Recensione: Old School

Di Nicola Furlan - 26 Agosto 2013 - 17:39
Old School
Band: Casagrande
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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55

Tanta tanta passione e tanta tanta buona volontà! Questa è l’impressione che di botto ho avuto dopo aver letto il flyer che accompagna questo “Old School”, EP d’esordio dei Casagrande, omonima band capitanata dal chitarrista e cantante Simone, polistrumentista che le ha provate tutte senza mai trovare quell’ambiente e quella pace artistica che gli permettesse di esprimere se stesso a tutto tondo (ha suonato la fisarmonica, la chitarra, viveva in un Paese di quattro gatti, unici cantanti disponibili on the road… ha avuto problemi di salute, non ha azzeccato l’eventuale ruolo di produttore dei propri brani… chi più ne ha, ne metta!)
Affiancato in questa sua avventura musicale dal batterista Mattia degli Agosti (che ha pure registrato e missato il mini album) e dal bassista D’Abrusco Raffaele, il frontman si cimenta in un disco dai contenuti davvero sinceri, focalizzati in una sorta di speed metal classico temperato da una buona dose di thrash metal di matrice statunitense (ma mooolto meno cattivo!), così come era in uso a metà anni Ottanta.
Il songwriting appare coerente e riesce a cacciare fuori qualche spunto discreto così come qualche punto debole, sovente riscontrabile in ritmiche poco dinamiche e poco groovy. Tali momenti ‘di stanca’ si risollevano sempre con delle riprese slanciate e frizzanti, in cui emerge in maniera concreta l’attitudine ‘Old School’ alla quale il nostro Simone è fortemente legato. Per tale motivo il disco può dirsi sostanziamente omogeneo e compatto, sebbene emergano ancora dei limiti a livello di arrangiamento tra un passaggio e l’altro. Bene le melodie, ma nel complesso (e questo caratterizza tutti i pezzi di tracklist) si riscontra una troppo sufficiente cura del brano, troppo spesso scontato e prevedibile.
La produzione è azzeccata, enfatizza bene l’attitudine della band, sopratutto a livello di bassi e pelli, mentre la chitarra poteva essere pompata un po’ di più: avrebbe di certo inspessito il suono e garantito un muro sonoro di più ampia tenuta.
Che dire infine? Limiti ce ne sono, ma è certo (cosa assai rara oggi come oggi) che il terzetto si esprime con tanta passione ed entusiasmo. Di fatto sono questi gli ingredienti più importanti per poter emergere e resistere all’iper competitivo mercato discografico contemporaneo. Ora non resta solo che perdere il triplo delle ore in sala prove perché qualcosa di veramente buono è là, proprio dietro l’angolo… e dopo una vita di difficoltà, cambi di formazione, idee poco chiare, sarà pure ora che si concretizzi. Culo quadrato, schiena dolorante, vesciche a non finire, orecchie ronzanti, sudore e stanchezza… manca solo questo per un sostanziale salto di qualità che, data l’ormai matura età, non potrà che portare al risultato sperato.

Nicola Furlan

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