Recensione: Obsolete

Di Daniele D'Adamo - 13 Ottobre 2007 - 0:00
Obsolete
Band: Fear Factory
Etichetta:
Genere:
Anno: 1998
Nazione:
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90

I Fear Factory, dopo il clamoroso, inaspettato e planetario successo di Demanufacture (1995, Roadrunner), si trovano, negli anni immediatamente successivi, ad essere impegnati nell’ingrato compito di doversi ripetere – come accade a chi, improvvisamente, irrompe sul mercato mondiale con dilagante consenso – sugli stessi livelli di qualità artistica e di vendite dell’album precedente. La prima contro-prova del loro valore avviene quindi con la pubblicazione, nel 1998, del full-lenght Obsolete (Roadrunner), tre anni dopo l’uscita di quello che, ancora oggi, viene universalmente considerato il loro masterpiece. Immutata la line-up, ovvero: Burton C. Bell – vocals, Christian Olde Wolbers – bass, Dino Cazares – guitars e Raymond Herrera – drums.

Ed allora, andiamo ad analizzare l’album oggetto della presente recensione. Apertura col botto con Shock – ed è proprio il caso di dirlo, dato che in corrispondenza del chorus, quando Burton C. Bell urla a pieni polmoni il titolo della canzone, si sente una deflagrazione – che, dopo campionamenti vari, inizia con un riff tritaossa di Dino Cazares, in gran forma, per poi proseguire con estrema pesantezza e durezza verso un pre-chorus di assoluta armonia ed orecchiabilità, in antitesi alle martellanti parti di chitarra ed alle ruvidissima ed accidentata sezione ritmica. E con Shock, si intuisce sin da subito che le pesanti ed opprimenti atmosfere futuristiche di Demanufacture sono ormai retaggio del passato: sono sempre molto presenti le partiture di sintetizzatori, questo si, ma indirizzate verso effetti più di supporto alla potenza del groove, piuttosto che al tono cyber-tech, che comunque continua a persistere grazie al lavoro meccanicamente apersonale e freddo della chitarra. Con Edgecrusher, i Fear Factory proseguono sulla strada di un sound massiccio e potente, ma si intravedono i primi cambiamenti nel songwriting. In questo caso, la strofa viene cantata su una dissonante parte di basso, per proseguire, poi, nel refrain melodico – in clean – su cui Burton C. Bell ha fondato (anche) il proprio modo di cantare. In ogni caso, il platter prosegue senza soluzioni di continuità per quanto riguarda la terribile potenza che l’act americano riesce a sprigionare: Smasher/Devourer è infatti introdotta da un riff di chitarra poderoso ed assassino, cementato dal lavoro sinergico del basso di Christian Olde Wolbers. Rispuntano quà e là le atmosfere cupe di stampo futuristico, anche se non particolarmente ripetitive. Ottimo, come sempre, il refrain, armonico e gradevole in virtù del cantato in clean. Incessante, vario, potente e preciso il lavoro dietro le pelli di Raymond Herrera. Con Securitron (Police Station 2000), si ritorna improvvisamente, ma parzialmente, al groove di puro stampo cyber-tech, con chitarra supercompressa, meccanica, ripetitiva, e ritmica ossessiva, con un imprevisto, breve stacco centrale di sapore marcatamente Heavy Metal e chorus del tutto melodico, nel quale Burton C. Bell viene aiutato nell’armonizzazione da tastiere avvolgenti ed ariose.

Descent, ed arriva, di nuovo inaspettatamente, una song dai risvolti pop (!) – nel chorus – e dall’incedere lento e sinuoso, inframmezzato da stacchi vari di basso e batteria. L’insieme della canzone, pur essendo non omogeneo, è tuttavia gradevole e riuscito, ed il songwriting dimostra una freschezza di idee e di intenti non comuni. Tutto ciò però dura lo spazio di una canzone, appunto, dato che con Hi-Tech Hate il gruppo riprende a macinare, con impressionante regolarità, il proprio ruolino di marcia, con una song dal tremendo impatto sonoro, arzigogolata nel ritmo, ma diretta, decisa, violenta e veloce, con il timbro dell’oramai classico ritornello melodico ed orecchiabile. La settima canzone dell’album, Freedom Or Fire, inizia in maniera eterea, sinuosa ed tentacolare, giusto contrastare l’immediata partenza a razzo della strofa, molto accidentata dal punto di vista ritmico, con voce filtrata a far da ulteriore elemento di dissonanza. Anche dissonante, stavolta, il refrain, ma non per questo meno affascinante degli altri che si trovano nel platter, e durissimo il break centrale, con cantato isterico ed urlato a squarciagola. Quindi, è la volta della title-track, Obsolete, che inizia con un tono da film da fantascienza, per lasciare però subito spazio alla terribile accoppiata Dino Cazares – Raymond Herrera, connubio devastante ed unico nel panorama musicale estremo, a parere personale di chi scrive. Aggressivo e violento il cantato, a suo agio su una ritmica poderosa e piena – una vera muraglia invalicabile di suono – con un chorus urlato, più che cantato. Ed arriviamo a Resurrection, stupenda canzone, da cui è stato tratto fra l’altro anche un video di buon successo. L’introduzione è di ampio respiro e dai toni visionari, poi le parti ritmiche entrano in gioco con grande scelta di tempo ed altrettanta, grande dinamicità e melodicità, su un tappeto continuo di tastiere. Già molto melodico il pre-chorus, addirittura esplosivo e memorabile il chorus, forse il migliore mai scritto dal gruppo, strabordante nella sua melodia, armonia ed orecchiabilità. Davvero irresistibile e vincente, per una canzone che non si dimentica più. L’ultimo pezzo, Timelessness, è un ulteriore, riuscito, esperimento di song lenta ed introspettiva, con stupende orchestrazioni di archi. In ciò, grande aiuto arriva dal talento di Burton C. Bell, che qui dimostra essere un cantante completo e maturo.

In conclusione, un album che non fa rimpiangere i fasti di Demanufacture.
Il mutato groove dell’intero album, che non è più specificamente indirizzato verso atmosfere pesantemente futuristiche e cyber-tech, non deve ingannare: il gruppo mantiene una compattezza e robustezza assoluta, nello stile assolutamente unico che lo contraddistingue. Il livello del songwriting è altissimo, essendo presenti canzoni varie, articolate e disomogenee fra loro, ma legate da un unico filo conduttore che le lega in maniera unica ed originale.

Daniele D’Adamo

Tracklist:

1.Shock
2.Edgecrusher
3.Smasher/Devourer
4.Securitron (Police State 2000)
5.Descent
6.Hi-Tech Hate
7.Freedom Or Fire
8.Obsolete
9.Resurrection
10.Timelessness

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