuori
dal comune trovare bravi stumentalisti nella scena death, risulta eccezionale
la bravura di questo cantante, soprattutto nell’aggredire la musica da ogni
lato e con gli approcci più differenti, con una versatilità fuori
dal comune in questo campo. Ad ogni modo tutti quanti i presenti dimostrano
di essere promti per il mercato internazionale.

Pragmatic Gemini irrompe in questi pensieri e riporta l’attenzione sulla musica.
Le travolgenti accelerazioni sono la carta di più di questa traccia.
Hell Spawn è un pugno più diretto, e mentre siamo a terra a leccarci
le ferite, ci irride prendendosi una pausa con parlato e riffoni pesanti, quandi
il colpo letale e la fine. E’ tutto perfetto…ma sto davvero ascoltando un
debut album? Ma deve essere uno di quei supergruppi side-project…oppure no?
The Higher Cause ci lascia senza attirare l’attenzione su nuove caratteristiche,
ma confermando ancora tutte le precedenti. La fine è di nuovo un tocco
di melodia strumentale, poi…l’Overture di nuovo!
Eh, sì, ho attivato la funzione REPEAT DISC!

Tracks:

1 – OVERTURE:REMEMBRANCE
2 – ‘TILL THE SEVENTH SKY
3 – FROM MORTAL BODY TO ETERNAL SOUL(new version)
4 – WIZARD’S TOUCH pt I
5 – DEVIATION IN SACRALITY(new version)
6 – PRAGMATIC GEMINI
7- JESTER’S ELEGY(new version)
8 – HELL SPAWN(new version)
9 – THE HIGHER CAUSE(new version)
10 – WIZARD’S TOUCH pt II

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