Recensione: On Mayor Altar’s Edge

Di Daniele D'Adamo - 7 Febbraio 2013 - 0:00
On Mayor Altar’s Edge
Band: Zorndyke
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

1989. I genovesi Necrodeath danno alle stampe il loro secondo full-length, “Fragment Of Insanity”. Dopo il black/thrash del leggendario demo “The Shining Pentagram” (1985) e del platter “Into The Macabre” (1987), “Fragment Of Insanity” rappresenta un po’ la summa del metal estremo del periodo. Metal estremo che fonda le radici nelle zolle nere del black metal per svilupparsi secondo gli insegnamenti thrash degli Slayer di “Reign In Blood” (1986) e, quindi, contaminandosi con i primi esperimenti death dei Possessed di “Seven Churches” (1985).

Dando così luogo a un «sound marcio, putrescente e violento tipico del thrash/death metal di fine anni ‘80/inizio anni ‘90», così come i veneti Zorndyke definiscono – parola per parola – il loro stile, ovviamente trasportato nella realtà dei giorni nostri. Nati nel 2007, i cinque assumono pure, di quegli anni, l’abitudine di dotarsi di war-name più o meno roboanti; sì da calarsi al meglio, artwork compreso, nelle indimenticabili atmosfere malate dei CD usciti in quell’irripetibile lustro. Questa genuina e passionale idea, vintage come poche, si è rivelata feconda d’inventiva giacché i Nostri possono vantare una discografia più che buona, tenuto conto del ridotto periodo di esistenza. Dopo il demo “Rehearsal 04/08” del 2008 è la volta, infatti, del debut-album “Dawn On An Orgy Of Blood” (2009), del secondo demo “Rotting Death Necrobaptism – Four Inches Of Blood” (2010) e, quindi, del secondogenito “On Mayor Altar’s Edge”, uscito per la Baphomet In Steel nel luglio dell’anno scorso.

A questo punto, dopo una tale premessa, difficilmente ci si potrà aspettare qualcosa d’innovativo, in “On Mayor Altar’s Edge”. E, difatti, così è. Com’è ben difficile che ci siano, pure, dei tentativi evolutivi che portino la proposta a discostarsi dalla dichiarata volontà di rifarsi, in tutto e per tutto, a quanto già fatto in materia da altre entità. Essendo tuttavia perfettamente coerenti con la propria filosofia musicale, gli Zorndyke non si possono criticare per una scelta che, alla fine, è solo e soltanto soggettiva e, soprattutto, mirata a raggiungere un obiettivo ben definito: quello di far rivivere un determinato periodo storico non distorcendone le forme e i contenuti durante la sua trasposizione nel presente.    

Difficile, allora, resistere al fascino morboso di un sound putrefatto ma preciso nei contenuti, ricco di pathos e di toni oscuri; i cui ritmi accelerano sino alla furia dei blast-beats per poi decadere in sulfurei, pesanti rallentamenti che fanno venire in mente gli ossianici anfratti del proto-doom a là Angel Witch della NWOBHM. Un sound, bisogna evidenziarlo, che il combo padovano riesce a mettere a fuoco con apparente facilità, dotandolo di personalità e di consistenza; non mutandolo di un millimetro, cioè, via via che si susseguono i brani. L’intreccio dei riff di Bloodthirst e Summoned non mostra né buchi né cali di tensione, facendo da base a un guitarwork possente tuttavia costantemente teso alla ricerca di passaggi ricchi di tetra emotività. Il grugnito Abyssal Howl funge da gorgo risucchia-suono, uniformandolo sì da renderlo omogeneo al resto, rappresentato dal cupo rimbombo del basso di Atomic Core e dal drumming, semplice ma vario, di Necro Incinerator.     

La discreta qualità compositiva delle canzoni rende inoltre “On Mayor Altar’s Edge” abbastanza longevo e incline a tenere lontana la noia, con alcuni episodi davvero ben riusciti come la ‘necrodeath-iana’ “Headshot” e la sinuosa “Chamber Of Bones”, dal sapore che rimanda, nei momenti più scarni e lenti, addirittura ai Black Sabbath. Buone, pure, le fiammate della lunga “Tenochtitlán Claims Blood/On Mayor Altar’s Edge”, e le sfuriate da macello totale di “Decomposing Alive”.

Molto onesti, gli Zorndyke, nel materializzare la loro passione in maniera schietta e verace. Il death metal sviluppatosi alla fine degli anni ‘80 ha segnato profondamente le decadi successive, di fatto non morendo mai ma anzi rivivendo costantemente nelle sue forme essenziali come dimostra, con semplicità e onestà, “On Mayor Altar’s Edge”.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce

01. Meine Schwarze Flügeln 4:47     
02. Sledgehammer Murderer 4:13     
03. Lunch For The Worms 5:33     
04. Hordes Of The Primordial Chaos 5:59     
05. Headshot 5:19     
06. Chamber Of Bones 6:13     
07. Tenochtitlán Claims Blood/On Mayor Altar’s Edge 7:40     
08. Decomposing Alive 2:22          
    
Durata 42 min.

Formazione

Abyssal Howl – Voce
Bloodthirst – Chitarra
Summoned – Chitarra
Atomic Core – Basso
Necro Incinerator – Batteria
 

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