Recensione: Oksat pois… ja osa latvuksista

Di Daniele D'Adamo - 17 Novembre 2016 - 19:42
Oksat pois… ja osa latvuksista
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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I Pohjoisen Soturit esistono dal 2003.

Dopo quattro demo (“Versisuot”, 2005; “Kertalaaki”, 2006; “Pohjoistuuli”, 2007; “Naimahauta”, 2011) e innumerevoli cambi di lineup, alla fine i fratelli Anssi (chitarra e voce) e Ossi (batteria) ce l’hanno fatta: “Oksat pois… ja osa latvuksista” è il loro debut-album.

Una fatica davvero notevole, quella della band finlandese, costantemente alle prese con problemi di formazione; tali da aver loro sin qui castrato ogni velleità discografica. Ma il tempo, si sa, è galantuomo, e quindi anche per loro è arrivato il giusto premio per tanta cocciutaggine, peraltro con una label importante e di qualità come l’Inverse Records.

Purtroppo, però, il discorso generale è simile a quello espresso a suo tempo per gli In My Embrace: in una dozzina di anni le cose cambiano, e anche parecchio, per cui “Oksat pois… ja osa latvuksista” sa già di vecchio pur essendo giovane. Senza aver potuto compiere la naturale evoluzione che un ensemble normale svolge attraverso l’elaborazione di canzoni proprie e quindi mediante la pubblicazione di full-length su full-length, i Pohjoisen Soturit è un po’ come fossero rimasti – come sound – all’inizio del nuovo millennio.

Un sound che somiglia al death metal di band fra le quali si possono citare, non a caso, gli svedesi In Mourning. Una somiglianza vaga, poiché l’act appena citato è, purtroppo per i Nostri, su un piano diverso come qualità artistica. Artistica poiché per quanto riguarda la tecnica i Pohjoisen Soturit han poco da imparare da chiunque. Capaci, difatti, di mettere su un suono possente, potente, pulito, pieno, carnoso. Senza difetti ma anche senza particolari pregi, giacché tutto sa di déjà-vu.

Un pizzico di melodia ma non troppo (‘Ies’), uno spruzzo di viking (‘Kertalaaki’), qualche manata di folk (‘Juopoittelu’), il tutto tenuto assieme dalla buona capacità di coesione posseduta dai quattro di Lapinlahti. Quando si alza il ritmo, poi (‘Naimahauta’), la spinta che ne nasce è tutt’altro che indifferente. Soltanto, andrebbe sfruttata di più, invece che depotenziata per song oggettivamente scarse come ‘Sisu’.

Così, passando e ripassando “Oksat pois… ja osa latvuksista” nel lettore, via via che si susseguono gli ascolti, nasce, implacabile, la noia. Il disco, seppur ben realizzato dal punto di vista sonoro, presenta delle lacune evidenti a livello di composizione senz’altro insufficienti, come entità, a far sì che i Pohjoisen Soturit possano competere, nel campo del death metal classico, con le tantissime altre realtà che imperversano per l’Europa.

Poco altro da aggiungere. Del resto, tirando le somme, “Oksat pois… ja osa latvuksista” offre poco, per l’appunto, in quest’affollatissimo inizio di terzo millennio. Nulla, che non sia già stato presentato da qualcun altro, insomma.

Daniele D’Adamo

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