Recensione: Obsession

Di Abbadon - 24 Luglio 2003 - 0:00
Obsession
Band: UFO
Etichetta:
Genere:
Anno: 1978
Nazione:
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87

Settimo disco della band britannica, Obsession esce nel 1978 ed è un disco in parte storico, in quanto l’ultimo anzitempo il primo abbandono di Michael Schenker alla chitarra, Michael che poi darà il suo contributo a Lovedrive, passerà un periodo in ospedale per problemi di salute, e, tornato sulle scene, diverrà solista di successo, prima di ricongiungersi al combo di Phil
Mogg e Pete Way. Devo confessare che il mio amore verso questo disco è grandissimo, e nonostante non sia il miglior prodotto degli UFO, è sicuramente il mio preferito, mi prende tantissimo, e credo che possa riuscire a farlo con chiunque lo ascolti. Musicalmente il panorama offerto da Obsession è vasto, comprende pezzi decisamente rockeggianti, potenti mid tempo, dolci strumentali  e splendide ballate. Gli strumenti sono suonati alla perfezione, e incredibilmente in simbiosi fra di loro. Tutti dimostrano una grande maturità, a partire dal perfetto ambientamento di Paul Raynolds, chitarrista al secondo album insieme alla classica line-up (Mogg, Way, Schenker, Parker), e ormai perfettamente integrato nel meccanismo. Grandissima anche la voce di Phil Mogg, in costante miglioramento col
passare degli album. Bando alle ciance, lasciamo stare l’analisi tecnica e analizziamo le undici creazioni presenti su questo a mio giudizio speciale LP.
L’album viene aperto subito in maniera estremamente positiva, con la grandiosa “Only you can Rock me”, pezzo che personalmente reputo tra i migliori in assoluto mai scritti in casa UFO. Tale pezzo viene aperto subito da un riff spettacolare e molto, molto coinvolgente, che viene accompagnato da una ottima tastiera sullo sfondo. Il basso è potente e segue la chitarra ritmica, che nei refrain lascia spazio ad un superba melodia di lead guitar, mentre la voce di Mogg è davvero in stato di grazia, intonatissima al pezzo. Molto bello anche l’assolo lento di chitarra/tastiere, che contribuisce a fare di questa song un must per gli amanti della musica
“fatta brio”. A seguito della splendida opener troviamo un’altra buona song, anche se non sullo stesso piano della precedente, ovvero “Pack it Up (and Go)”. aperta da un buon drumming, Pack it up si sviluppa in un mid tempo decisamente heavy rispetto allo stile della band, con un gran basso, che trascina gli altri strumenti, una buona batteria e una eccellente chitarra elettrica a raffinare questa già solida base. Pirotecnico assolo, nonostante sia tutto tranne che veloce. Per terza track ci si presenta la splendida strumentale “Abrory Hill”, composta ed eseguita interamente da Michael Schenker. La canzone ha un suono decisamente fantasy e medioevaleggiante, basata su uno splendido arpeggio, accompagnato da dolci flauti. La canzone dura solo poco più di un minuto, ma a un certo tipo di ascoltatore fa venire davvero la pelle d’oca. Così come è da pelle d’oca, se non di più, il motivo che ci introduce a “Ain’t no Baby”, uno splendido gioco di guitar, che trasuda letteralmente sentimento. La traccia nel suo complesso è solo un discreto mid tempo, che evidenzia una ottima tecnica strumentale, si lascia ascoltare, ma non ha molta presa su chi ascolta, fatta eccezione per l’introduzione, che fa fare solo lei il salto di categoria a questa come detto tutto sommato discreta composizione, che però sparisce in fretta dalla testa, lasciando solo i ricordi della sublime chitarra solista. Dopo 4 pezzi rock è il turno della prima ballata, ballata che per i possessori della audiocassetta chiude il lato A. Tale ballad è davvero straordinaria, e prende il nome “Lookin’ out for No. 1”. Apertura anche qui che proviene da un
paese dei sogni, la song è sostenuta da un magnifico pianoforte che accompagna un ottimo Phil Mogg. Gli altri strumenti irrompono solamente per dare tono ad un magnifico ritornello, per poi tornare in relativa quiete, giusto qualche finezza per condire la melodia di piano, così come la
condisce un ottimo coretto. Canzone assolutamente da sentire, così come da sentire è la prima canzone del lato b, intitolata “Hot ‘n’ Ready”. La traccia segna un deciso ritorno al Rock,  con una chitarra pulitissima, un ottimo basso, un buon gioco di piatti di batteria, e delle splendide backing vocals in supporto alla voce principale. I tempi musicali non sono velocissimi, ma pressanti, e Michael Schenker si esibisce in un assolo che fa davvero il bello e il cattivo tempo. Esaurita anche questa piccola bomba musicale iniziamo a sentire il rapido e delicato basso di “Cherry”, mid
tempo di buona caratura, dove appunto è il basso a trainare la baracca, supportato a turno da dei flash chitarristici e/o batteristici di tutto rilievo. Ottimo il bridge, esaltante il ritornello, anche se Mogg non è perfettamente integrato in alcuni frangenti. Strumenti selvaggi quelli che intrecciano le trame di “You don’t fool me”, altro mid tempo, estramente sonoro, dal perfetto equilibrio strumentale, come forse mai nel disco. Tutti i singoli musicisti si sentono dall’inizio alla fine, e si sentono davvero in modo pregevole. Forse la song alla lunga distanza viene un po’ meno, ma
rimane comunque breve e molto, molto intensa. Ma dove ho già sentito questo pezzo… ah è  “Lookin’ Out for No. 1”!. Infatti parte della ballata viene riproposta, splendidamente, in maniera acustica, giusto per fare da introduzione alla dirompente decima song di “Obsession”, la spettacolare
e dirompente “One More For the Rodeo”. La track, che fa venire davvero voglia di cavalcare un toro selvaggio, si basa un un riff di un positivissimo Paul Raymond, riff semplice ma a mio parere fantastico, che ricorda davvero i campi del Texas. Numerosi tratti blueseggianti presenti nella canzone , l’ennesima da ricordare su questo LP. E dopo aver domato il toro, viene la conclusione, conclusione che è la più dolce che ci si possa aspettare, sotto il segno della seconda ballata del disco, la bellissima
“Born to Lose”. Introduzione molto romantica, di una chitarra bassissima,  accompagnata dal dolce pizzicare della lead guitar, e da una voce carica di sentimento, che sfocia nel commovente ritornello, davvero tra i migliori, in quanto a sentimento trasmesso, che mi sia capitato di sentire.

Obsession è giunto al termine. E’ vero che non è il più bel disco di Pete Way e compagni, è altrettanto vero che però la qualità media dei pezzi è davvero elevata, nonostante l’ampia gamma di scelta di song a disposizione. E poi è sicuramente vero che io mi sono letteralmente innamorato di questo album dal primo momento in cui l’ho sentito, catturato dal riff di “Only you can rock me”, e  trasportato fino alle note finali di “Born to Lose”. Secondo me è disco da comprare ad occhi chiusi.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Only you can Rock me
2) Pack it up (and go)
3) Abrory Hill
4) Ain’t no Baby
5) Lookin’ Out for No. 1
6) Hot ‘n’ Ready
7) Cherry
8) You don’t Fool me
9) Lookin’ Out for No. 1 (reprise)
10) One more for the Rodeo
11) Born to Lose

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