Recensione: Odyssey

Di Paolo Beretta - 26 Novembre 2004 - 0:00
Odyssey
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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90

Poker d’assi servito!

Dopo l’omonimo esordio, Marching Out e Trilogy, (tre capolavori assoluti consecutivi), nel 1988, con gli ormai mitici Rising Force, è pronto per sfornare un altro album destinato a rimanere nella storia dell’Heavy Metal degli anni ’80. Questa volta dietro al microfono c’è Joe Turner che, metaforicamente parlando, prende il testimone da Mark Boals onorando la sua frazione con estrema classe. Il risultato è Odyssey. L’album nel suo genere rasenta la perfezione. E’ un must, un lavoro imprescindibile per chi ama assoli tecnici e coinvolgenti, (compresi quelli di tastiera del giovane Jens Johansson), melodie fresche, tempi sostenuti e canzoni che entrano in testa senza più uscirne. Dotato di una scaletta corposa e di qualità assoluta che alterna con sapienza speed, heavy, mid tempo, lenti e strumentali Odyssey è diventato un cd che molte nuove band, (Power e non solo), hanno preso a modello.

Dire che l’inizio è promettente è poco dal momento che Rising Force la reputo una delle migliori opener che abbia mai ascoltato. Dirompente!
Un breve intro e poi la sezione ritmica bussa e picchia con forza. Le tastiere aumentano di intensità ed il riff rompe gli indugi. Strofe potenti, cantate con ruvida passione, si fondono nello storico chorus melodico estremamente riuscito. Niente pause e le mani di Yngwie volano in una scala terrificante per quanto è veloce e precisa prima del titanico scontro tastiera / chitarra che lancia il finale. Hold On è invece un sentito pianto metallico per un amore negato. Un rimpianto in musica per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato. L’atmosfera si rallegra con le tastiere anni ’80 e le melodie zuccherine di Heaven Tonight. Un mid tempo gioioso “alla Bon Jovi” che da la carica per 4 minuti estremamente piacevoli e facili, arricchiti dal solito virtuosismo del nostro Guitar Hero. Con Dreaming (Tell Me) tutto si ferma per un lento meraviglioso che trasmette tristezza nel chorus intenso cantato benissimo. Per scrollarsi di dosso il grigiore non c’è niente di meglio che un po’ di velocità e tecnica cristallina: Bide The Bullet. Proseguendo nella nostra corsa verso il cuore del disco giunge Riot In The Dungeons.Una track originale e pazza che trova i suoi punti di forza sia nelle strofe altalenanti che nell’ottimo lavoro della sezione ritmica e delle Keyboards. Più Heavy metal oriented la seguente Deja Vu che mantiene comunque alta l’attenzione verso melodie curate nel chorus estremamente semplice per struttura (e testo). Particolarmente ispirato, funambolico e geniale, il solos conclusivo. Ritmi delicati, calma piatta. Attenzione! Stiamo maneggiando qualcosa di delicato. E’ esattamente così che la mia mente immagina il primo di minuto di Crystal Ball. Il sound vira ben presto in favore di un Metal classico e potente che non disdegna un ottimo riffing. Incantevole il refrain di rara fattura. In Now Is The Time le tastiere di Jens permeano l’atmosfera e dettano i tempi accattivanti per una Hit dal potenziale commerciale immenso. Ancora una volta il paragone con i migliori Bon Jovi non mi pare sbagliato, specie per le linee melodiche e l’iter lineare, prevedibile, e senza la minima sbavatura della song che rimane impressa. Faster Than Speed Of Light, come si può ben evincere dal titolo, è una cavalcata sfrenata durante la quale non si ha il tempo per la minima pausa ed esitazione. Riff, strofe, ritornello, solos-scheggie e ancora riff e ritornello. La canzone più complicata e lunga di Odyssey è la strumentale Krakatau. Rimango estasiato ogni volta che premo il tasto play e la ascolto. Nella parte iniziale è il riffing che la fa da padrona. Successivamente il sound si indurisce e, solo dal terzo minuto, cominciano a scendere copiosi gli assoli. Jens prova a mettere ordine e a calmare la track ma la sei corde di Yngwie è indomabile ed allora ha scena un duetto tra i due strumenti. Il sigilllo lo mette invece Memories in poco più di un minuto delicato e prezioso, che scivola tra le note di un arpeggio. Cosa dire di più? Il suddetto cd a mio parere rappresenta quasi la perfezione nel suo genere e quindi io mi sento obbligato a promuovere il disco senza remore conscio che, dopo tanti anni di ascolti, il mio giudizio non cambierà più. A parte l’infinita diatriba, su quale sia il cd migliore di Yngwie (gusti) quello che voglio sottolineare è che Odyssey, così come i primi tre dischi, è un cd di qualità superiore. Invito, in particolar modo, tutti i più giovani utenti del sito appassionati del metal melodico a comprare Odyssey (10 euro per un cd del genere sono una spesa decisamente accettabile e sostenibile). Mi ringrazierete e scoprirete un mito!

1. Rising Force
2. Hold On
3. Heaven Tonight
4. Dreaming (Tell Me)
5. Bite The Bullet
6. Riot In The Dungeons
7. Deja Vu
8. Crystal Ball
9. Now Is The Time
10. Faster Than The Speed Of Light
11. Krakatau
12. Memories.

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