Recensione: Omega Wave

Di Daniele D'Adamo - 21 Ottobre 2010 - 0:00
Omega Wave
Band: Forbidden
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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86

1985.
Nascono i Forbbiden Evil che, due anni dopo, mutano nei Forbidden onde evitare di confondersi con un’omonima band di black; generando così una delle più controverse leggende del thrash. Irrisolta, perché dopo uno straordinario album d’esordio (“Forbidden Evil”, 1988) e la presenza, fra le proprie fila – dagli esordi sino a oggi – , di musicisti che fanno oramai parte della Storia del genere (Craig Locicero, Demonica; Tim Calvert, Nevermore; Glen Alvelais, Testament; Steve Smyth, Vicious Rumors; Mark Hernandez, Heathen; Paul Bostaff, Slayer; Gene Hoglan, Dark Angel), la band si è persa quasi subito nelle nebbie del tempo. Nel 2007 la reunion e, adesso, il nuovo full-length: “Omega Wave”.

Una delle solite rimpatriate organizzate alla bell’è meglio per racimolare un po’ di denaro qua e là? No, assolutamente no; e i motivi di tale affermazione sono più di uno.

In primis bisogna considerare che, nella formazione primigenia, il gruppo ha posto le basi per un’interpretazione spiccatamente tecnica dell’allora thrash esclusivamente «ignorante». Fatto dovuto all’alto tasso di scolarizzazione posseduto da ciascun membro del gruppo stesso. Sono passati più di vent’anni e, come sopra evidenziato, Locicero e compagni non sono stati con le mani in mano; giungendo quindi a un livello di tecnica individuale e, soprattutto, d’esperienza non comune se non addirittura raro.
La prima nota di “Omega Wave” inoltre, a parer mio, lascia intendere che la determinazione profusa dai Nostri nella rinnovazione del progetto Forbidden sia ai massimi livelli. Si percepisce, immediatamente, la loro grande voglia di fare che, unitamente all’indiscussa – anche – classe artistica da essi posseduta, non poteva che porre la più solida delle basi per un successivo lavoro d’eccellenza.
Quasi incredibile, poi, il risultato sinergico fra lo stato di rarefazione raggiunto dalla progressione stilistica del combo di Hayward e l’impressionante densità dell’antico thrash primigenio. L’evoluzione complessiva del sound dei Forbidden è partita dal 1997 (anno di “Green”, ultimo disco prima dello split) per giungere al 2010 e passare rapidamente oltre, andando a definire, già, le coordinate stilistiche del post-thrash che – solo i migliori – suoneranno nel prossimo decennio.
Ancora, la Nuclear Blast Records che, finalmente, mantiene fede al proprio nome riuscendo a imbrigliare con efficacia la devastante forza di propulsione che spinge il suono dei californiani. Nonostante questi erigano un invalicabile muraglione di suono, infatti, tutte le partiture e gli strumenti, compreso la voce, sono perfettamente intelligibili. L’antitesi del caos, insomma.

Ultime ma non ultime, le canzoni.
Dodici per oltre un’ora di musica. Siamo di fronte a un indigesto boccone? Anche in questo caso occorre rispondere negativamente. Anzi, direi con sicurezza che questa è proprio la qualità vincente di “Omega Wave”; cioè il possesso di una stupefacente facilità di lettura in ordine a un’elevata complessità del songwriting. Peculiarità, ciò, che deriva direttamente dalla più su evidenziata sinergia chiudendo, in tal modo, il cerchio dei come e dei perché, probabilmente, i Forbidden abbiano tirato fuori uno dei migliori se non il migliore disco di thrash di questo 2010 ormai morente. Dalla prima battuta di “Alpha Century” all’ultima nota della title-track non c’è nemmeno un pelo fuori posto. Della debordante energia che erutta da song quali “Forsaken At The Gates”, per esempio, non si riesce a vederne la fine. Non solo. Ci sono le arcane dissonanze di “Adapt Or Die” o di “Inhuman Race” che sanno davvero di alieno, le «impossibili» ritmiche di “Omega Wave”, gli «schiaffoni» e i cori di “Dragging My Casket”, le profonde armonizzazioni di “Swine”, il travolgente main riff di “Behind The Mask”, ad agghindare come si deve l’opera. Ma attenzione: questi sono solo spunti presi qua e là, giacché è materialmente impossibile descrivere il platter nella sua labirintica complessità!

Straordinario – impossibile non menzionarlo – il lavoro della coppia Locicero/Smyth, che dà luogo a un riffing dalle dimensioni mostruose; sia nella costruzione dei micidiali «riffoni stoppati», sia nei roventi soli che si arrotolano come serpenti l’un l’altro stringendo saldamente la solida intelaiatura portante. Da inserire nell’Enciclopedia del Rock. Impossibile, infine, non rimarcare, per non far torto a nessuno, il fatto niente affatto scontato che Russ Anderson sia un cantante che … canta; riuscendo a tirar fuori delle linee vocali consistenti, aggraziate e mai affaticanti. Impresa niente affatto semplice, dato il substrato musicale su cui il vocalist deve lavorare.

Niente da fare: alla fine, viene quasi da offrire un premio per chi riuscisse a trovare un difetto in “Omega Wave”.
Un vero «discone»!
 
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Alpha Century 2:00    
2. Forsaken At The Gates 4:54    
3. Overthrow 4:43    
4. Adapt Or Die 5:14    
5. Swine 6:30    
6. Chatter 2:16    
7. Dragging My Casket 6:44    
8. Hopenosis 5:30    
9. Immortal Wounds 5:29    
10. Behind The Mask 5:39    
11. Inhuman Race 6:25    
12. Omega Wave 6:00

Line-up:
Russ Anderson – Vocals
Steve Smyth – Guitars
Craig Locicero – Guitars
Matt Camacho – Bass
Mark Hernandez – Drums
 

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