Recensione: Nuclear Fire

Di Atreides - 23 Novembre 2004 - 0:00
Nuclear Fire
Band: Primal Fear
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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77

Al diavolo l’elettronica, il nu metal o le varie tendenze alternative e al diavolo tutto ciò che detta la moda del momento. Perché in fondo le effettive innovazioni escono dall’ispirazione di un vero genio, il resto è solo una variazione temporanea al tema portante che, neonato negli anni settanta, è esploso con fragore negli anni ottanta: il puro e semplice Heavy Metal. Ed i Primal Fear sanno due semplici cose: che “Metal is Forever” (tanto per citare uno dei loro brani più recenti) e che non tocca a loro rinnovarlo perché, detto in tutta onestà e senza volerli offendere, non rientrano propriamente nella ristretta cerchia dei “geniali innovatori” a fianco di nomi come Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath o ancora Iron Maiden e Judas Priest. Perciò tanto vale fare ciò che si sa fare bene, che per quanto riguarda i teutonici Primal Fear è suonare quell’heavy metal che a stento morirà. Personalmente do una lode a questa scelta perché poche band riescono ad essere così convincenti come loro.

La band di Ralph Sheepers e Mat Sinner (rispettivamente cantante e bassista) non è certo un gruppo di sprovveduti, il loro primo album (omonimo) è del ’98 ma come è risaputo, tutti i componenti hanno militato in band di prim’ordine ordine, basti pensare che nel loro passato ci sono Gamma Ray e, ovviamente, Sinner. Sono cresciuti a suon di Judas Priest e si sente fin troppo, ma la loro “emulazione” di Halford è soci è di classe. Perché i Primal Fear sono un gruppo da strada, che infiamma i cuori dei fans che li seguono in concerto e che fa scuotere le loro teste. Lo faranno con quattro accordi per canzone, talvolta presi in prestito dai “maestri”, ma anche in questo bisogna essere bravi. E poi, detto tra noi, visto che i Judas non riescono a far uscire un album decente dai tempi di Painkiller, tanto vale farci sommergere dalla forza adrenalinica di questo combo. E se non si griderà mai al miracolo e se i loro dischi non prenderanno mai un 100 credo che anche a loro non importi molto, purché possano suonare in libertà ciò che gli viene meglio: Heavy Metal.

Dopo questa breve disquisizione sulla band vado a dire due parole anche su questo Nuclear Fire.

E’ nel 2001 che esce questa loro terza fatica, meno british oriented e più vicina alla tradizione teutonica. Come per i precedenti dischi anche qui l’opener è grandiosa. Per dovere di cronaca devo dire che il riff iniziale ha fatto parte in tempi lontani anche di Painkiller ma poco importa, la canzone poi si snoda su sentieri diversi ed esplode in un refrain potente quanto melodico ed immediato. Al tutto contribuisce la ruvida voce di Ralph “Testa di Cuoio” Sheepers che oggigiorno è senza dubbio uno dei migliori cantanti metal in circolazione. I Judas Priest vengono ancora a galla nella seconda traccia Kiss of Death, che segue la direzione musicale della precedente Angel in Black ma con minor impeto, e ancora strofe e refrain da cantare a squarciagola grazie alla loro immediatezza. Ed a proposito di “squarciagola” segue la velocissima Back from Hell: lo screaming delle strofe è allucinante (sembra di ascoltare Rob Halford!), gli intrecci melodici degli assolo ed il refrain in piena tradizione power ne fanno un altro must dell’album. Dopo tanto clamore sonoro tutto si acquieta per dar spazio alla semi ballad Now or Never, sorella minore della bellissima Under your spell contenuta nel precedente album Jaws of death. Si riparte alla carica con la rocciosa e thrashy Fight with fire, per poi divagare un po’ con il granitico mid-tempo hard rock Eye of an eagle. Ancora uno stop con la malinconia di Bleed For Me che prosegue senza infamia e senza lode, per ricongiungerci ancora una volta a disarmanti accelerazioni con la title track che riesuma le radici del power teutonico e che, adesso come mai, farebbe davvero comodo al buon Kai Hansen ed i suoi Gamma Ray. Nuclear fire è un disco che scorre piacevolmente e Red Rain (seppur troppo lineare) nonchè il bellissimo coro di Iron Fist In A Velvet Glow ne sono altre degne testimonianze. Così come lo è, per gli amanti degli anthems a la Manowar, la conclusiva Living for metal dove l’andazzo trionfale ed il coro invitano esplicitamente coloro che la sentono ad unirsi fraternamente e cantare gioiosamente: Living for metal, metal is our life!

Le canzoni sono semplici, strofa/ritornello e assolo, voce, chitarre, batteria e qualche accenno di tastiera, niente di più, niente esorbitanti cambi di tempo o maestosi innesti orchestrali. E’ un disco piccolo piccolo da questo punto di vista, ma più che discreto nella sostanza, con una produzione grandiosa, come conviene ad una casa discografica come la Nuclear Blast, che dà la giusta verve al prodotto. La validità di Ralph e soci è indiscutibile anche nei pezzi meno convincenti e poi provateci voi a far uscire nel 2001 un disco con sonorità che sarebbero state un classico negli anni ottanta, a cantare che vivete per il metal e che il metal è la vostra vita e farvi prendere sul serio da chi vi ascolta! Bisogna avere carisma come quello dei Primal Fear!

Track list:
1. Angel in Black
2. Kiss of Death
3. Back from Hell
4. Now or Never
5. Fight the Fire
6. Eye of an Eagle
7. Bleed for Me
8. Nuclear Fire
9. Iron Fist in a Velvet Glove
10. Red Rain
11. Fire on the Horizon
12. Living for Metal

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