Recensione: Now The Animals Have A Voice

Di Damiano Fiamin - 4 Febbraio 2013 - 0:00
Now The Animals Have A Voice
Band: Caninus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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50

“Bau, bau. Grr…bau!”
– Basil & Budgie

Quante volte vi sarà capitato di ascoltare un brano e pensare “Quel cantante è proprio un cane…”. Ebbene, i Caninus (che, da buoni statunitensi, anglicizzano la pronuncia del proprio nome) decidono di mettere alla prova questa offensiva locuzione e lasciare interpretare i propri pezzi a…due pitbull. Avete capito bene, accanto alla componente umana e strumentale, si esibiscono proprio due canidi che, come spiegherò dopo, potrebbero essere considerati i veri e propri frontman (dog?) della band. In realtà, dovremmo usare il passato, poiché il gruppo ha cessato di esistere dopo la morte di uno degli animali e non sembra intenzionato a riprendere le attività. Per semplicità d’espressione, comunque, faremo finta che questa recensione sia stata scritta nel 2011 e che il povero Basil non abbia raggiunto ancora i suoi illustri colleghi rocker deceduti anzitempo nei verdi prati dell’Aldilà.
Questo esperimento musicale, nato come side-project del chitarrista Justin Brannan (Most Precious Blood), potrebbe sembrarvi una scherzosa perdita di tempo, il tipico prodotto che si ottiene accostando Youtube a una robusta fornitura di alcolici ad alta gradazione. Scavando sotto la superficie, però, si trova molto di più di quanto ci si aspettava. Ma non affrettiamo i tempi; avete portato a spasso il cane? Il gatto è di nuovo tra le quattro mura di casa? Bene, allora siamo pronti per analizzare quanto ruota intorno a Now The Animals Have A Voice.

La band si inserisce in una sotto-corrente animalista (e animalistica) del grindcore. Andando ad approfondire, scopriamo che i Caninus non sono soli, ma c’è un folto branco di quadrupedi e volatili che gli fa compagnia: accanto ai cani, infatti, troviamo tutta una serie di altri diversamente umani che si dedicano alla musica: dai pappagalli ai maiali, passando per i bovini, c’è tutta una vecchia fattoria di bestie da metal che riempie, in maniera più o meno faceta, la Rete. Ad affiancarli, gruppi come i Cattle Decapitation che, sebbene siano formati solo da esseri umani, condividono il messaggio di fondo dei ferali gruppi sopraccitati.
Ma qual è questo messaggio? Grr, bau, bau, woff, ovviamente! Non più arduo da comprendere di un componimento in una lingua scandinava, per quanto mi riguarda. A causa dell’evidente barriera linguistica, è la parte strumentale della band a farsi portavoce delle ambasciate dei due cantanti, predicando uno stile di vita rispettoso della Natura e dei diritti degli animali, in cui il vegetarianismo si affianca alla lotta contro la vivisezione e l’abbandono. Non è certo un caso se la musica del quintetto ha una forte risonanza nella comunità Straight edge made in USA.
Evidentemente, aveva ragione Luca Signorelli quando, nel suo “L’estetica del metallaro”, affermava che i metallari più estremi sono i più moralisti, “antichi patriarchi cristiano-gnostici, santi stiliti in vena di mortificazione del corpo”.

In questo quadro, l’Homo Sapiens si affianca naturalmente al suo compagno canide e ne interpreta i voleri, senza per questo ritenersi superiore. No Dogs, No Masters, recita il titolo di uno dei brani; i Caninus bipedi sono solo degli araldi, portavoce senza volto e senza biografia, completamente assorbiti dal messaggio che trasmettono. Quest’assimilazione raggiunge livelli paradossali: leggendo la biografia e i vari articoli corredati che si possono trovare su Internet, si ha l’impressione che i cuccioloni vivano meglio dei propri padroni, curati, coccolati e nutriti con mangimi di qualità ipercontrollati. Avete presente la classica iconografia del punk che vaga caninamente provvisto per le strade o per i corridoi di un centro sociale? Ebbene, gli statunitensi aggiungono quel tocco di radical-chic che tanto bene gli permette di inserirsi nella cornice del nuovo millennio. Non che siano dei fighetti o dei millantatori che sbandierano idee che non gli appartengono, intendiamoci. Piuttosto, come spesso accade con i gruppi musicali, i membri insistono molto sul proprio messaggio e lo condiscono oltremodo per farlo ben radicare nella mente dell’ascoltatore, creando un’immagine che, alla fine, arriva a comprenderli e dominarli.

Ma cosa si può aspettare chi decide di accostarsi alla musica del combo a stelle e strisce? Traendo ispirazione da Muse brutali come Napalm Death, Godflesh, Cannibal Corpse e Morbid Angel, i nostri fanno eruttare dalle casse del nostro stereo un grindcore piuttosto scolastico, prevalentemente caratterizzato da una batteria invasata e da riff tiratissimi. Inaspettatamente, però, il risultato non è scontato come ci si potrebbe aspettare; nel quarto d’ora abbondante di suoni contenuti nell’album, forse per caso, viene infilato qualche fraseggio inconsueto e qualche soluzione armonica imprevista. I latrati dei due cantanti si inseriscono bene sulla base ritmica e, di sicuro, almeno un sorriso riusciranno a strapparvelo. Il maggior rimpianto, alla fine, e che non sia stata inclusa una ballata al chiar di luna in cui dar spazio a un duetto di ululati. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta, l’ideale per disturbare i vicini in un momento di astio cosmico.

Il voto finale, almeno per chi scrive, è solo un’espressione numerica che difficilmente può riassumere in due cifre l’esperienza di un ascolto, e di tutte quelle ricerche e riflessioni che fanno da contorno a una recensione. In quest’ottica, Now The Animals Have A Voice è un disco complessissimo da valutare. Tecnicamente, è un prodotto perfettamente mediocre, a cui è difficile accostare infamie o lodi di rilievo. Anche l’idea, pur interessante, di accostare al metal delle “voci” bestiali autentiche è sfruttata in maniera non del tutto soddisfacente. L’aspetto importante in questa produzione, però, è la capacità di trasmettere un messaggio a chi vi si accosta: sebbene sia improbabile che diveniate vegani solo per rispetto nei confronti di due pitbull, magari vi soffermerete a riflettere sul trattamento che gli animali ricevono da parte dell’uomo. Da questo punto di vista, almeno per chi scrive, l’obiettivo è raggiunto.

E adesso, tornatevene pure su Youtube a guardare ore e ore di filmati con animali che fanno cose buffe…magari con più consapevolezza di prima.

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracce:

01.    Intro
02.    Basil #1
03.    Brindle Brickheads (Unprecedent Ferocity)
04.    Bite the Hand That Breeds You
05.    Studio Guy Gets Pissed
06.    Fear of Dog (Religious Myths)
07.    Budgie #1
08.    New Yorkie Crew (Loyal Like a Stone)
09.    No Dogs, No Masters
10.    Human Rawhide
11.    Misunderstood Machines (Fuck the Media)
12.    Locking Jaws
13.    Canine Core (Demo)
14.    Fuck the A.K.C. (Demo)

Formazione:

Budgie & Basil – Voce
Sudz Exodus – Chitarra
Belle Molotov – Chitarra
Buddy Bronson – Basso
Thunder Hammer Attack – Batteria

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