Recensione: Of human bondage

Di Beppe Diana - 10 Marzo 2002 - 0:00
Of human bondage
Band: Angel Dust
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Roba da non crederci!!!! Sono state queste le prime parole che ho pronunciato dopo l’ascolto di “Of human bondage” nuova fatica discografica targata Angel Dust, un disco che senz’ombra di dubbio riuscirà a spaccarere la massa metallica in due fronti ben contrapposti fra chi, fedele persecutore dei suoni più classici ed intansigenti, si riterrà in qualche modo tradito dal nuovo corso intrapreso dalla band teutonica, e chi come i metallari della nuova generazione, s’inebrieranno all’ascolto di cotanto splendore sonoro.
Autori due anni or sono di un capolavoro del calibro di “Enghliten the darkness“, disco che aveva raccolto riscontri favorevoli un po? da tutte le parti, gli Angel Dust di “Of human bondage” cercano in qualche modo di rimettersi in discussione e, forti di un sound avanguardiaristico che solo in pochi frangenti lascia trasparire qualche riminiscenza passata, danno vita ad un’insieme di composizioni che riescono a sfuggire a qualsiasi tipo di catalogazione.

Certo che alla luce di quello che sono riuscito a percepire fra i solchi di questo disco, devo ammettere che c’era da aspettarselo, e le dichiarazioni rilasciate dalla band alla fine del tour mondiale che li aveva visti in compagnia degli americani Nevermore, lasciavano già trasparire fra le righe che le prossime mosse discografiche della band dei fratelli Banx avrebbero in qualche modo cercato di emulare il sound del combo di Seattle capitanato dal rissoso Warrel Dane. Ebbene ammettere che non si tratta di plagio o copiatura forzata e spudorata, ma come dicevamo prima l’influenza esercitata dalla band statunitense ha permesso agli Angel Dust di rendere la propria proposta musicale più al passo con i tempi, grazie anche all’innesto del giovane chitarrista Ritchie Wilkinson (già in tour con i Demons & Wizards della coppia Schaffer/Kursch) che, oltre apportare nuova linfa creativa, ha contribuito all’indurimento del suono della band a discapito naturalmente delle parti più progressive presenti nelle passate opere discografiche dei nostri. Infatti se in alcuni loro album, soprattutto sul già citato “Enghliten?.“, la band aveva cercato di trasmetterci la poesia e la drammaticità dell’animo umano, in questo nuovo platter i cinque di Hannover ci sparano addosso tutta la loro rabbia repressa cosi che l’accoppiata iniziale costituita dalla title track e dalla micidiale”Inhuman” sono in grado di tramorire anche il più baluardo dei metal kids, con una potenza ed una violenza paragonabile ad un’assalto sonoro.

Con gli ascolti ripetuti del disco in questione non si può non notare che un altro elemento su cui poggia il sound di “Of human bondage” sono di sicuro le tastiere/synth del bravissimo Steven Banx, molto più presenti e dominanti che in passato, in grado di dare alle songs quel sapore gothic-egginate, anche se sono sempre i riffs schiaccia sassi delle due chitarre a rappresentare il fulcro dell’economia del sound degli Angel Dust. Così se “Disbeliever” rappresenta il frangente più pacato ed intimista dell’album, ci pensano la tellurica “Unite” prima, e la martellante “Got this evil” poi, ad innalzare il potenziale metallico dell’intero album, anche se la mia preferita resta la più catchy “Freedom Awaits” molto Paradise Lost oriented, ricca di frangenti melodrammatica che la rendono perfetta.

Che dire di più, un disco da ascoltare a mente libera e soprattutto senza pregiudizi in modo da poterlo assaporare nella propria interzza, e se vi dicono ch’è una schifezza, non credeteci. “Of human bondage” il truemetal del nuovo millennio!!!!!

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