Recensione: October Rust

Di Giuseppe Abazia - 27 Gennaio 2008 - 0:00
October Rust
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Anno: 1996
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88

Anno 1996: consacrati da pubblico e critica come uno dei più importanti gruppi rock del loro tempo, e con alle spalle due full-length di grande qualità, i Type O Negative si apprestano a pubblicare il loro terzo album (o quarto, contando anche il “not live” The Origin of the Feces).
Slow, Deep and Hard, il disco d’esordio, era stata una sferzata di aggressività e di cinismo con pochi pari; il successivo Bloody Kisses, invece, aveva decisamente alleggerito i toni, pur senza abbandonare del tutto le radici thrash e hardcore da cui il gruppo proveniva. October Rust capitalizza il successo ottenuto dal suo predecessore, e si presenta come un album compatto, omogeneo (più di Bloody Kisses), che spinge il piede sull’acceleratore della malinconia e della melodia, tralasciando completamente la rabbia che aveva caratterizzato Slow, Deep and Hard e, in piccola parte, Bloody Kisses. Questo ulteriore ammorbidimento potrebbe far pensare ad una mossa commerciale volta a sfruttare la fama ottenuta grazie ai singoli estratti dal precedente disco: un argomento su cui si potrebbe discutere, ma che in fondo porterebbe solo a sterili dibattiti finendo per distogliere dalla realtà dei fatti, ossia che October Rust è un album eccellente, composto con l’ispirazione e l’eleganza che hanno sempre contraddistinto i Type O Negative. D’altra parte, tale mutamento stlistico non fa che avvicinarli ancora di più al gothic rock ottantiano, genere musicale nobile e carico di importanza storica che rivive nei Type O Negative in forma modernizzata e filtrata attraverso il loro personalissimo sound. Stavolta, inoltre, Peter Steele (voce, basso), Josh Silver (tastiere) e Kenny Hickey (chitarra) sono affiancati da una new-entry, Johnny Kelly alla batteria, dopo l’abbandono di Sal Abruscato.

October Rust, ascoltato nella sua interezza, suona come una grande opera, un discorso unico portato avanti da canzoni che evidenziano ognuna un diverso lato della poliedricità del gruppo, ma quasi tutte accomunate dalla stessa atmosfera decadente e malinconica: il suono si fa più morboso, più cupo, più pieno, e ciò è esemplificato anche da un basso quanto mai corposo e incisivo. La maggior compattezza di October Rust rispetto a Bloody Kisses è data dal fatto che, mentre nel precedente album si alternavano diversi stati d’animo mediati dall’eterogenea personalità delle canzoni, qui – a parte alcuni episodi – il mood è costante per tutta la durata del disco. Ma come Peter e soci ci hanno insegnato, i Type O Negative non si prendono mai troppo sul serio, ed è per questo che abbiamo come prima traccia circa 38 secondi di rumore statico, e come seconda traccia un messaggio da parte dei componenti del gruppo che, fra le risate, ringraziano l’ascoltatore per aver comprato il loro disco, e gli augurano di godersene l’ascolto.

L’album vero e proprio inizia dalla terza traccia, e l’incipit è decisamente di quelli col botto: Love You To Death, una delle canzoni più famose e più belle del gruppo, una triste ballata fatta di delicati passaggi di pianoforte, melodie romantiche, e atmosfere irrimediabilmente disilluse e autunnali. Be My Druidess, la quarta traccia, ha un sapore più ottantiano (le chitarre ne sono una chiara testimonianza), un andamento più sostenuto, e si distingue per una prestazione vocale di Steele fra le più profonde dell’album. Green Man invece ha un feeling più leggero, quasi bucolico (come i samples all’inizio lasciano intendere), ma uno degli apici del disco lo si raggiunge con la successiva Red Water (Christmas Mourning): lenta, oppressiva e senza speranza, questa canzone riprende le influenze doom metal che da sempre accompagnano i Type O Negative per forgiare una delle composizioni più suggestive che il gruppo abbia mai scritto. L’atmosfera viene decisamente stemperata da My Girlfriend’s Girlfriend, canzone irriverente e dalla melodia orecchiabile, ma la malinconia torna poi ad insinuarsi nello splendido trittico Die With Me, Burnt Flowers Fallen e In Praise of Bacchus. Seguono la più spensierata Cinnamon Girl (cover di Neil Young) ed un bizzarro intermezzo strumentale, prima che si torni nuovamente alla pesantezza con Wolf Moon (Including Zoanthropic Paranoia) e soprattutto con Haunted, canzoni dai forti toni doom metal e dalla struggente forza emotiva, entrambe fra le più belle del disco. Il platter infine si chiude così com’era iniziato, con Peter Steele che si augura che l’ascolto non sia stato troppo “deludente”.

October Rust è un album eccezionale, che ha segnato la storia del gothic rock/metal con la tipica, forte caratterizzazione di ogni prodotto a nome Type O Negative, e al cui interno sono contenute alcune delle perle più pregiate della loro intera discografia. Forse qualcuno potrà sentire la mancanza di qualche sfuriata come quelle dei due album precedenti, ma l’evoluzione del gruppo li ha ormai definitivamente portati sui lidi della più decadente introspezione e del più autoironico cinismo: chi saprà apprezzare anche questo cambiamento avrà trovato in October Rust un disco destinato a restare molto a lungo nello stereo, grazie alle sue numerose sfaccettature e alla pura bellezza delle sue canzoni.

Giuseppe Abazia

Tracklist
01 – Bad Ground (00:38)
02 – Intro (Untitled) (00:21)
03 – Love You to Death (07:08)
04 – Be My Druidess (05:25)
05 – Green Man (05:47)
06 – Red Water (Christmas Mourning) (06:48)
07 – My Girlfriend’s Girlfriend (03:46)
08 – Die With Me (07:12)
09 – Burnt Flowers Fallen (06:09)
10 – In Praise of Bacchus (07:36)
11 – Cinnamon Girl (Neil Young cover) (04:00)
12 – The Glorious Liberation of the People’s Technocratic Republic of Vinnland by the Combined Forces of the United Territories of Europa (01:07)
13 – Wolf Moon (Including Zoanthropic Paranoia) (06:37)
14 – Haunted (10:07)
15 – Outro (Untitled) (00:08)

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