Recensione: One More Breath

Di Daniele D'Adamo - 4 Agosto 2012 - 0:00
One More Breath
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Anno: 2012
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75

Parafrasando il leggendario live (1984) dei Michael Schenker Group si può, ancora una volta, urlare a squarciagola «melodic death metal will never die»! Merito, stavolta, dei nostri Subliminal Fear che, a suggello di una carriera iniziata nel 2001, un demo nel 2005 (“Demo 2005”) e un full-length nel 2007 (“Uncoloured World Dying”), manifestano senza incertezza alcuna il loro amore e la loro fedeltà al summenzionato genere con il neonato “One More Breath”.
      
Un album dalla lunga gestazione, frutto di un accurato songwriting, prodotto da Domenico “Doddo” Murgolo (che, durante le sessioni di registrazione, ha occupato il posto del defezionario Armando Casolino alla chitarra), registrato e missato al DB Studio di Barletta, masterizzato da Ettore Rigotti al The Metal House Studio di Torino, con un artwork a cura di Raffaele “Raffo” Lattanzio; per una qualità complessiva che, ormai, mette le realizzazioni italiane sullo stesso piano di quelle internazionali, e non solo in ambito di metal estremo.
 
Difficile, a tal proposito, riferirsi al lato più oltranzista del metallo pesante: spesso e volentieri questo tipo di band si avvicina parecchio a una sorta di power possente e robusto, ovviamente melodico. Quasi che la distinzione fra le due fattispecie sia rappresentata solo e soltanto dall’impostazione vocale, nel primo caso abbraccianti il growling o le harsh vocals. Certamente si tratta di un’approssimazione grossolana, poiché l’aggressività insita in coloro che – in un modo o nell’altro – possiedono un retroterra contenuto nel death ha un sapore più marcato rispetto agli eredi degli Helloween. E questa ‘diversa’ impetuosità si trova tutta, nel combo di Bari: sebbene le armonie siano molto curate e il sound sia notevolmente cristallino, la rabbia delle chitarre trova, in un suono ruvido e cattivo, il giusto flavour per alimentare l’energia che, inesauribile, sostiene le canzoni di “One More Breath”. Si tratta di un taglio che, in concreto, rende lo stile dei Nostri abbastanza originale e sicuramente personale. Il tocco ‘cyber’ delle tastiere, inoltre, dà quel qualcosa in più per ammodernare il tutto sì da far pensare ai Subliminal Fear come a un ensemble da prendere a modello quale esempio di melodic death metal dalle radici piantate nel metal classico ma dalle propaggini irresistibilmente rivolte al futuro.    

La più su citata cura che l’ensemble pugliese ha trasfuso nella stesura delle song, se da un lato ha garantito la focalizzazione di uno stile dalla buona singolarità, dall’altro ha tolto un po’ di spontaneità alle song stesse, incanalandole entro schemi piuttosto rigidi. Questa, però, non va necessariamente vista come una critica negativa, anzi: la perfezione con cui sono state le messe a punto le strutture delle singole composizioni porta a un lavoro complessivo il cui aspetto è totalmente professionale. Tuttavia, la relativa mancanza di quel tocco di suspence che accompagna l’ascolto dei brani è – a parere di chi scrive – ben esemplificata, al contrario, da “Immutable Event”. Dopo un attacco convenzionale, il pezzo si apre all’improvviso con l’inaspettata, clamorosa melodia del ritornello; davvero stupendo nel suo incastrarsi al volo nel cervello. Evidentemente, se tutte le dieci tracce di “One More Breath” fossero siffatte, lo stesso sarebbe se non un capolavoro, quasi. Così non è ma non per ciò la media complessiva è alla fine trascurabile. “Ready To Fight”, “Not In Your Hands”, “Raving Of The Moment” (molto buona nell’incipit), “Run Away” non sono certamente cose da buttare via ma, anzi, contribuiscono fattivamente al riempimento della carta d’identità del quintetto meridionale.       

Per quanto scritto sin’ora, “One More Breath” può trovare un giudizio ‘dal sette all’otto’: compattezza stilistica, sicurezza nei propri mezzi, serietà nella realizzazione del prodotto e spirito evoluto sono peculiarità che ben si adattano ai Subliminal Fear. Probabilmente un margine di crescita c’è ancora, a livello compositivo: “Immutable Event” lo dimostra. Inequivocabilmente.   

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Prayers Of The Innocent 3:43     
2. Ready To Fight 4:23     
3. One More Breath 5:23     
4. Not In Your Hands 3:54     
5. Waters Of Solitude 4:36     
6. Raving Of The Moment 5:14     
7. From Joy To Agony 4:10     
8. Becoming Victim 4:02     
9. Run Away (From This Hate) 4:46     
10. Immutable Event 4:23               
    
Durata 45 min.

Formazione:
Savino Fiorella – Voce
Alfredo Mameli – Chitarra/Tastiere
Armando Casolino – Chitarra
Alessio Morella – Basso/Voce
Marco Albanese – Batteria

Musicisti addizionali:
Marco Mameli – Tastiere
 

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