Recensione: Om

Di Stefano Risso - 26 Marzo 2007 - 0:00
Om

Splendida. Non ci sono altri aggettivi per descrivere la nuova opera dei
rumeni Negură Bunget. Quattro anni di attesa per dare alla luce il
seguito del grandioso e controverso
‘N Crugu
Bradului
, per stupire ancora l’audience con lo stile inconfondibile
della band di Timisoara, spostando oltre i confini della sperimentazione, senza
perdere di vista le radici primordiali del black metal.

Alla faccia di chi ostenta a tutti i costi la propria attitudine con
atteggiamenti a dir poco deprecabili, per esternare grottescamente qualcosa che dovrebbe ardere unicamente nel profondo dell’anima, i Negurã Bunget
elevano, con Om, il significato più puro del black metal. Un
significato che trova nella ricerca della spiritualità il vero motivo d’essere,
l’unico fine a cui tutto deve necessariamente tendere. Un moto di elevazione
spirituale che parte dal basso, dalla nuda terra, per giungere alla sfera
celeste. Sono proprio i Negurã Bunget a indicare il concept che permea il
disco, a cominciare dalla scelta di un titolo, Om, che a discapito
della propria brevità, racchiude un universo vastissimo e multiforme, teatro del
percorso che chi si appresta ad ascoltare questo disco si troverà a compiere.

Il black metal, più di qualsiasi altra manifestazione artistica, vive in
relazione alle sensazioni che infonde. La musica è solo un mezzo per far
arrivare alla sensibilità di ognuno di noi il concetto primigenio che anima
questo genere. I Negurã Bunget lo sanno bene, mostrando ancora una volta
quanto sia duttile questa materia. Abili artigiani che plasmano a proprio
piacimento il suono di questa purificazione, prendendoci per mano e
accompagnandoci in questo cammino catartico, ricordando la nostra
estrazione terrena attraverso rumori bucolici, antichi strumenti a fiato,
percussioni, flauti, xilofoni, rintocchi di campane e melodie folk, e
indicandoci la destinazione ultraterrena con atmosfere oniriche cupe,
impenetrabili, e squarci ambient a dir poco solenni.

La classica furia black metal affiora impetuosa in questo affascinante
affresco, ovviamente, perfettamente controllata dai Negurã Bunget e fatta
esplodere nei momenti giusti. Il pathos è tale che non fa molta differenza
ascoltare un brano completamente privo di musica come l’opener Ceasuri Rele,
retta unicamente da rumori e urla strazianti, e monumenti sonori come Tesarul
de Lumini
, un brano di un’intensità emotiva imbarazzante che cresce minuto
dopo minuto sino alla rivelazione mistica finale. La grandezza di Om
sta appunto in questo, passare dall’introspezione di Primul Om, alla
teatralità del chorus di Cunoaºterea Tãcutã (con un Hupogrammos
Disciple’s
,
alla voce, da pelle d’oca), due momenti assai differenti, senza smarrire
quell’unicum straordinario che, come un filo di Arianna, ci guida nella
comprensione del disco. Tra i ritmi tribali di Înarborat, le divagazioni
strumentali di Dedesuptul, di De Piatrã, passando per i toni
marziali di Norilor si è letteralmente rapiti dallo stile indefinibile
dei Negurã Bunget, sperimentatori sui generis, musicisti con il cuore ben
radicato nelle proprie tradizioni e con lo spirito teso all’infinito. Manca poco per
completare l’opera… I dieci minuti di Cel Din Urmã Vis e la suggestiva
ballata folk Hora Soarelui sono pura delizia, lasciando all’outro Al
Doilea Om
la conclusione di questo viaggio musicale/spirituale.

Om non è un disco per tutti, deve essere ascoltato con la
massima predisposizione e apertura mentale possibile. Solo così si potranno
cogliere le innumerevoli sfumature che i Negurã Bunget hanno partorito.
Le parole non riescono a rendere giustizia.
Celestiale, visionario, profondo. Il capolavoro è compiuto.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Ceasuri Rele
  2. Tesarul de Lumini
  3. Primul Om (video)
  4. Cunoaºterea Tãcutã
  5. Înarborat
  6. Dedesuptul
  7. Norilor (video)
  8. De Piatrã
  9. Cel Din Urmã Vis
  10. Hora Soarelui
  11. Al Doilea Om

A
questo indirizzo
è possibile vedere il trailer del disco.