Recensione: One Way Out

Di Alessandro Calvi - 18 Luglio 2011 - 0:00
One Way Out
Band: Ravenscry
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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68

I Ravenscry sono una giovane band prevalentemente di Milano con l’aggiunta di una cantante di Roma. Si sono fatti notare con un EP omonimo, ma è solo dopo tre anni da quel cd che, finalmente, esordiscono con questo “One Way Out”. Tre anni per una band di primo pelo non sono pochi, vediamo se, quindi, è stato tempo speso bene.

Fin dall’apertura con “Calliope”, sembrerebbe proprio di sì. Dopo tanti gruppi in ambito gothic o melodic metal, sia di matricole che si musicisti affermati, che scelgono di puntare tutto esclusivamente sulle capacità della propria singer, quando non addirittura solo sulla sua avvenenza, i Ravenscry sono una vera e propria boccata d’aria fresca.
Già dalla copertina avremmo dovuto notare che c’era qualcosa di diverso. Non la propria cantante o altra donnina più o meno variamente discinta, bensì una immagine di stampo quasi più prog che gothic. Una volta schiacciato il tasto play, però, tutti i piccoli particolari che il nostro cervello aveva registrato come lievemente errati, vanno al loro posto.
I Ravenscry, infatti, suonano e lo fanno sul serio. Una dopo l’altra le canzoni di questo “One Way Out” fluiscono dalle casse dello stereo dotate di una loro vita e personalità. Non sono solo delle basi melodiche, generalmente banali e orecchiabili, che fanno da sfondo alle prove dell’ugola d’oro dell’occasione. Sono brani che fondono al proprio interno influenze prog, rock, addirittura elettroniche e industrial, il tutto su una base inequivocabilmente gothic metal di alta qualità.
Con tali presupposti per la sezione strumentale, verrebbe, leggendo queste righe, il dubbio che la cantante sia, invero, il punto debole di tutto. Non è così. La voce di Giulia Stefani, infatti, si piazza perfettamente a proprio agio tra le particolari composizioni dei suoi compagni. A tratti più aggressiva e rockeggiante, altre al limite del lirico, la singer è sicuramente uno dei valori aggiunti di questa band.
Qui e là è possibile, tuttavia, percepire qualche rimando ad alcuni dei nomi più noti in ambito goth rock e melodic metal, come i concittadini Lacuna Coil o i Within Temptation. Sono solo brevi apparizioni, però, tra l’altro concentrate soprattutto nelle tracce riprese dal precedente EP (qui riproposte tutte e 5). I nuovi brani, invece, dimostrano di avere personalità da vendere e, soprattutto, le idee chiare su quale sia il livello qualitativo che i Ravenscry vogliono proporre ai propri ascoltatori.

Mai perdere la speranza. Potrebbe essere questa la frase migliore per illustrare questo “One Way Out” e, in generale, i Ravenscry. In un mercato sempre più popolato da gruppi clone affastellati gli uni sugli altri. In un panorama, quello del gothic, contagiato dall’infezione della convinzione che basti una bella voce (o una bella faccia e delle belle tette) per vendere, dimenticandosi della musica, i Ravenscry sembrano una rivelazione inaspettata. Pur senza inventare nulla, senza rivoluzionare i generi, propongono un disco che è di buona, buonissima musica, di qualità e personalità, cantato da una voce splendida. Sarebbe bello se tanti gruppi, anche tra quelli più famosi, prendessero esempio.

Tracklist:
01 Calliope
02 Elements Dance
03 Nobody
04 A Starless Night
05 Redemption I – Rainy
06 Redemption II – Reflection
07 Redemption III – Far Away
08 Embrace
09 Journey
10 Back to Hell
11 This Funny Dangerous Game
12 My Bitter Tale

Alex “Engash-Krul” Calvi

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68