Recensione: One

Di Francesco Sgrò - 18 Gennaio 2013 - 0:00
One
Band: Vandroya
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

Proprio come fecero gli svedesi Fullforce, anche i Vandroya decidono di intitolare il loro album d’esordio, uscito sul finire del 2012, semplicemente “One“.
Questo recente gruppo brasiliano, attivo ormai dal 2001, è artefice di un Power Metal estremamente melodico e fortemente influenzato da sonorità prog di chiara matrice Symphony X e Dream Theater.

Com’è facile prevedere per un disco power, l’apertura è affidata ad un’intro sinfonica, esclusivamente tastieristica, intitolata “All Becomes One“, non molto originale ma  – ad onor del vero – rilassante ed evocativa, perfetta nel preparare l’ascoltatore alla devastante e velocissima opener “The Last Free Land“, canzone decisamente power, caratterizzata dalle superbe melodie vocali condotte dalla bravissima Daisa Munhoz.
Dopo un’eccellente partenza, i Vandroya continuano il loro viaggio con l’articolata “No Oblivion For Eternity“, in cui il gruppo smorza le velocità sostenute della traccia precedente a favore di riff chitarristici più cadenzati, per un brano dal sapore squisitamente progressive in stile Symphony X.
Con la successiva “Within Shadows“, contraddistinta da un’ottima intro cadenzata ed elettro acustica, i nostri tornano su binari più decisamente power, pur non mancando di contaminare il brano con leggeri tocchi progressive davvero notevoli, stavolta di marcata scuola Dream Theater.

Forti echi di Symphony X sono ancora perfettamente distinguibili anche nella successiva “Anthem (For The Sun)“, altra ottima prova power prog del combo brasiliano, da segnalare soprattutto per il bel lavoro svolto dalle due chitarre.
Dopo una serie di brani in cui è l’heavy power a farla da padrone, anche per i Vandroya è giunto il momento di addolcire i toni con una ballad che in questo caso risponde al titolo di “Why Should We Say Goodbye“, portata al trionfo dalla dolce ed energica voce della singer, come sempre coadiuvata perfettamente dal resto della band in una performance davvero molto intensa.
Splendida anche la successiva “Change The Tide“: esemplare assalto power assolutamente raffinato, caratterizzato soprattutto da un Refrain esaltante e da una serie di ottimi assolo  di chitarra e tastiera.
Con la solida e cupa “When Heaven Decides To Call“, il lavoro dei brasiliani resta ancora su sentieri decisamente sostenuti, così come anche la successiva “This World Of Yours“, quest’ultima da segnalare ancora una volta per l’ottima prova della vocalist brasiliana e soprattutto per un intermezzo strumentale vagamente neoclassico di primo livello.

Dopo quest’ultimo affresco, i Vandroya si congedano dal proprio pubblico con la magnifica “Solar Night“, un lungo viaggio di oltre sette minuti in cui il giovane quintetto da sfogo a tutta la propria creatività, confezionando l’ennesimo episodio in cui il progressive più elegante e coinvolgente, si mescola al power, dando così vita ad una canzone di grande intensità, contraddistinta da un ritornello malinconico e da un Guitar Solo conclusivo, veramente ben eseguito ed emozionante.

In conclusione, “One“ rappresenta senza dubbio il primo passo di una band decisa, tecnicamente eccellente ed ispiratissima in fase di composizione.
Un album d’esordio maturo e prelibato, consigliatissimo agli strenui seguaci del genere.

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Tracklist:

01. All Becomes One
02. The Last Free Land
03. No Oblivion For Eternity
04. Within Shadows
05. Anthem (For The Sun)
06. Why Should We Say Goodbye?
07. Change The Tide
08. When Heaven Decides To Call
09. This World Of Yours
10. Solar Night

Line Up:

Daisa Munhoz – Voce
Marco Lambert – Chitarra
Rodolfo Pagotto – Chitarra
Gee Perlati – Basso
Otávio Nuñez – Batteria

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